Plastica, rappresentanti azienda fallita impediscono con la violenza di vendere i beni: sequestro da 1,5 milioni

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plastica azienda beni da vendere sequestrati
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I finanzieri del Comando Provinciale di Vicenza hanno eseguito un provvedimento d’urgenza emesso dalla locale Procura della Repubblica, sottoponendo a sequestro beni strumentali per un valore complessivo stimato in oltre 1,5 milioni di euro nei confronti di una società vicentina operante nel settore dell’acquisto, lavorazione e vendita di materie plastiche, sottoposta a procedura fallimentare e già oggetto di pregresse indagini in materia di reati fallimentari.

In particolare, è stato rilevato che i beni strumentali dell’azienda in fallimento (costituiti da automezzi, macchine, attrezzature, impianti, sistemi di sollevamento, carrelli elevatori, arredi d’ufficio, elettronica d’ufficio, stampi per manufatti in plastica, altri beni in leasing e rimanenze di magazzino), entrati nella disponibilità del Curatore fallimentare dopo che il Giudice delegato presso il Tribunale di Vicenza ne aveva autorizzato la procedura liquidatoria e, quindi, posti in vendita, rischiavano di essere distratti ovvero occultati per effetto della condotta del responsabile amministrativo (G.T., di anni 54) della fallita, dell’Amministratore unico e socio unico pro-tempore (D.M., di anni 59) della stessa e del legale rappresentante (L.C., di anni 82) di una seconda impresa berica proprietaria dell’immobile ove i menzionati beni erano stoccati, i quali avevano impedito l’accesso a quest’ultimo immobile al Curatore fallimentare e ai potenziali acquirenti.

I tre soggetti sopra indicati, autori dell’illecita condotta ostruttiva, sono stati, perciò, indagati per i reati di turbativa d’asta e bancarotta fraudolenta patrimoniale e la locale Procura della Repubblica ha disposto il sequestro preventivo d’urgenza dei beni in questione, che è stato tempestivamente eseguito dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Vicenza e, in seguito, convalidato dal G.I.P. presso il Tribunale. Infatti, l’Autorità giudicante ha ritenuto sussistente il fumus di illiceità del comportamento degli indagati che si sono opposti all’esecuzione della vendita ed che hanno posto in essere una condotta violenta, impedendo al curatore, già entrato nella disponibilità dei beni, di porre in essere le operazioni necessarie alla vendita dei beni; nemmeno gli offerenti, che accompagnavano il curatore, hanno potuto visionare i beni.

L’attività di polizia economico-finanziaria svolta dalle Fiamme Gialle ha scongiurato, quindi, che la massa dei beni aziendali potesse essere fraudolentemente sottratta alla procedura fallimentare, così cagionando un rilevante danno per gli imprenditori risultanti creditori della fallita.

L’operazione in questione si inquadra nella costante azione di contrasto alle diverse forme di criminalità economica ed è stata sviluppata trasversalmente, facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria del Corpo, nella prospettiva di assicurare all’Erario ed ai creditori, attraverso il sequestro preventivo eseguito, il soddisfacimento delle legittime pretese creditorie.