Senato diviso su lotta a razzismo. Il cardinale vicentino Pietro Parolin richiama all’unità

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Ci sono battaglie che possono essere vinte solo se dietro c’è un Paese unito. Se non è così le prospettive possono essere molto negative. La lotta al razzismo e all’antisemitismo è una di queste battaglie.

La mancanza di unanimità nel voto al Senato alla mozione per istituire una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni d’intolleranza e razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza è in tale prospettiva un brutto segnale.

La mozione, proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre (l’ex bambina deportata ad Auschwitz e una dei 25 piccoli italiani sopravvissuti all’Olocausto) è stata, infatti, approvata con “soli” 151 voti favorevoli, nessun contrario e 98 astensioni, quelle di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Un risultato preoccupante sul quale si è soffermato il Segretario di Stato e cardinale Pietro Parolin sottolineando che «ci sono cose su cui dovremmo convergere».

Lo scontro politico e le conseguenti divisioni non dovrebbero riguardare i fondamentali della convivenza civile. Questi sono pochissimi ed essenziali. Riconoscerli e condividerli o meno fa una differenza enorme.

Unirsi nella battaglia contro il razzismo e l’antisemitismo anche attraverso la mozione della Segre, non solo testimonia buona e fondamentale memoria delle tragedie che hanno segnato la storia su questo fronte, ma anche concreta e fattiva volontà di porre la dignità di ogni persona come valore intangibile che viene prima ed è al di sopra di qualsiasi progetto politico e di qualsiasi istituzione.

Il fatto che anche su questi valori non tutti convergono non può non preoccupare.

La domanda che rimane ancora una volta inevasa (come lo era di fronte alla chiusura dei porti alle navi cariche di profughi) è se la dignità di ogni persona in ogni momento della sua esistenza sia un valori che fa parte fondamentale dell’identità politica anche dei cosiddetti sovranisti oppure no.

Di fronte a questa domanda non esiste la possibilità di astenersi: o è sì o è no. O si converge o non si converge. E di mezzo ci sta la qualità della nostra convivenza e della nostra democrazia.