Processo Bpvi, Barbagallo: “le baciate emersero la prima volta da ispezione 2013 a… Veneto Banca”. Riecco la madre delle perplessità su Bankitalia

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Barbagallo in tribunale al processo BPVi
Barbagallo in tribunale al processo BPVi

È stata apparentemente almeno un “fuoco di paglia” la tanto attesa deposizione al processo Banca Popolare di Vicenza di Carmelo Barbagallo, ex funzionario generale per sette anni a capo del Dipartimento Vigilanza della Banca d’Italia. Barbagallo, le cui parole poi soppeseremmo in relazione al quadro generale anche pubblicando il video integrale della sua deposizione, ha parlato ai giudici per circa tre ore nella mattinata di martedì 7 luglio.

Alla fine l’attuale responsabile dell’AIS (Autorità di informazione finanziaria vaticana) non ha voluto rilasciare dichiarazioni alla stampa fuori dall’aula di Borgo Berga così come mai aveva voluto rispondere alle domande del nostro direttore sull’audio dell’incontro in via Nazionale a Roma in cui dava indicazioni sulla possibile fusione tra le due ex Popolari venete all’allora presidente della BPVi, Gianni Zonin, e al suo omologo in Veneto Banca Flavio Trinca (vedi “Processo BPVi, Barbagallo testimone: anche su fusione BPVi – Veneto Banca mai ‘spinta’ da Bankitalia? Trinca: c’è audio, ‘è un disonesto’“).

“Le Popolari – ha esordito rispondendo alle domande dell’ avvocato Ceci di Bankitalia – si trovavano in situazione di maggiore debolezza, erano banche del territorio col problema di aver erogato più credito rispetto ad altre banche, problema accentuato dal 2013-2014 in poi con il crollo dell’economia reale”.

“La supervisione della vigilanza sulla Bpvi – entra poi nello specifico Barbagallo – ha avuto difficoltà in quanto dalla concessione del credito alle difficoltà finanziarie possono trascorrere anche molti anni. Da gennaio 2014 sono arrivate le prime indicazioni Bce sul credito deteriorato che doveva essere coperto totalmente, accantonando il 100%. Ma per la Bpvi già nel 2010 i crediti deteriorati erano superiori alla media del sistema italiano”.

“Successivamente è cambiata la tipologia delle ispezioni – aggiunge – prima erano generali o mirate ad aspetti particolari come il credito: l’ispezione a Vicenza del 2012 si è conclusa con 4 punti su 6 di giudizio, voto ricorrente per moltissime banche, era nella media”.

Gli avvocati degli imputati e delle parti civili presenti hanno cercato quindi di fare emergere altre questioni, a partire dalla tentata fusione dell’istituto di credito guidato da Zonin con Banca Etruria: “era una fase preliminare, i vertici di Etruria avevano delle perplessità e alla fine non si sono messi d’accordo“.

E soprattutto sul capitolo del valore delle azioni: “all’interno della Vigilanza opera un servizio regolamentazione, con le nuove norme il rapporto di acquisto di azioni autorizzate diventava molto più importante sulla base del capitale sociale, non del patrimonio netto. Dovevamo valutare quantità, tempi e modalità delle baciate, la correlazione che ci deve essere con una percentuale di probabilità che varia a seconda del tempo che intercorre tra finanziamento e acquisto. Il punto cruciale è dimostrare la provvista della banca: è o no dedotta dal patrimonio? Era già prevista nel 2014 la norma da Bankitalia, per contrastare gli aumenti di capitale fittizi”.

Azioni baciate che Barbagallo definisce “operazioni gravissime che si tende a coprire, in casi come questi la ricerca e ricostruzione è difficile per gli ispettori, anche con l’elenco dei maggiori clienti finanziati e azionisti. L’ispezione serve per capire non se erano correlate, ma se dedotte dal patrimonio. Ci sono tante tipologie di baciate“.

Le prime avvisaglie di preoccupazione sulla Popolare di Vicenza vengono riscontrate a partire dal 2007-2008, poi la situazione peggiora nel 2011: “il tema liquidità è diventato drammatico, collegato anche con il valore dello spread“. Ma le prime baciate furono rilevate solo nel 2013 in Veneto Banca: “mi sorprese quell’ispezione – conclude Barbagallo -. Fu il primo momento in cui emerse il fenomeno di operazioni irregolari”.

Su questa dichiarazione sul “primato” di Veneto Banca per il fenomeno delle baciate molti documenti e molti testi ascoltati nelle deposizioni che da un anno si susseguono nel processo BPVi sono nettamente discordi col “verbo” di Barbagallo…

Subito dopo l’ex direttore Vigilanza Bankitalia è stato il turno di Alfonso Santilli, ex direttore estero Bpvi sotto la divisione mercati, chiamato a deporre da tutte le difese degli imputati: “l’uscita dalla banca di Giustini è stata traumatica – ha ricordato -. Voleva tenerci fuori da possibili responsabilità, ma avevo un buon rapporto anche col presidente Zonin e mi riferivo costantemente con lui, voleva essere aggiornato sull’internazionalizzazione delle imprese, ma non c’è mai stata pressione nei miei confronti”.

Santilli ha ammesso di aver sentito parlare delle lettere d’impegno nelle riunioni di divisione mercati: “servivano per rassicurare al cliente che la banca era forte, erano firmate anche da alcuni capi area. Ma Giustini ci disse che qualcosa non andava sugli storni che erano stati ‘sbianchettati’. Dal 2014 l’input è stato di collocare le azioni in qualsiasi modo, un tema quello dell’acquisto di azioni correlate che però non ci è mai stato raccomandato di tenere riservato”.

Infine nell’aula del tribunale è passata Rosanna Cardellina, chiamata a testimoniare per la difesa Zigliotto.


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