Rucco querela Lucangeli e silura… Cicero, che ha il suo stesso avvocato? Sullo sfondo le poltrone di FdI by Berlato e Donazzan

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Rucco e Berlato con Forte di Fratelli d'Italia
Rucco e Berlato con Forte di Fratelli d'Italia

«I pesanti attacchi al candidato sindaco, che poi vinse le elezioni – leggiamo sul GdV di oggi a firma Diego Neri -, durante la campagna elettorale gli costano il processo. Il pubblico ministero Salvadori ha infatti chiuso le indagini e chiesto il rinvio a giudizio di Andrea Lucangeli, 54 anni, residente in città. L’imputato, difeso dall’avv. Alberto Lucangeli, dovrà presentarsi in aula nei prossimi mesi per difendersi da un’ipotesi di diffamazione aggravata. La presunta vittima, il primo cittadino Francesco Rucco, potrà chiedere un risarcimento dei danni se si costituirà parte civile con l’avv. Andrea Balbo…».

Sorvoliamo sul crescendo della moda delle querele per diffamazione che per il protagonista del processo BPVi, Gianni Zonin, si allargano dal sottoscritto & c. all’ex socio Dario Loison per le sue accuse supplementari alla sua presunta mala gestio della banca dopo quelle della sua prima testimonianza, tanto più che l’imprenditore dolciario di Costabissara a sua volta potrebbe appellarsi ad analogo reato per l’accusa di “mancanza di dignità” a lui rivolta dall’ex presidente a meno che…

A meno che non valga la grillataio so io e voi non siete un cazzo” come sta valendo per le nostre, secondo noi altrettanto valide, querele… difensive (contro Donazzan, appunto, l’ex sottosegretario Bitonci, dirigenti della regione…) di cui sappiamo ad oggi ben poco dalla procura vicentina.

Ma soffermiamoci, per ora, mentre ascoltiamo, stancamente, il teste Bozeglav proprio nell’udienza odierna del processo a Zonin & c., sulla notizia della querela di Francesco Rucco a Lucangeli per fare, poi, per chi avrà la pazienza di leggerci fino in fondo, una digressione, politicamente forse più interessante, sul maggior candidato ad essere la prossima vittima della ghigliottina assessorile pro poltrone altrui, cioè Claudio Cicero.

Notiamo, intanto, come il sindaco di Vicenza nonché avvocato, sull’esempio della sua sostenitrice Elena Donazzan contro i giornalisti, brandisce l’arma della querela per diffamazione, per giunta aggravata, contro cittadini che osano postare su Fb frasi con una dedica, che per il suo vate e collega politico Salvini sarebbero preghiere alla Madonna, come «Dedicata a #RuccoSindaco e a tutti quelli che lo appoggiano: cercasi una vita con meno st…i attorno» per definire, poi, leggiamo dal GdV,  «la lista di centrodestra “degna di una Repubblica delle Banane. Tutti dentro! Mezze calzette, ominicchi presuntuosi, nani & ballerine», e per qualificare Rucco «santo patrono dei “furbi” e dei “ricattatori politici”».

Tutto questo castello accusatorio, la cui verifica ha occupato il tempo del pm Salvadori, che da anni per la fase inquirente e ora per quella dibattimentale lo ha in massima parte dedicato al milione e quattrocentomila pagine dell’accusa nel processo alla fu BPVi, è stato costruito con supporto del legale di Rucco, il suo collega di studio Andrea Balbo.

Che è anche l’avvocato che tutela Claudio Cicero nei due procedimenti che lo vedono accusato di reati contro la proprietà intellettuale (prima il brevetto per motori elettrici ex Micro-Vett rivendicato dalla Cima di Altavilla e, poi, il modello/progetto per lo scooterone sempre Cima di entrambi i quali si sarebbe appropriato il politico inventore).

Il primo atto di accusa fu reso noto dalla stampa proprio quando Cicero, ad inizio del mandato della nuova giunta, si espresse contro alcuni aspetti del progetto Tav Tac così caro a parte del mondo vicentino, in primis Confindustria Vicenza di cui il quotidiano locale è espressione.

Il secondo affondo di Cima contro l’assessore, già depauperato di parte delle sue deleghe per arricchire quelle della lega vicentina di espressione salvinista, viene alla luce proprio ora quando pare che basterebbe un soffio per buttarlo giù dalla sua scrivania di lavoro.

Usiamo questa parola, lavoro, pur essendo agli antipodi di Cicero per ispirazione politica e tradizione familiare (mio padre fu mandato in campo di concentramento…), perché se c’è una certezza sui componenti di questa giunta è quella sul fatto che Cicero lavora e non poco, bene o male pare che lo voglia decidere il sindaco su base di spartizione di seggiole.

Il criterio spartitorio ci pare, infatti, quello più vicino alla realtà visto che pochi potrebbero obiettare sulla quantità del lavoro di Cicero nel settore rimastogli, che è il suo storico e tecnico cavallo di battaglia (la mobilità); visto che nessuno, sindaco incluso, gli ha mosso critiche specifiche sulla qualità del suo lavoro per la gestione delle sue deleghe attuali e visto che…

Visto che lo stesso Rucco, nel suo studio, separato forse solo da una parete da quello del comune legale avv. Andrea Balbo, quando scoppiò sul GdV la prima parte del caso Cima – Micro-Vett, ebbe a dirci espressamente: «non dubito in alcun modo della buona fede e dell’onestà di Cicero…».

Buona fede e onestà non sono poca cosa oggi in ambito politico (dalla Lega e Pd che si voglia) e, per giunta, non sono neanche possibili motivi di querela…

A meno che Rucco non abbia elementi diversi su Cicero, allora non lo sollevi dal suo incarico se non specificando dettagliatamente i suoi errori che non siano quelli dell’esuberanza (la stessa di Lucangeli che nega le frasi attribuitegli?) o del non aver più un consigliere della sua lista in sala Bernarda visto che Roberto D’Amore, che gli era subentrato come primo dei non eletti della sua lista, è passato in Fratelli d’Italia.

Se dovesse perdere l’incarico l’attuale assessore alla mobilità, infatti, non sarebbe neanche in Consiglio Comunale come accadrebbe a Lunardi e Siotto se, altra e parallela ipotesi attribuita cinicamente al sindaco, promossi in giunta, fossero poi tagliati dalla ghigliottina pro Marco Zocca (Forza Italia) e Andrea Pellizzari (Lega ramo Pretto – Bizzotto) per vedere al loro posto in Consiglio i due attuali primi non eletti di #RuccoSindaco, cioè Andrea Agostinelii e Gian Pietro Santinon

Se, come pare giusto per Berlato e per il suo partito storico, FdI merita un assessorato, dopo aver perso quello della valida Isabella Dotto, gli faccia spazio, sta suggerendo qualcuno al Rucco “il temporeggiatore” (querela in vista?), magari Silvio Giovine, che è espressione di Donazzan, da poco anche lei nel partito di Meloni di cui lui non può non far parte, e che, peraltro, non si dedica a tempo pieno al suo referato, vecchio requisito chiesto da Rucco ai suoi assessori, visto che lavora anche in Regione con la sua guida politica.

Claudio Cicero, che la Cima attacca per aver forse favorito il suo nuovo datore di lavoro, la Blutec di Termini Imerese, invece, di tempo dovrebbe averne eccome!, per il flop dell’azienda legata al mondo delle sub forniture alla Fiat Fca.