L’ideologia pentastellata. Grillini o dorotei?

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C’è un leggero sospetto che siano stati presi in giro. Dopo quasi due mesi di inutili annunci della stampa e svariate dichiarazioni dei portavoce a 5 Stelle, il nulla di fatto di Luigi Di Maio & Co. assomiglia tanto ad uno scherzo fatto ad ingenui ragazzini che credevano di giocare il gioco degli adulti. E’ vero, tutti gli sforzi del Movimento 5 Stelle e della delegazione pentastellata sono stati impegnati a costruire una maggioranza che sostenesse alcuni temi del programma, e invece sono stati intenzionalmente interpretati come bramosia di potere a tutti i costi e ambizione di un capo.
Però, io stesso avevo pensato, e forse sperato, che avesse avuto un seguito la squadra di governo già preparata, e si fosse proceduto allo stesso modo in cui Pierluigi Bersani 5 anni fa cercò una maggioranza al suo governo. Un procedimento chiaro che avesse indicato obiettivi chiari, già premiati dall’elettorato, e che avesse cercato in parlamento di volta in volta e con voto palese una maggioranza, che fosse stato un procedimento in grado di consentire il giudizio degli italiani, e che marcasse e denunciasse le reali differenze tra le parti. Invece il metodo scelto è stato quello del contratto, che nelle fasi preliminari è assomigliato troppo ad una alleanza. Ed è qui che la stampa di regime è stata pronta a tacciare i 5 Stelle di doroteismo, di politica andreottiana o del peggiore Craxi. E’ qui che lo sforzo di cercare le convergenze, non le differenze con le altre forze politiche, ha scolorito la missione pentastellata. Un approdo che il nuovo corso impresso da Di Maio & Co. preparava da tempo, da quando il nuovo statuto del Movimento non è stato preparato dalla comunità dei 5 stelle, da quando non è stato votato da nessuno, imposto ai grillini dalla sera alla mattina, costringendoli ad accettare la nuova piattaforma Rousseau con un semplice segno di spunta su una casella. La voragine che si è aperta da allora tra l’assemblearismo dei Meetup e i vertici di capi e garanti senza la mediazione della democrazia on line, è stata immensa. Un superamento del popolo consapevole a 5 Stelle, quasi un disprezzo, una contraddizione nell’enfatica centralità della gente padrona della democrazia. Gridare adesso al tradimento e aver sperato che si potesse arrivare ad un compromesso con una classe politica alternativa e nemica, significa aver perso di vista la reale missione del Movimento, oppure aver sperato che la rivoluzione fosse un pranzo di gala, un effetto generico della vita istituzionale. In questo passaggio della vita politica italiana, oltre a essere chiaro quanto ogni aspetto delle istituzioni sia concepito al servizio degli interessi di parte, è venuto a galla il debole impianto ideologico pentastellato, che al di là delle meravigliose e condivisibili proposte politiche e amministrative, compromette la vita del Movimento e intacca il consenso degli italiani a due passi dalla vittoria.