Ilaria Gusella: soprano lirico, mamma di due bambine, moglie del sindaco Francesco Rucco ora studia anche “Conservazione dei beni culturali”

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La passione con radici sane e forti come motore della vita personale e collante di quella famigliare. È questo il segreto dell’equilibrio di casa Rucco e di Ilaria Gusella, 47 anni, soprano lirico diplomato al Conservatorio Pedrollo di Vicenza nel 2011. Moglie vicentina del primo cittadino di Vicenza, pugliese, e mamma di due bambine a settembre 2021 ha interrotto il suo precedente lavoro come bancaria e ha scelto di dedicarsi al canto e allo studio della “Conservazione dei beni culturali”, le sue passioni fin dall’infanzia.

Come ha vissuto la candidatura di suo marito a sindaco di Vicenza? Cosa è cambiato dopo la sua elezione?
Ilaria Gusella. «Sicuramente c’era un pizzico di preoccupazione legato al pensiero di conciliare famiglia, lavoro e passioni, ma il tutto si è risolto spontaneamente anche grazie alla mia scelta di dedicarmi unicamente alla musica (di seguito la sua video intervista col nostro direttore all’inizio della campagna elettorale, ndr). In ogni caso, ho appoggiato fin da subito la scelta di mio marito che era paragonabile a un contratto alla Fenice per me. Nella nostra famiglia, infatti, abbiamo sempre rispettato moltissimo le reciproche passioni, politica e canto, che sono diventate un lavoro per entrambi. Per quanto mi riguarda, attualmente sto insegnando a un coro di voci bianche che si chiama “Armonie Palladiane” in onore di Andrea Palladio. Si tratta di un coro costituito da una ventina di ragazzine che vanno dai 6 ai 14 anni. Ogni giorno penso che la serenità che regna in casa sia il presupposto per poter svolgere al meglio il nostro lavoro fuori casa».

La sua passione per la musica ha influito sulla spinta culturale di questa giunta?
Ilaria Gusella. «Faccio parte del Circuito degli operatori della cultura, di cui fanno parte colleghi del conservatorio e colleghi musicisti; amo il teatro, gli spettacoli di danza. Sono sempre stata una persona attiva nel mondo della cultura nella convinzione che la cultura alleggerisca l’animo dai pesi che ci soffocano ed elevi lo spirito. Da parte mia ci possono essere stati piccoli consigli, ma soprattutto conferme perché vedo che lavorano molto bene da soli. Da grande osservatrice quale sono, la cosa che ho maggiormente apprezzato è stata la spinta a lavorare insieme e a creare un senso di appartenenza a Vicenza. Quello di cui c’era più bisogno in campo culturale era proprio l’identità e quella stessa solidarietà viva dello sport vicentino. In città c’è un caleidoscopio di associazioni culturali e quindi spesso ci si ritrova in piccole nicchie a lavorare ognuno per sé. Il vanto di questo progetto, al di là del risultato finale, è stata la messa in pista di tantissimi operatori culturali che hanno avuto la possibilità di dire la loro. In ogni caso, credo che il grande miracolo sia già successo e consiste nella capacità di fare “insieme”, organizzarsi, distribuirsi i compiti. Le idee e la creatività sono venute a galla».

Come giudica il panorama musicale vicentino in termini di offerta? Quanto ha sofferto e soffre in questo periodo di restrizioni?
Ilaria Gusella. «Ritengo che Vicenza sia ricca di risorse conosciute sia a livello nazionale che internazionale ma che non sempre hanno la possibilità di esibirsi nei teatri cittadini, magari per impegni presi con i calendari di altre città che hanno una rassegna annuale. Sono però convinta che Vicenza sarebbe una “macchina” che può lavorare da sé. I musicisti sono tantissimi: abbiamo la OTO che è un’orchestra di cui possiamo andare ben orgogliosi e i nostri teatri sono ambiti anche da musicisti esteri. Penso che con il Covid sia nata la consapevolezza del ruolo del pubblico: come un’opera d’arte ha bisogno del visitatore per assolvere la sua funzione di esprimere un concetto, veicolare un significato, allo stesso modo il cantante o musicista ha bisogno del contatto con il pubblico e spero che anche le persone si siano rese conto del benessere psicologico che può creare un concerto. Mi auguro che si mantenga vivo il grande desiderio di ascoltare musica riscontrato anche nei concerti estivi vicentini e che questo desiderio sia stimolo per fare meglio la prossima stagione».

Con la cultura e la musica si mangia?
Ilaria Gusella. «È risaputo che non è facile vivere di cultura, ma, se ci si riesce, il valore aggiunto è lo stato di serenità di cui si può beneficiare. Io ho avuto il coraggio e l’audacia di lasciare un posto fisso per dedicarmi alla musica e non è stato un gesto di incoscienza perché subito dopo essermi licenziata mi è arrivata una proposta di un’attività culturale. Chiaramente una scelta di questo tipo comporta grandi sacrifici, soprattutto se bisogna far quadrare i conti a fine mese, però sono convinta che la creatività dell’uomo possa portare ad inventarsi anche modi nuovi di collaborare. Io, ad esempio, ho conosciuto meglio i miei colleghi e questo è stato uno stimolo per creare progetti per il futuro. Ci vuole pazienza, ma con fiducia le cose arrivano. Il tempo tolto alle esibizioni con grandi platee è tempo che si può dedicare allo studio. Bisogna sempre rialzarsi da ogni crisi e adattarsi e questo è nella natura stessa dell’uomo».

Come si immagina la Vicenza del futuro da moglie di Francesco Rucco, donna e mamma?
Ilaria Gusella. «Ordinata, pulita e multietnica. “Multietnica” perché sono sostenitrice dell’idea che ogni etnia abbia una propria cultura e la condivisione crea ricchezza. Spero anche che Vicenza mantenga e incrementi il suo verde nel rispetto dell’ambiente come suggerito nel nuovo comma dell’articolo 9 della Costituzione. Da mamma sogno un polo universitario più ampio in termini di offerte formative che possa trovare spazi adeguati nei numerosi palazzi storici che sono ancora da restaurare. Il mio sogno sarebbe vederli rimessi in sicurezza e dedicati a cenacoli di studenti o sedi universitarie. Per il resto, Vicenza a mio vedere è una città a misura d’uomo, un piccolo scrigno in cui si può trovare risposta a qualunque esigenza perché si possono fare passeggiate tra le architetture, ascoltare concerti, vedere mostre… non manca nulla! Io credo che siamo molto meno provincialI di quanto ci consideriamo e sono una sostenitrice accanita sia della valorizzazione dei beni culturali, che della valorizzazione delle persone. Infine, se parliamo di Provincia, ha dato una risposta dialettica molto entusiastica a questa candidatura di Vicenza capitale della cultura 2024 nella consapevolezza che la ricchezza del tessuto imprenditoriale vada di pari passo con la ricchezza del territorio che pullula di loca amena, di luoghi piacevoli da vedere e vivere. Si tratta di una provincia molto dinamica».

Un suo personale sogno nel cassetto per la città?
Ilaria Gusella. «La vittoria del titolo “Capitale italiana della cultura 2024” per le conseguenze che può portare in quanto può essere motivo di soddisfazione per moltissimi ambiti e segnare un cambio di paradigma».