Iva detraibile su insoluto probabile per Ctp Vicenza ma “la soluzione” è normativa per Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi Vicenza

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Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi Vicenza e vice presidente nazionale di Confimi Industria
Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi Vicenza e vice presidente nazionale di Confimi Industria

Sulla notizia pubblicata ieri sotto il titolo “Recupero dell’Iva, CTP di Vicenza: basta la crisi del cliente fallito o in concordato“, abbiamo chiesto un parere a Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi Vicenza oltre che vice presidente nazionale di Confimi Industria visto che il 7 maggio avevano riferito delle pressioni dell’associazione datoriale delle piccole e medie imprese per risolvere questo pesante problema nell’articolo “Iva di fallimenti non chiusi da oltre dieci anni: la UE bacchetta l’Italia ma lo Stato non la restituisce ai fornitori. Lo denuncia Apindustria“.

«Bene il riconoscimento da parte della CTP di Vicenza (sentenza 145/2/19) ma il rischio è che la vittoria in primo grado si scontri con epiloghi opposti nei gradi successivi. La soluzione va risolta una volta per tutte a livello normativo» sostiene, quindi, Flavio Lorenzin.

Il Presidente di Apindustria Confimi Vicenza e Vicepresidente di Confimi Industria con delega su fisco e semplificazioni precisa, infatti, le sue persistenti preoccupazioni «giacché l’impostazione rigida della norma italiana non è in assoluto contrasto con l’articolo 90 della direttiva Iva. La Corte di Giustizia UE ha precisato in più occasioni (oltre al caso Di Maura del novembre 2017 lo scorso 9 maggio c’è stata anche la sentenza A-Pack ) che, a corollario del principio di neutralità, la base imponibile dell’Iva è costituita dal corrispettivo realmente ricevuto ma che gli stati possono derogare a tale principio (“limitare” il diritto di recupero dell’Iva sugli insoluti) nel caso di incertezza (ecco perché la norma italiana riconosce il recupero solo in presenza di situazioni patologiche quali, ad esempio, la chiusura del fallimento o della procedura esecutiva); incertezza che però non può protrarsi all’infinito spiega la Corte di Giustizia (causa Di Maura, cit)».

«Apindustria Confimi – conclude quindi Flavio Lorenzin – da tempo propone una soluzione – in linea con le facoltà concesse dalla direttiva – in grado di rovesciare i paradigmi di una norma che attualmente agevola i cattivi pagatori (consentendo di detrarre un’Iva non pagata) a danno del creditore (che pur non avendola incassata la deve versare all’Erario); grazie alla fatturazione elettronica attraverso il meccanismo delle note di variazione (e il monitoraggio dell’Agenzia delle Entrate) sarebbe infatti possibile riportare equilibrio ad una situazione iniqua consentendo al fornitore il pronto recupero dell’Iva sull’insoluto a discapito del cliente insolvente che dovrebbe riversarla all’Erario. Serve però una modifica normativa che Confimi chiede da tempo e che il legislatore non può continuare ad ignorare».