Opt nulla per i 121.000 soci di BPVi e Veneto Banca? In attesa di ristori ancora non fissati costretti a temere i risparmiatori gabbati…

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Cortese Direttore, ci scrive Luca Canale che si firma ex socio tradito BPVI, con riferimento alla nota di Franco Conte da voi pubblicata sono a chiedere (a Lei o, per vostro tramite all’avv. Conte) un chiarimento in merito alla frase seguente ivi contenuta: “Domanda 2. Ho aderito alla transazione OPT (Offerta Pubblica di Transazione) primavera 2017, sono fuori dal ristoro? Risposta: No! Quella transazione è nulla, ma in ogni caso la norma prevede il ristoro anche per chi avesse aderito alla proposta.” Cosa si intende per “transazione nulla”?

 


Che i soci che hanno aderito si vedranno chiedere indietro i soldi ricevuti?
E’ pur vero che l’OPT in questione è tecnicamente soggetta a revocatoria fallimentare, ma dalle vostre stesse pagine eminenti e competenti commentatori propendevano per escludere che fosse fattibile metterla in opera, sia per motivi di “opportunità” morale, sia per motivi di ordine organizzativo.
Richiedere indietro quei (pochi) soldi a decine di migliaia di persone comporterebbe infatti un lavoro ed una struttura tali che sono ben al di sopra sia delle due LCA che degli stessi tribunali che sarebbero eventualmente coinvolti nella successiva fase di decreti ingiuntivi e quant’altro in caso di mancata restituzione.
Questa frase ha creato allarme in diversi risparmiatori che avevano a suo tempo aderito all’offerta transattiva di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ma a quanto mi risulta né le due LCA (peraltro estremamente parche di dichiarazioni) né atti governativi (del corrente o del precedente esecutivo), parlamentari (idem come sopra) o giudiziari hanno ad oggi reso attuale questa possibilità.
La ringrazio se vorrà chiarire questo mio dubbio.

Luca Canale
ex socio tradito BPVI 

 

Girata la domanda a Conte abbiamo ricevuto questa risposta da cui eliminiamo alcuni passaggi un po’ nervosi: “Opt è nulla ma non si deve restituire nulla. Si trattiene a titolo di acconto. Non complichiamo la vita con tante ipotesi. Non ritengo possibile né probabile azioni revocatorie“.

Franco Conte 

La stringatezza della risposta di un uomo tipicamente loquace e i passaggi personali sono il segno in parte di un’umana stanchezza di chi da anni porta avanti tesi e battaglie per le vittime delle banche venete, ma dall’altra sono anche la dimostrazione palese della solitudine che avvolge e frena associazioni e risparmiatori.

Divisi tra mille posizioni e strategie, monta tra di loro la sensazione dell’esproprio dei propri diritti trasformati prima in speranze, poi in questue di acconti e spiccioli da parte di creditori, i soci risparmiatori, che si sentono ora trasformati in debitori di favori che il sistema, lo Stato in questo caso, si fa chiedere per sentirsi ringraziato come un creditore magnanimo.

E l’oblio per stanchezza è, forse l’obiettivo vero perseguito dai governanti di prima e di adesso perché i soldi dei fondi dormienti continuino ad essere contabilmente della comunità ma di fatto depositati nelle capienti e accoglienti casse delle banche e delle compagnie finanziarie.

Sono ben 1.574 milioni gli euro dei conti correnti dormienti e chissà quanti quelli di polizze e altri strumenti finanziari dormienti, che non si sa perché (frase fatta in un’Italia piena zeppa di leggi… che non si rispettano se a rispettarle devono essere i forti) non vengano né dichiarati né messi a disposizione annualmente del MEF in base alla legge 266 del 23 dicembre 2005, di fatto inapplicata per i grandi numeri dopo che i suoi decreti attuativi hanno richiesto più di tre anni anni di gestazione.

Intanto la più giovane legge 205 (27 dicembre 2017) per i risparmiatori vittime delle informazioni  ingannevoli delle banche si avvia già ad un anno di attesa per i suoi decreti attuativi.

Il governo del cambiamento vuole cambiarla, anche solo di numero e nome, per intestarsela e vuole dotarla da subito dei giusti fondi solo predisposti dall’impalcatura della legge precedente?

Bel, lo faccia ma subito e immediatamente la attui.

Oltre 200.000 soci di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, dopo che le loro azioni erano passate ufficialmente a 10 centesimi l’una, per giunta non incassabili, il 4 maggio 2016 e hanno partecipato al funerale delle banche in cui c’erano i loro risparmi il 26 giugno 2017…