Schio, consiglio comunale approva aumento Tari: 0,26%

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Valter Orsi
Valter Orsi

ll consiglio comunale di Schio, riunitosi ieri sera, condividendo l’impianto del PEF (Piano Economico Finanziario) proposto dalla giunta, ha stabilito in 10.000 euro l’incremento della Tari per il 2020. Questo importo costituisce un incremento rispetto al 2019 pari allo 0,26% del costo complessivo inerente alla gestione complessiva del ciclo integrato dei rifiuti sostenuto dal Comune di Schio. Un tema oggetto di polemiche nei giorni scorsi tra il sindaco Orsi e il PD Alto Vicentino. A tal proposito il Comune è tornato sull’argomento in un comunicato che riportiamo per spiegare dal suo punto di vista di nuovo la questione.

“Il soggetto che opera e regola l’intera materia è l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) che ha il compito di vigilare sulle tariffe, a livello nazionale, nell’esclusivo interesse dei cittadini. ARERA, con la deliberazione n. 443/2019, ha approvato il Metodo Tariffario per il servizio integrato di gestione dei Rifiuti (MTR), introducendo importanti e sostanziali modifiche a quanto precedentemente previsto e regolato (DPR 158/99). Questa nuova procedura di tariffazione stabilisce un limite massimo ai costi complessivi riconoscibili ai gestori (quindi Alto Vicentino Ambiente S.r.l. nel nostro caso), alla copertura dei quali si deve provvedere attraverso il gettito tariffario. Il metodo impone di redigere il Piano Economico Finanziario (PEF) inserendo, al posto dei corrispettivi contrattualmente dovuti ai gestori (AVA), i costi operativi e di capitale sostenuti da questi ultimi e desunti dai rispettivi bilanci, ai quali vengono poi applicati dei correttivi in base al perseguimento di obiettivi qualitativi. La procedura di approvazione del PEF è definita nell’art. 6 della deliberazione n. 443/2019 dell’ARERA. Con tale disposizione l’Autorità prevede che il soggetto gestore (AVA) predisponga il Piano Economico Finanziario (PEF) annuale, redatto secondo quanto previsto dal MTR, e lo trasmetta all’ente territorialmente competente (nel nostro caso il Comune di Schio) per la sua validazione”.

“In prima battuta il PEF proposto da AVA ipotizzava un incremento tariffario del 28%. E ciò senza prendere minimamente in considerazione il raggiungimento degli obiettivi qualitativi legati alla raccolta differenziata che a Schio ha raggiunto l’obiettivo prefissato dalla Regione Veneto per il 2020, ossia il 76% del totale”.

“Se si considera, inoltre, che AVA negli ultimi anni ha sempre conseguito utili e, nell’ultimo esercizio, ha addirittura distribuito dividendi per circa un milione di euro, l’ipotesi di un incremento del 28% è apparsa subito del tutto ingiustificata, se non assurda.
Infatti, Schio, pur avendo il 21 % degli abitanti del bacino servito da AVA, nel 2019 ha sostenuto costi per circa il 25% del totale. Quindi non si può certo dire che goda di condizioni particolarmente vantaggiose a danno dei comuni più piccoli”.

“Inoltre il costo sostenuto da ogni scledense nel 2019 era di € 97,6 contro una media (riferita a tutti 31 comuni) di € 84,8. Accettare un incremento del 28% avrebbe comportato per Schio passare da € 97,6 (2019) a € 124,6 (2020) per abitante. L’Amministrazione scledense si è subito attivata per comprendere come AVA abbia potuto richiedere un incremento tariffario così anomalo, ricorrendo anche a consulenze esterne. Nella relazione redatta dal consulente incaricato dall’Amministrazione Comunale, il dottor Samuele Zanardello “rileva l’impossibilità di desumere puntualmente i driver utilizzati per la ripartizione dei costi che concorrono ad un sostanziale riequilibrio nella distribuzione dei costi stessi tra tutti i Comuni serviti”. “Ciò mettendo in crisi la gestone economica del servizio in diversi comuni tra cui il Comune di Schio”.

“Si deve precisare che MTR non prevede ancora un obbligo di unbundling contabile, (ossia l’obbligo di scissione dei dati contabili tra le diverse attività svolte da un’azienda) per cui i costi vengono ripartiti attraverso l’impiego di driver (letteralmente “(fattore) che pilota un costo”) scelti da AVA”.

“Nel sito di ARERA si precisa poi che “è fondamentale che i suddetti criteri, in assenza di possibilità di imputazione diretta dei costi alle singole gestioni, siano sempre ricostruibili ed evidenzino l’utilizzo di driver ritenuti adeguatamente rappresentativi del costo sostenuto”.
La legittima richiesta da parte del Comune di Schio di precise indicazioni circa le modalità di attribuzione dei costi ha indotto AVA ad un primo ridimensionamento: nella formulazione ufficiale del PEF proposto da AVA, l’incremento è sceso al 18%, percentuale che, rimane comunque inaccettabile per la cittadinanza, specie in una situazione economicamente critica come l’attuale”.

“È la stessa ARERA a precisare che “Eventuali variazioni tariffarie dovranno essere giustificate solo in presenza di miglioramenti di qualità del servizio o per l’attivazione di servizi aggiuntivi per i cittadini, contemplando sempre la sostenibilità sociale delle tariffe e la sostenibilità ambientale del ciclo industriale, nel rispetto degli equilibri della finanza pubblica locale”.

“Poiché i dati forniti da AVA al Comune di Schio continuano ad essere lacunosi e contraddittori e certamente non tali da giustificare un incremento tariffario del 18%, la Giunta ha optato per richiedere al Consiglio Comunale di approvare un incremento nei limiti dell’inflazione programmata, pari a € 0,26 %. È importante che le forze di minoranza, pur non esprimendo voto favorevole, abbiano compreso le finalità che muovono l’Amministrazione Comunale e al termine di lunga e approfondita disamina, con i distinguo del caso, si siano astenuti”.

“In particolare – copnclude il Comune – precisando di non aver mai chiesto l’approvazione di un aumento del 18%, il PD ha condiviso la necessità che AVA faccia chiarezza nei suoi conti, auspicando però che non si arrivi ad una rottura perché AVA costituisce una ricchezza per tutti.