Il salario (non) è soggettivo: la parità di genere inizia da una giusta retribuzione

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Discrimination de genre
Discrimination de genre

Discriminazioni di genere: si tratta solo di stipendio?

Sfortunatamente esistono delle discriminazioni di genere anche nell’ambito della scarsa qualità abitativa. Infatti, secondo uno studio condotto dalla Fondazione Abbé-Pierre, le donne costituiscono una parte consistente delle vittime del “mal-logement”, dal significato letterale di “mal alloggio”, ovvero le gravi difficoltà che molte persone riscontrano riguardo la propria abitazione, in Francia. Il presidente di tale Fondazione, Laurent Desmard, afferma a questo proposito: «Discriminazione, problematiche residenziali (che partono dagli alloggi) complesse, violenze sessuali e sessiste, misoginia ancora viva nella società attuale… Numerosi fattori contribuiscono ad aumentare la fragilità delle donne e delle minoranze, di fronte alla sfida di un percorso residenziale protettivo e sereno». Nel 2022 i francesi in pessime condizioni sono stati 1,4 milioni rispetto ai 67 milioni totali, ma secondo questo studio, circa 12,1 milioni di persone hanno delle difficoltà riguardo la propria abitazione.

Per di più, secondo la Fondazione, il numero di persone senzatetto aumenterà. Il loro numero al momento si aggira intorno a 330 000, 30 000 in più rispetto al 2022 e due volte maggiore che nel 2012. Sono le madri nubili ad essere le più colpite dal fenomeno del “mal-logement”; in particolare le donne con tre figli o più, che costituiscono il 59% delle persone in difficoltà. Tuttavia, si stima che gli uomini celibi costituiscano solo il 23%. Inoltre, le donne vedove hanno un tasso di povertà più elevato rispetto agli uomini vedovi: l’11,7% contro il 3,7%.

Cosa succede in Italia? Il sondaggio condotto a Bisceglie, Puglia

Sebbene l’argomento della disparità di genere sembri spesso astratto, influenza la vita quotidiana di ognuno di noi. A tal proposito, abbiamo condotto un sondaggio per confrontare la situazione francese appena illustrata con quella che interessa la nostra città. Il sondaggio digitale è rimasto accessibile per l’arco di tempo di una settimana, al fine di analizzare un campione casuale degli abitanti di Bisceglie.

L’idea è partita da quattro ragazzi della classe 4^AL del Liceo linguistico “Leonardo da Vinci“, con l’obiettivo di approfondire il tema del divario di genere e sensibilizzare i nostri lettori con dei dati a loro familiari. Come verrà a breve dimostrato, non occorre rivolgere la propria attenzione molto lontano: le differenze tra le condizioni di vita dei due generi sono evidenti anche nelle realtà vicine. A chi si è prestato all’esperimento sociale, che ha coinvolto una media di settanta persone, è stato dapprima chiesto di dichiarare il suo genere di appartenenza. Successivamente, noi responsabili dell’analisi dei dati abbiamo classificato le risposte nelle categorie “uomo” e “donna”, a loro volta suddivise in fasce d’età, raccogliendole in dei grafici. Le domande riguardavano la consapevolezza del candidato sul tema salario medio e sulla sua percezione del tema “disparità di genere”.

Tra i candidati, interrogati sul loro livello di soddisfazione riguardo allo stipendio che percepiscono, hanno mostrato piena soddisfazione unicamente gli uomini. Tra le quarantanove donne interrogate, nessuna ha sostenuto di essere interamente appagata con il suo salario. A livello generale, abbiamo riscontrato il seguente risultato: il 33.3% degli uomini si dichiarano, tirando le somme, soddisfatti. D’altra parte, solo il 10.2% delle donne ottiene risultati gratificanti.

Coerentemente con tale risultato il 34.7% dei candidati di sesso femminile sostiene di guadagnare meno rispetto alla media, contro il 14.3% degli uomini. Sebbene il 41% dei partecipanti si ritenga abbastanza informato sull’argomento, la maggioranza afferma di volerne sapere di più. Tra le motivazioni date all’esistenza del “gender pay gap”, ne riportiamo le più rilevanti:

Anonimo 1: «È un fatto vecchio di qualche secolo. Si pensava che le donne fossero deboli e quindi adatte a lavori facili. Così è rimasta poi la convinzione».

Anonimo 2: «Perché purtroppo viviamo in una società arretrata ancora sotto questo punto di vista, che pensa che l’uomo possa rendere maggiormente e debba, e per questo e per “portare a casa il pane”, guadagnare di più; inoltre, l’uomo comporterebbe meno spese e “rogne” a livello aziendale per la mancata maternità, ragion per cui spesso durante i colloqui, nonostante sia un argomento riguardante la sfera privata del lavoratore, viene chiesto anche alle donne se hanno intenzione di avere figli ed è motivo di scarto».

Anonimo 3: «Perché spesso i lavori destinati alle donne sono considerati inferiori e ancor più spesso sono le donne a considerarsi inferiori rispetto agli uomini e quindi si “accontentano” di svolgere ruoli sociali superflui…credo dipenda molto dagli strumenti culturali e sociali che si apprendono durante la crescita».

di Jacopo Cassanelli, Giorgia Cortese, Claudia Fasciano, Maria Rosa Porcelli della 4AL dell’indirizzo linguistico Liceo “Da Vinci” di Bisceglie.

Qui la versione dell’articolo in francese.