“Il pentolone maleodorante di Borgo Berga”, avv. Buso: respinta richiesta di danni di Sviluppo Cotorossi, una sentenza storica per Vicenza

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Borgo Berga, il convegno sull'ecomostro di Vicenza
Borgo Berga, il convegno sull'ecomostro di Vicenza

Gentile direttore, Le invio uno scritto (che ho da poco pubblicato anche sul mio profilo Facebook) di commento alla recentissima sentenza del Tribunale di Vicenza relativa alla causa civile di diffamazione intentata da Sviluppo Cotorossi ad alcuni esponenti di associazioni ambientaliste vicentine che si erano battute contro l’attuale Borgo Berga. Le allego anche il testo di uno stralcio della sentenza, sia pure ancora non definitiva perchè impugnabile, sperando che possa contribuire alla sua divulgazione, poichè credo che dalla lettura diretta di alcuni passi possano trarsi importanti e concreti elementi di valutazione sullo stato di (cattiva) salute di alcune istituzioni pubbliche beriche e sui modi in cui è possibile esercitare la protesta civile.

Avv. Francesco Buso

Avv. Francesco Buso
Avv. Francesco Buso

Ecco lo stralcio della sentenza in prima istanza e di seguito l’intervento del legale che molto volentieri sottoponiamo ai  lettori di VicenzaPiù, da sempre vicina alle ragioni dei Comitati pro “vecchio” Borgo Berga e sempre per la libertà di critica ai poteri locali, stavolta, caso purtroppo, raro sancita anche dal tribunale di Vicenza nella persona del giudice dott.ssa Stefania Caparello.

Il direttore Giovanni Coviello

Il pentolone maleodorante di Borgo Berga: una sentenza storica per la società civile vicentina

“Il pentolone maleodorante di Borgo Berga rigurgita di omissioni, false informazioni, depistaggi e favoritismi, il che la dice lunga sullo stato di illegalità esistente nella nostra città” (Paolo Crestanello): è una delle dichiarazioni per le quali la società Sviluppo Cotorossi, appartenente al notissimo Gruppo Maltauro, si è sentita diffamata ed ha fatto causa per danni materiali e morali, pari a ben tre milioni di euro, ad alcuni cittadini, i quali, con le associazioni ambientaliste alle quali appartengono (Paolo Crestanello per il Comitato anti abusi edilizi, Giovanna Dalla Pozza per Italia Nostra, Adriano Battagin e Luigi Lazzaro per Legambiente), da anni stanno conducendo una battaglia civile per contestare la legalità, sotto il profilo dell’azione amministrativa e delle ripercussioni ambientali, della realizzazione del complesso immobiliare noto come “Borgo Berga”.
Si tratta di una mastodontico complesso immobiliare (non ancora del tutto completato) posto alla confluenza dei fiumi Retrone e Bacchiglione, alle pendici di Monte Berico ed in prossimità della famosa villa palladiana nota come “La Rotonda”.
Personalmente, mi sono occupato della questione patrocinando in giudizio Paolo Crestanello, esponente del Comitato antiabusi edilizi di Vicenza.
Con la sentenza del Tribunale di Vicenza n. 927 del 25/05/2020, giudice dott.ssa Stefania Caparello (provvisoriamente esecutiva ma ancora impugnabile, ndr), le cui motivazioni offro qui in allegato, la domanda della società costruttrice è stata rigettata, riconoscendo che le esternazioni critiche dei cittadini coinvolti (con i loro personali patrimoni) nella causa potevano ritenersi “continenti”, ovverosia giustificabili e proporzionate “anche all’esito del lungo iter giudiziario che si è sviluppato intorno alla vicenda in esame e tenuto conto degli interessi in questione”.
La sentenza precisa che questi interessi rappresentano punti di notevole impatto nella comunita’ di riferimento , riguardando, in particolare, “la gestione del territorio e delle risorse pubbliche nonché la legalità dell’azione amministrativa,” e che “non è chi non veda come le dichiarazioni rese, a vario titolo, dai convenuti siano ammantate da un penetrante interesse della notizia per la società”.
Una peculiarità di questa sentenza, che ritengo di assoluta importanza perché impone riflessioni che vanno oltre i casi personali in decisione, è che, nell’atto di motivare l’incolpevolezza degli autori delle dichiarazioni sgradite alla società costruttrice e pur concedendo, tutto sommato, una certa indulgenza (non condivisibile, ma questo è un aspetto secondario) verso la medesima, essa fa implicitamente risaltare le inquietanti responsabilità di quei soggetti istituzionali che non hanno vigilato sulla “opacità dell’operazione nel suo complesso soprattutto agli occhi della cittadinanza “.
E lo fa con un mezzo molto semplice ed efficace: riportando tra virgolette e ponendo a confronto tra loro le dichiarazioni pungenti, ma argomentate, dei privati cittadini e i concordanti – ripeto concordanti – rilievi tecnici della Polizia Giudiziaria e di altri soggetti istituzionali, che incredibilmente non hanno trovato orecchie disponibili, per così dire… ai piani alti.
La lettura diretta di queste fonti ufficiali, alla quale invito caldamente, ha infatti il pregio della chiarezza e della immediatezza.
Questa sentenza è uno dei pochi esempi istituzionali in cui si dà atto dello stato di opacità che affligge da tempo la politica amministrativa berica.
Mi permetto di concludere questo articolo, richiamando alcuni passi di uno di questi esempi
Dalle conclusioni della “Terza relazione del Difensore civico del Comune di Vicenza, avv. Francesco Buso, per l’attività svolta nel periodo 1 giugno 2001 – 31 maggio 2002”, pag. 157: “…esiste, insomma, un intreccio di situazioni, in cui i comportamenti dei protagonisti sembrano rispondere a logiche precise; ciò che al difensore civico compete osservare è, purtroppo, che, in un siffatto contesto, i comportamenti amministrativi, nella sostanza, non sono coerenti con il perseguimento dell’interesse pubblico. (…) si è verificata una scompaginazione del territorio con pregiudizio del pubblico interesse, dell’imparzialità dell’azione amministrativa, della legalità, quindi dell’eguaglianza dei cittadini, quindi della condizione di libertà loro dovuta.
Di tanto doverosamente questo difensore civico si fa carico di segnalare, sottolineando che tale stile di amministrazione favorisce l’affermarsi di un sistema sociale a basso contenuto di senso civico ed è destinato perciò, come suggeriscono gli studi di alcuni esperti di fama internazionale (cfr. Robert D. Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori ed.) a pregiudicare vieppù nel tempo il complessivo valore sociale ed economico dell’intera comunità”.

Avv. Francesco Buso