Processo d’appello BPVi 22 settembre: pm Pipeschi e Salvadori chiedono la condanna di Giuseppe Zigliotto e Massimiliano Pellegrini, assolti in I° grado

1428
Processo d'appello BPVi, Gianni Salvadori a Mestre
Processo d'appello BPVi, Gianni Salvadori a Mestre

Terzo giorno di requisitoria della Procura Generale di Venezia nel processo d’appello BPVi davanti al collegio veneziano presieduto da Francesco Giuliano, con i giudici Alberta Beccaro e David Calabria, e con l’accusa rappresentata oggi dai pm di Vicenza Luigi Salvadori  e Gianni Pipeschi che avevano sostenuto l’accusa in I° grado e che assistono a Mestre il procuratore generale Alessandro Severi, affiancato da Paola Cameran (qui tutte le udienze su ViPiu.itqui “Banca Popolare di Vicenza. La cronaca del processo”, il libro/documento sul primo grado da noi pubblicato, ndr).

Sul banco degli imputati ci sono Zonin (condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi oltre a sanzioni e confisca) Giustini (sei anni e tre mesi etc.), Marin (sei anni etc.), Piazzetta (sei anni etc.), Zigliotto e Pellegrini, assolti in primo grado ma la cui assoluzione è stata appellata dalla Procura di Vicenza.

Processo BPVi: pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori (foto archivio I° grado)
Processo BPVi: pm Gianni Pipeschi e Luigi Salvadori (foto archivio I° grado)

l Pm Gianni Pipeschi, per molte ore ha esposto le censure della sentenza di primo grado sottese ai motivi di appello della procura di Vicenza contro le assoluzioni di Giuseppe Zigliotto, ex membro dal 2003 del cda della BPVi, e Massimiliano Pellegrini, dirigente responsabile del bilancio della banca.

Il pm ha sottolineato le, secondo lui, omesse e carenti motivazioni rispetto a circostanze e prove determinanti secondo la Procura che invece conclude e insiste per la dichiarazione nel processo d’appello BPVi della responsabilità penale anche in capo ai due imputati assolti in I° grado.

Il pm vicentino ha ripercorso sia le acquisizioni documentali che le testimonianze rese in primo grado per convincere il Collegio d’appello della consapevolezza di entrambi gli imputati.

Pipeschi inizia al mattino l’arringa sulla posizione Pellegrini rispetto alla quale ha censurato le varie argomentazioni della sentenza di primo grado che hanno portato all’assoluzione del dirigente, rimarcando e puntando sulla sua consapevolezza delle baciate, dei finanziamenti correlati e della loro incidenza sia sul mercato secondario che sulla determinazione del capitale di vigilanza, che delle baciate doveva essere depauperato. E anche nel pomeriggio il Pm Salvadori sottolinea che Pellegrini, nel suo ruolo di dirigente preposto e responsabile della divisione bilancio e pianificazione della banca, era pienamente consapevole del carattere strutturato, della operatività e del dato dimensionale della banca.

E ancora sempre Salvadori conferma come in tale veste debba rispondere secondo la normativa civilistica, nonché quella secondaria di Banca d’Italia, che prevede come gli organi aziendali siano responsabili della correttezza e dell’adeguatezza dei dati segnalati e del calcolo patrimoniale, ciascuno per propria competenza, con la conseguenza che per il PM, atteso il ruolo di Pellegrini, deve essere dichiarato responsabile degli addebiti perché, a fronte della spregiudicatezza delle operazioni baciate, il dirigente Pellegrini rimane inerte e non muove alcuna segnalazione né si mostra contrario.

In merito, il Pm Pipeschi ricorda l’analisi condotta da Antonio Fagnani, ex responsabile della pianificazione strategica dalla Banca, il 10 novembre 2014 quando segnalava l’incidenza negativa sul margine di redditività della banca e il dg proponeva di andare verso la “soluzione” di queste operazioni, prospettando di switchare dal lato degli impieghi alla raccolta, ossia, afferma il pm di “appiccicare le azioni dal lato clientela come investimento”, il tutto in presenza di Pellegrini, che poteva essere coinvolto nell’analisi solo e soltanto se già nella piena consapevolezza della prassi operativa dei finanziamenti correlati in BPVi e quindi anche personalmente coinvolto. Sostiene, quindi, Gianni Pipeschi che “non è seriamente ipotizzabile che (Pellegrini)venisse coinvolto nell’indagine se all’oscuro e la sentenza di primo grado omette ogni considerazione con grave incompletezza a questo proposito

Allo stesso modo, il pm ricorda la conversazione tra Giustini e Pellegrini così come valutata in sentenza, ritenendo di non condividere la valutazione finale del tribunale poiché Giustini non avrebbe avuto motivo di rivolgersi a Pellegrini se questi non fosse stato a conoscenza di tutta la situazione.

Salvadori, invece, rimarca ulteriormente come tutte le dichiarazioni dei testi sono convergenti e sovrapponibili trovando l’una conferma nell’altra e trovando ulteriore conferma nel restante materiale probatorio, in parte nei risultati delle intercettazioni telefoniche compresi anche gli sms reperiti nel corso delle indagini; evidenzia poi l’incompletezza nella motivazione della sentenza che inspiegabilmente avrebbe abdicato ad ogni valutazione sulle testimonianze, riconoscendo una sorta di quasi “prova legale” sulla validità delle stesse a prescindere dalla loro necessaria valutazione.

Secondo il pm, le prove singolarmente prese e tra loro correlate portano a ritenere che il mercato secondario e i finanziamenti correlati fossero un argomento determinante e la partecipazione alle riunioni di direzione di Pellegrini implica la sua consapevolezza dell’anomalia del calcolo del patrimonio di vigilanza e della sua rilevanza sul mercato secondario.

Altro aspetto delle motivazioni di assoluzione censurato dalla procura è l’adesione del Tribunale di Vicenza alla tesi secondo cui l’operatività dei finanziamenti correlati fosse occultata al fine di sopperire alla carenza di liquidità del titolo azionario BPVi quando, invece, insiste Salvadori, aveva assunto una dimensione significativa per creare un apparente mercato secondario con finanziamenti correlati pee, quindi, mantenere i requisiti del capitale di vigilanza.

Pertanto, secondo la Procura, le testimonianze dei capi area della divisione mercati, anche a livello di direttori regionali, esprimono una discovery completa del fenomeno: finanziamento fasullo, simulato, una dazione di denaro che poi prevede uno storno, chi riceveva il finanziamento guadagnava.

Ma, riconosce il pm, senza la prova documentale non sarebbe stato possibile ricostruire il fenomeno, ma con le perquisizioni del settembre 2015 gli investigatori hanno sequestrato documenti presso la banca e presso gli imputati, anche sotto forma di sms, utilizzati anche per confermare l’attendibilità dei testimoni in corso di indagine.

Infine, sono di particolare rilievo i 2 file audio, su cui Pipeschi ha a lungo disquisito, relativi ai verbali di comitati della direzione dell’8 novembre 2011  e del novembre 2014 nei quali si parla, secondo la procura, di questa operatività in modo pesante. Quello del 2014 è particolarmente importante, dice Pipeschi, perché si vede come “lavora l’orchestra” e denota le pervasive caratteristiche della struttura.

Il file audio del 2014 dimostra che Pellegrini fa riferimento alle baciate, mentre il Tribunale di Vicenza avrebbe fondato l’assoluzione proprio sul fatto che di base non c’erano flussi di informazione sulle operazioni baciate alla divisione di bilancio di cui Pellegrini era responsabile.

Nodo centrale della richiesta della sua condanna nell’udienza odierna del processo d’appello BPVi è, perciò, la consapevolezza di Massimiliano Pellegrini che viene esposta e rimarcata della Procura in molte ore di requisitoria sostenendo, quindi,  “irragionevole il ragionevole dubbio della sentenza” di primo grado che ha assolto il dirigente.

Anche sulla posizione di Giuseppe Zigliotto il pm Pipeschi contesta la motivazione dell’assoluzione laddove fonda la decisione affermando che Zigliotto ha fatto delle operazioni concordate di acquisto finanziato di azioni ma sostenendo che lo stesso non è coinvolto nella programmazione e attuazione delle baciate, ne sottolinea la qualifica di componente esecutivo, la mancanza di professionalità specifica bancaria unite a considerazioni sulla sua non consapevolezza del fenomeno e delle sue dimensioni.

Secondo il pm, invece, il fulcro della colpevolezza di Zigliotto, sostenuta anche nella richiesta di appello, sta nell’elemento volitivo: Zigliotto non era un componente esecutivo, ma aveva un ruolo, quale componente del Cda, che ha fatto importanti operazioni che erano di per se stesse un evidente segnale di allarme, senza contare che in più conosceva la direttiva generale.

Sulla mancanza di professionalità specifica, il Pm sostenuto ribadisce “qui non stiamo processando un agricoltore, ma persone preparate, parliamo del presidente di Confindustria dal 2012 al 2016, un comparto da 50 miliardi l’anno, e si parla di un soggetto che ha una holding di partecipazioni, il suo lavoro è comprare e vendere partecipazioni in società, quindi capace di leggere bilanci”.

Pipeschi sarcasticamente si riferisce a Zigliotto come a un  “soggetto dotato di scarsa professionalità che aspirava a guidare la banca, uno dei primo dieci gruppi bancari italiani”. Contesta poi la Procura anche le dichiarazioni di Zigliotto quando vorrebbe far credere “che le sue operazioni non hanno nulla a che fare con l’operatività che contestiamo, perché dice che nel suo caso i finanziamenti non sono fasulli, non ha mai avuto storni, questo è quello che diceva nelle indagini preliminari” soprattutto con riferimento all’operazione della sua Zeta srl.

Ma, continua la Procura nell’udienza odierna del processo d’appello BPVi, tra questa prima impostazione, e quanto poi riferisce in dibattimento, c’è una bella differenza! In quest’ultimo contesto Zigliotto sostiene che si tratta di operazioni che Giustini gli ha proposto e lui ha accettato, perciò prospetta una configurazione diversa da quella che aveva rappresentato all’inizio nella memoria difensiva, un cambiamento dovuto al fatto che l’istruttoria stava rendendo ridicola quella configurazione, perché per l’operazione della Zeta, un finanziamento di 12 milioni e mezzo di euro in novembre e regolamento acquisto azioni una settimana dopo, in istruttoria si sapeva che dieci milioni dei dodici e mezzo andavano ad acquistare azioni della banca”.

Infatti, sempre secondo la requisitoria, “sappiamo poi che la pratica Zeta è andata avanti con grande velocità, riteniamo che sia un operazione inusuale concordata con Zigliotto, che prevedeva lo storno di tutti gli interessi”.

Il pm scardina anche l’invocazione da parte di Zigliotto della sua buona fede quando avrebbe cercato di approfondire quello che succedeva in BPVi, comportamento ritenuto invece opportunistico perché consigliato dal suo legale: “cerca di far vedere che hai tentato di approfondire gli dice l’avv. Manfredini, e Zigliotto segue il consiglio dell’avvocato, chiama Piazzetta e nel cda del 12 maggio va e fa un intervento durissimo”.

Pipeschi, quindi, conclude anche nei confronti  di Zigliotto per  la riforma dell’assoluzione di primo grado, insistendo per una sentenza di condanna, così come viene chiesto anche per Pellegrini, la cui posizione, come prima desscrito, viene ulteriormente “scandagliata” in termini di colpevolezza nel pomeriggio dal collega di Vicenza, Luigi Salvadori.

Dopo i due pm vicentini ha preso la parola il procuratore generale Alessandro Severi per esplicitare le sue richieste al collegio giudicante: tutti gli imputati fisici e la Banca Popolare di Vicenza come responsabile amministrativo da condannare nei termini qui pubblicati.

Concluse dopo tre giornate le requisitorie della Procura con l’esposizione delle richieste di condanna per tutti gli imputati, domani, 23 settembre, il processo d’appello BPVi prosegue con gli interventi delle parti civili.


L’articolo è a firma dell’avv. Marilena Bertocco, che, con avv. Fulvio Cavallari, segue per noi le udienze.

Entrambi sono esponenti di Adusbef Veneto e rappresentanti di parti civili ma la massima loro attenzione deontologica ai fatti rappresentati nelle udienze del processo d’appello BPVi e la loro specifica competenza legale sono le ragioni per cui abbiamo affidato a loro e non a colleghi giornalisti la cronaca delle udienze, pur se con la mia dovuta supervisione come direttore responsabile di ViPiu.it, sempre disponibile a raccogliere e rendere note eventuali osservazioni di ogni tipo di tutte le parti interessate.