Iran: storia di una civiltà

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Iran. Conoscere per riconquistare. Il mondo assiste con orrore alla repressione e alle violenze contro il popolo iraniano.

Non lo specchio, ma il tradimento di una cultura millenaria.

L’Iran, nei tempi culla della Cultura del mondo, ha una storia antichissima.
I primi reperti archeologici persiani, ritrovati principalmente nei siti di Kashafrud e Ganj Par, risalgono al Paleolitico medio, approssimativamente a 100.000 anni fa. La Civiltà cresce anche nell’area sud-occidentale del Paese, parte integrante della c.d. Mezzaluna Fertile, luogo di fioritura delle prime grandi culture dell’umanità. Proprio in questa zona, sorsero i più antichi villaggi e Ciro il Grande e Dario sono nomi di grandi sovrani che hanno lasciato un solco nel tempo; sotto il loro comando l’Impero persiano fu in grado di governare e amministrare buona parte del mondo allora conosciuto, estendendosi su tre continenti: Europa, Asia, ed Africa.

Facendo un salto nel tempo, dopo la seconda guerra mondiale, il nuovo, giovane, Scià Mohammad Reza Pahlavi assunse un ruolo marginale lasciando al governo una notevole libertà d’azione, con vere elezioni democratiche. Ma, tra il 1947 e il 1951, le cose iniziarono a cambiare, e, nel 1951, il primo ministro Mohammad Mossaddeq ricevette dal Parlamento l’autorizzazione a nazionalizzare l’industria petrolifera di proprietà britannica (Crisi di Abadan).
Poco dopo, il 19 agosto 1953, il generale dell’esercito in pensione Fazlollah Zahedi si rese artefice di un colpo di stato, con l’appoggio degli Stati Uniti e dei britannici, e il primo ministro Mossaddeq venne arrestato e processato per tradimento. L’autocrazia dello scià, forte del supporto americano, resse fino alla rivoluzione islamica del 1979.
In quegli anni la modernizzazione e la crescita economica procedettero a un ritmo impressionante, alimentate dalle vaste riserve di petrolio, ma le riforme non migliorarono le condizioni economiche della popolazione, e le politiche filo-occidentali e liberali alienarono sia alcuni gruppi religiosi sia i politici islamici. Tanto che, ai primi di giugno 1963, presero avvio delle proteste di massa in sostegno del Ruhollah Khomeini, finché, tra il 1978 e il 1979, in Iran divampò la nota rivoluzione islamica. All’esito, il Paese si trasformò da monarchia assoluta in Repubblica islamica sotto la guida dell’ayatollah Ruhollah Khomeini, uno dei leader della rivoluzione.
L’ideologia del governo rivoluzionario era populista, nazionalista e sciita islamica e la sua costituzione si basava sul concetto di velayat-e faqih, l’idea avanzata da Khomeini che i musulmani richiedano tutela, sotto forma di regola o controllo da parte del leader o dei giuristi islamici.

Tra il 1982 ed il 1983 si assistette al consolidamento del potere e il nuovo regime iraniano iniziò nell’opera di soppressione di proteste e opposizioni; vennero redatte, da un Consiglio dei Guardiani della Costituzione, le linee guida per definire gli ambiti sulla legislazione e le elezioni.
Nel 1989 a Khomeini successe l’allora presidente Ali Khamenei, il cui regime promosse con successo il controllo delle nascite, il taglio delle spese militari, e la normalizzazione delle relazioni con i Paesi vicini, come l’Arabia Saudita, e nel 1997 Rafsanjani passò il testimone di Presidente al riformista Mohammad Khatami la cui presidenza fu segnata da tensioni tra il governo riformista e un clero sempre più conservatore.
Nel giugno 2013, Hassan Rouhani vinse le elezioni presidenziali e, nella conferenza stampa del giorno successivo alle elezioni, il nuovo Presidente ribadì la promessa di ripristinare i rapporti con il resto del mondo, ma la presidenza USA segnò, a partire dal 2017, una inversione di rotta in politica estera mostrando un atteggiamento opposto alle aperture avute dalla precedente nei confronti dell’Iran esprimendo la volontà di mantenere le sanzioni ed attraverso una serie di dichiarazioni non concilianti.

L’inizio del declino è fatto recente.
Nel settembre 2022 Mahsa Amini, conosciuta anche come Zina o Jîna Emînî venne arrestata a Tehran dalla polizia religiosa a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo, morì in circostanze sospette il 16 settembre, dopo tre giorni di coma. La ragazza presentava ferite riconducibili a un pestaggio e questa circostanza, nonostante le dichiarazioni della polizia affermassero che era deceduta a seguito di un infarto, ha scatenato violente proteste.
Seguirono altre esecuzioni.

Il resto è storia tristemente nota.
Una storia che va invertita.
Oggi, con il contributo di tutti.

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Fonte: Storia di una Civiltà

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