Popolari venete e Veneto Banca, magistrato Schiavon in Commissione Banche: “C’è stato accordo tra procure su imputato unico Consoli”. Spunta anche il «presidente Coviello»

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Giovanni Schiavon audito dalla Commissione parlamentare di indagine sul sistema bancario e finanziario
Giovanni Schiavon audito dalla Commissione parlamentare di indagine sul sistema bancario e finanziario

Sono molte le cose che non quadrano sulla vicenda di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza, dalla vigilanza di Bankitalia alla crisi innescata dalla riforma delle Popolari. A dire la sua, oggi, in Commissione di inchiesta sul sistema Bancario. Finanziario (vulgariter Commissione banche) è stato Giovanni Schiavon, magistrato, ex presidente del Tribunale di Treviso ed ex vice presidente per alcuni mesi di Veneto Banca, che con le sue rubriche e le sue riflessioni, poi, tiene acceso il dibattito sulla giustizia e sull’andamento dei processi alle Popolari Venete anche su VicenzaPiù. Tra gli interventi, c’è stato quello dell’on. Pierantonio Zanettin (FI), l’unico membro vicentino della commissione. Qui di seguito proponiamo il video completo dell’audizione mentre appena possibile pubblicheremo il testo della memoria scritta presentata dal magistrato alla Commissione ai cui atti rimarrà così come l’intera e, spesso, m esplosiva audizione.

Veneto Banca, come tutte le popolari del territorio, era nata per aiutare «piccole, medie, micro imprese, tendenzialmente sottocapitalizzate, con continua necessità di credito», ripercorre la storia Schiavon. Il sistema del voto capitario, poi, limitava eventuali speculazioni e la banca era vista come un «salvadanaio per le famiglie», dove mettere i risparmi al sicuro. La riforma delle Popolari del 2015, a firma dell’allora premier Matteo Renzi e benedetta dal tuttora governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, però, ha cambiato tutto. «Hanno scambiato i risparmiatori per speculatori, investitori» ha sostenuto Schiavon.

Le popolari sono state obbligate, con delle “strane” eccezioni ancora presenti, a diventare delle società per azioni per essere anche quotate in borsa con una «tempistica applicativa scellerata», vista la situazione critica che il sistema bancario stava passando nel pieno della crisi finanziaria di quegli anni. La strada indicata dal sistema è stata quindi quella di fondere la Popolare di Vicenza con Veneto Banca. Ma Schiavon dice di più: questa era una manovra «per far sì che Veneto Banca risanasse la Popolare di Vicenza». Per non “destare sospetti”, poi, due ispezioni di fatto consecutive di Banca d’Italia a Veneto Banca dall’esito uno opposto all’altro, spiega l’ex amministratore della Popolare di Montebelluna, hanno imposto il totale cambiamento del board amministrativo nella primavera del 2014. «Questo ha significato creare un danno reputazionale irrecuperabile».

Anche il processo, con i suoi conflitti di competenza e le «vacanze romane delle carte», ha destato qualche sospetto a Schiavon. La Procura di Roma ha infatti, in un primo momento, voluto per sé la competenza del crac di Veneto Banca. «Ha impostato i capi di imputazione», spiega l’ex magistrato Schiavon. Solo dopo tre anni, per intervento del gup Ferri che ha riconosciuto l’inesistenza della competenza di Roma le carte sono tornate a Treviso. «Non ci si può, quindi, lamentare se i reati andranno in prescrizione».

Inoltre, l’unico imputato per tutte le accuse risulta essere l’ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli. Una ricostruzione che non convince Schiavon, che parla ironicamente di «SuperConsoli», come ha scritto in un articolo pubblicato su VicenzaPiù. «C’è stato un accordo tra la procura di Roma e quella di Treviso», forse per caricare tutto su un capro espiatorio e allontanare le indagini da chi gli stava intorno. Le responsabilità, denuncia Schiavon, non sono dei singoli imputati, ma del sistema, «che si è trovato nella necessità di usare una crisi incalzante, manovre non lucide, per fare delle vere e proprie prove di bail-in». Se la commissione riuscirà a far luce su queste vicende intricate, assicura il deputato vicentino Pierantonio Zanettin, «si potrà ripristinare almeno la verità storica».

Ma se Schiavon non ha nominato esplicitamente VicenzaPiù – su cui ha scritto parecchio delle vicende giudiziarie delle Popolari venete e promosso dibattiti sulla giustizia civile -, ci ha pensato il senatore Andrea De Bertoldi (FdI). Nel ringraziare il magistrato per la sua audizione, il senatore trentino si è rivolto infatti all’audito come «presidente Coviello», salvo poi correggersi subito: «Presidente Schiavon, mi scusi!»…