È giusto sostenere il progresso scientifico incondizionatamente? L’etica della responsabilità

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Progresso scientifico ed etica della responsabilità
Progresso scientifico ed etica della responsabilità

Alcuni limiti della scienza non dovrebbero essere superati dall’uomo. Sarebbe opportuno agire con prudenza ed etica della responsabilità in ambito scientifico, anche al fine di preservare le generazioni future da possibili conseguenze negative del progresso.

Il filosofo del Novecento Hans Jonas, nell’opera Il principio di responsabilità. Ricerca di un’etica per la civiltà tecnologica del 1979, sostiene che la sottomissione della natura al fine di raggiungere la felicità umana abbia lanciato la più grande sfida che sia mai venuta all’essere umano  dal suo stesso agire. Nell’opera Jonas mette dunque in evidenza la forza distruttiva dell’uomo nei confronti della natura, al fine di sfruttarne le risorse e per il conseguimento del progresso e della felicità umana. Per questa ragione, egli sostiene che ciò che l’uomo è oggi in grado di fare, nell’irresistibile esercizio di tale facoltà, è costretto a continuare a fare e ciò non ha eguali nell’esperienza passata, poiché in passato si attuava un comportamento giusto nei confronti della natura.

Dunque, il filosofo sostiene che in passato fosse prevalente una maggiore saggezza da parte degli esseri umani, i quali tentavano di preservare la natura. Infatti, un filosofo che ha messo in evidenza lo stretto legame tra uomo e natura è Ludwig Feuerbach, fondatore dell’ateismo filosofico ottocentesco. Egli ha elaborato una forma di umanismo naturalistico, con il quale vuole sottolineare la centralità dell’uomo nella sua filosofia, ma anche la sua dipendenza nei confronti degli elementi della natura, quali ad esempio l’aria, l’acqua o la terra.

Per tale motivo, sarebbe opportuno eliminare ogni forma di antropocentrismo e di egoismo degli uomini sugli altri esseri viventi, che nella società attuale sono atteggiamenti sempre più frequenti, al fine di preservare la natura e le sue ricchezze indispensabili. Infatti, a differenza degli altri esseri viventi, l’uomo è dotato di consapevolezza, perciò è in grado di comprendere che i danni arrecati alla natura influiscono inevitabilmente sulla sua stessa salute e qualità di vita.

Si potrebbe riflettere sull’inquinamento, per esempio, poiché l’utilizzo sempre più frequente delle automobili comporta non solo conseguenze negative per la natura, ma influenza profondamente anche la salute dell’uomo, determinando malattie cardiache o polmonari. Molti esperti sostengono, inoltre, che un fattore di rischio tumorale sia costituito dall’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche.

Per questi motivi Hans Jonas si pone l’obiettivo di costruire una nuova etica, ossia quella della responsabilità, come si può comprendere dal titolo stesso della sua opera. Questo tipo di etica, però si contrappone a quella kantiana, la quale era basata su una legge morale, sul principio del dovere per il dovere. Pertanto, l’agire degli uomini, secondo Immanuel Kant, doveva essere determinato dalla legge morale insita in loro, che impone di attuare un determinato comportamento. Al contrario, l’etica di Jonas si basa proprio sul principio di responsabilità che gli uomini dovrebbero mettere in pratica.

Inoltre, un’altra filosofia contrapposta a quella di Jonas è riconducibile a Francis Bacon, secondo il quale il progresso scientifico e la tecnica sono elementi fondamentali affinché l’uomo possa dominare la natura. Questo pensiero sarà successivamente ripreso dai positivisti, per esempio da Charles Darwin o Auguste Comte. Infatti, durante il periodo del Positivismo si sviluppa una vera e propria fede nel sapere scientifico, in grado di determinare il progresso.

Inoltre, anche il movimento letterario del Futurismo, all’inizio del ‘900,  sostenne lo sviluppo di conoscenze scientifiche, esaltando per esempio la macchina, in nome del progresso, distruggendo così il passato e tutte le convenzioni ad esso legate.

Un altro pensatore da considerare in riferimento all’idea del progresso, è Arthur Schopenhauer, filosofo romantico che sviluppò una visione pessimista dell’esistenza. Egli infatti ritiene che il progresso non sia possibile, in quanto considera  la storia come il fatale ripetersi di uno stesso dramma, perciò il destino degli esseri umani presenta tratti immutabili, che non è possibile modificare. Inoltre, anche lo scrittore Giovanni Verga ha espresso il suo rifiuto nei confronti del progresso, attraverso l’ideale dell’ostrica, secondo il quale coloro che cercano di modificare la propria condizione di vita vanno incontro al fallimento, in particolare i più deboli, che non sono in grado di adattarsi ai cambiamenti. Le ultime due visioni presentate in riferimento al progresso, tuttavia, sono chiaramente pessimiste, pertanto non dovrebbero essere associate al pensiero di Jonas. Egli, infatti, non rifiuta definitivamente il progresso, ma sostiene che sia necessaria la saggezza e un senso di responsabilità nei confronti della natura, proprio come avveniva in passato. L’attuale atteggiamento degli uomini nei confronti della natura è determinato dalle nuove tecniche scientifiche, non ancora conosciute in passato. Per questo motivo, i nostri antenati vivevano in armonia con la natura, considerandola come parte di sé e, per tale motivo, essa doveva essere rispettata.

Molti sostengono il progresso scientifico in maniera incondizionata, poiché sono convinti che esso determini la felicità umana e un benessere generale. Infatti, ciò è dimostrato dai progressi nell’ambito della medicina, che hanno determinato un aumento dell’aspettativa di vita. Nonostante questo, però, occorre tener presenti le possibili conseguenze negative del progresso.

Per questa ragione, sono fermamente convinta del fatto che alcuni limiti della scienza non dovrebbero essere superati dall’uomo. Perciò, come sostiene Jonas, sarebbe opportuno agire con prudenza, cautela e responsabilità in ambito scientifico, anche al fine di preservare le generazioni future da possibili conseguenze negative del progresso.

di Marianna Catalano di , partecipante al XXXI Campionato di Filosofia (ex Olimpiadi).


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