La pace nello statuto del Comune di Vicenza è “un diritto fondamentale della persona e dei popoli”

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La pace nello statuto comunale. Giacomo Possamai con i suoi 5 fratelli
La pace nello statuto comunale. Giacomo Possamai con i suoi 5 fratelli

(Articolo di Giacomo Possamai, Sindaco di Vicenza sulla pace nello statuto del Comune da VicenzaPiù Viva n. 10sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Nella città con due basi Usa e col 15% di residenti di diverse etnie si costruisce a partire dalla famiglia e da ogni tetto: a macchia d’olio.

Lo statuto del Comune di Vicenza, la carta in cui è stabilito il nostro ordinamento generale, all’art. 2 (Pace e cooperazione) comma 1 sancisce: «Il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e promuove la cooperazione fra i popoli, riconoscendo nella pace un diritto fondamentale della persona e dei popoli». A questo articolo del nostro Statuto ho sempre guardato con grande attenzione e desidero condividere con voi alcune riflessioni sul tema della pace, un valore fondamentale che ci unisce tutti e che dobbiamo promuovere con un impegno costante.
La nostra amata città, con le sue due basi americane, si trova in una situazione evidentemente peculiare. Questa presenza militare ci impone di riflettere sulla pace non come concetto astratto, ma come condizione che va costruita e mantenuta con sforzi concreti e quotidiani.
Per calare questo concetto così universale nella nostra realtà cittadina, mi sovvengono le parole di don Tonino Bello: «La pace comincia dalla famiglia. Senza questa scintilla, il mantice dei grandi principi, e perfino delle più profonde ispirazioni religiose, sfiaterà solo sterili lamenti.
La famiglia deve divenire il luogo dove si sperimentano le relazioni. Deve riscoprirsi come palestra per la pratica della nonviolenza attiva. È chiaro che le partite si giocano prima in casa e poi in trasferta. Anzi, è difficile vincerle in trasferta se prima non si riesce a vincerle in casa».
Ed è proprio sulle famiglie, di qualsiasi genere esse siano, che gran parte dei nostri sforzi amministrativi sono mirati. Perché se famiglie che abitano sotto uno stesso tetto vivono nella pace, può vivere nella pace un condominio. E se più condomini hanno famiglie dove regna l’armonia può funzionare una strada. E allargando il ragionamento dalle strade possiamo passare ai quartieri e dai quartieri alla città. La pace è un concetto, quindi, universale, ma che per trovare compimento ha necessità di essere vissuto a partire singolo individuo.
Provengo da una famiglia assai numerosa avendo cinque fratelli e quindi ho ben presente quanto sia importante, fin da subito, creare delle condizioni familiari per cui si riducano al minimo le conflittualità, lasciando spazio a dinamiche fondamentali per una civile convivenza: il rispetto, la tolleranza, l’altruismo.
Viviamo in una città in cui oltre il 15% di residenti è di varie etnie. Questo ci deve quotidianamente far interrogare su quali opportunità possiamo costruire per essere una comunità inclusiva, aperta e rispettosa delle differenze. Le diverse etnie e culture che convivono nella nostra città non rappresentano solo una ricchezza in termini di diversità culturale, ma anche un’opportunità per imparare gli uni dagli altri, per crescere e per innovare.
E da sindaco giovane, proprio ai giovani voglio rivolgermi, invitandoli ad essere curiosi e aperti verso le culture diverse dalla vostra, partecipando agli eventi interculturali, conoscendo persone di background diversi, imparando nuove lingue e conoscendo nuove tradizioni. Queste esperienze li aiuteranno a sviluppare una visione più ampia del mondo e a diventare cittadini più consapevoli e responsabili.
Come amministrazione, il nostro impegno concreto verso questi temi si sta realizzando grazie ad alcune scelte ben precise: abbiamo riaffidato ad un assessore le deleghe alle politiche giovanili proprio per rinforzare il nostro impegno amministrativo verso le future generazioni, la cui voce ci arriva anche da un consigliere delegato, una giovane di 19 anni.
Stiamo lavorando per creare spazi in cui i giovani possano esprimersi e partecipare attivamente alla vita della comunità. La partecipazione civica non è solo un diritto, ma anche un modo per coltivare un senso di responsabilità e di appartenenza.
Le loro voci devono essere ascoltate nei processi decisionali che li riguardano, poiché le loro idee e le loro prospettive possono offrire soluzioni innovative ai problemi sociali.
E sicuramente in tale direzione andrà anche l’operato dei Consigli di quartiere.
Contestualmente abbiamo voluto affidare all’assessore all’istruzione anche le deleghe alla pace e alla cooperazione internazionale. Questo per promuovere una cultura della pace attraverso eventi, iniziative e campagne di sensibilizzazione, a partire proprio dalle scuole.
Abbiamo, infine, assegnato ad un consigliere comunale una delega alle relazioni con le comunità straniere di Vicenza, a un altro quella a curare i rapporti con le città gemellate e a un esterno al Consiglio comunale la delega specifica di collaborare all’analisi e allo studio di
iniziative finalizzate a favorire relazioni positive e costruttive con le comunità religiose presenti a Vicenza.
La pace e l’inclusione sociale, come dicevo prima, si costruiscono infatti giorno per giorno, con piccoli gesti e grandi azioni. Dobbiamo lavorare insieme per combattere ogni forma di discriminazione e di odio, e per promuovere il rispetto reciproco e la solidarietà. Incoraggio tutti i giovani a essere curiosi, a informarsi, a dialogare e a confrontarsi con l’Amministrazione, impegnandosi nel volontariato, negli scambi culturali e nelle iniziative di pace.
In conclusione, invito tutti a riflettere su come possiamo, a livello individuale e collettivo, contribuire alla costruzione della pace. Ogni piccolo gesto di cortesia, ogni parola di comprensione e ogni atto di solidarietà ci avvicina a un mondo migliore.
La pace è un cammino che dobbiamo percorrere insieme, con determinazione e speranza.