Prescrizione, Pierantonio Zanettin: grazie al M5S Berlusconi alleato con Magistratura Democratica!

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Intervista de Il dubbio a Pierantonio Zanettin di Forza Italia che spiega perché, sulla prescrizione, il suo partito è d’accordo con la posizione di Magistratura democratica. 

«Questa identità di vedute con Forza Italia può anche apparire sorprendente, ma a mio giudizio è il sintomo dell’estrema gravità di quanto sta accadendo in queste settimane nel pianeta giustizia», dichiara l’onorevole azzurro Pierantonio Zanettin, ex membro del Csm e attuale componente della Commissione Giustizia della Camera, commentando le riflessioni di Maria Rosaria Guglielmi e Riccardo De Vito, rispettivamente segretaria generale e presidente di Magistratura democratica, in tema di processo penale e prescrizione pubblicate ieri su Il Dubbio.


Onorevole, Magistratura democratica e Forza Italia, dopo venticinque anni di battaglie, sono ora dallo stesso lato della barricata contro la riforma della giustizia voluta dai grillini. Come si sente?

Io e tutti i parlamentari di Forza Italia non abbiamo alcun problema nel condividere le battaglie per lo Stato di diritto con chi ha idee diverse dalle nostre. Spero sia un sentimento reciproco.

Il fronte contro il ddl Bonafede è quanto mai variegato. Si parte da Niccolò Ghedini e si arriva alle ? toghe rosse”. In mezzo tutto il mondo dell’accademia e dell’avvocatura. Un “successo” del Governo del cambiamento, come ha dichiarato l’onorevole forzista Maria Stella Gelmini?

Guardi, siamo in una condizione di forte emergenza, viviamo ormai in un clima di conflitto ed odio permanente alimentato dai social network. La svolta autoritaria in corso nel Paese è evidente. Chiunque abbia a cuore il futuro democratico dell’Italia fa bene ad essere preoccupato. A prescindere dalle posizioni politiche di partenza.

Cosa teme di più?

Sono in discussione i valori profondi su cui si è basata la convivenza civile in Italia dal dopoguerra ad oggi.

Facciamo degli esempi.

La riforma della giustizia voluta da Bonafede è il migliore esempio di questo arretramento culturale. Penso al principio costituzionale del favore rei, alla finalità rieducativa della pena, alla ragionevole durata del processo, ai benefici della legge Gozzini. Tutto spazzato via. Ma potrei continuare a lungo.

Una mutazione genetica del diritto penale?

Esatto, come acutamente osservato da alcuni studiosi che abbiamo audito in Commissione Giustizia, con le modifiche in discussione, il diritto penale non si orienterà più, secondo le intenzioni dei costituenti, alla misericordia e alla rieducazione, ma alla vendetta dello Stato e delle parti offese nei confronti del reo.

Come mai l’alleato di governo, la Lega, non si oppone a chi vuole, nel Paese che ha dato i natali a Cesare Beccaria, il ritorno del codice di Hammurabi?

Il motivo è semplice. Non esiste alcuna dialettica all’interno della maggioranza. In passato il presidente del Consiglio, anche se godeva di solidissima maggioranza, penso a Silvio Berlusconi, per non parlare di Romano Prodi, doveva trovare una mediazione con le altre forze della coalizione. Ora è diverso.

E’ il frutto del “contratto di governo”?

Certo. La Lega ha “appaltato” l’intero settore della giustizia ai 5stelle, ottenendo in cambio campo libero relativamente ai temi della sicurezza e della immigrazione.

Un governo basato sul ricatto reciproco?

Guardi, non ricordo che sia mai accaduto come giovedì scorso con una componente della maggioranza che applaudiva entusiasta l’approvazione della legge, lo “spazzacorrotti”, mentre l’altra rimaneva inerte con gli occhi abbassati ed i musi lunghi. Credo sia comprensibile. La Lega ha molti amministratori locali. Questa legge apre le porte del carcere duro e senza sconti per il sindaco o l’assessore che commette un abuso d’ufficio, uno dei reati in cui è più facile incorrere tenuto conto delle complicanze e delle pastoie della burocrazia italiana. Senza contare poi il “processo eterno”, con lo stop della prescrizione dopo la sentenza di promo grado. Una violazione evidente del principio costituzionale della ragionevole durata del processo. Se la riforma Bonafede passerà senza modifiche al Senato, sarà un bel grattacapo per il capo dello Stato in sede di promulgazione.