Tempi difficili per i risparmiatori fra pandemia, inflazione e guerra: ce ne parla il prof. Beppe Scienza prima del webinar gratuito dell’8 giugno

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Il prof. Beppe Scienza ai tempi del lancio di
Il prof. Beppe Scienza ai tempi del lancio di "Risparmio tradito"

Il coronavirus, il ritorno dell’inflazione e una guerra in Europa preoccupano i risparmiatori, tanto che alcuni temono che possa capitare di tutto. Lei, prof. Beppe Scienza (nella foto in copertina ai tempi del lancio di "Il Risparmio tradito", ndr), sta preparando per l'8 giugno un webinar intitolato appunto "Le paure dei risparmiatori fra pandemia e guerra. Come valutare i rischi e le possibili soluzioni" per l’Università di Torino, in collaborazione anche con Adusbef, nell'ambito delle attività di Public Engagement del Dipartimento di Matematica, dove insegna. (preimo lancio il 1° giugno alle 16, ripubblicata oggi, ndr)

Premesso che consigliamo ai lettori di iscriversi gratuitamente per seguirlo cliccando su l’iscrizione magari segnalando, nel form apposito, la nostra testata come fonte della conoscenza del webinar stesso, nell’attesa le facciamo alcune domande, prof. Beppe Scienza.

C’è il rischio che qualche banca finisca come la Popolare di Vicenza o Veneto Banca?

Non direi. In Italia la stagione dei fallimenti bancari appare conclusa. Nella situazione attuale il Governo ha già abbastanza problemi, per cui farà in modo di evitare nuovi crac. Per chi, però, vuole una sicurezza maggiore, esistono i libretti postali, garantiti dallo Stato.

Potrebbe essere l’Italia stessa a fallire?

Anche qui nell’immediato non si vedono pericoli. Ma in futuro la situazione potrebbe sfuggire di mano. Col Covid il debito pubblico è arrivato in area 150% del prodotto interno lordo e potrà peggiorare con la guerra e le sanzioni contro la Russia. 

Le mosse difensive sono le stesse di qualche anno fa: titoli di Stato di Paesi più affidabili, come la Germania o la Francia, fino alle banconote in cassetta di sicurezza.

Allora ha senso svuotare i conti correnti?

Svuotarli sembra esagerato, soprattutto ora che l’inflazione non è trascurabile. Ma resta vero in generale che una prudente diversificazione comprende una quota in contanti dei propri risparmi, per esempio un 5%. Ma questo in Italia non lo dice pressoché nessuno, perché è sgradito alle banche. 

Solo i contanti infatti difendono in maniera assoluta da imposte patrimoniali straordinarie, per altro improbabili, e da un’uscita dall’euro, che ugualmente non appare vicina.

Come rispondere all’inflazione? 

I soliti soggetti in conflitto di interessi e i soliti giornalisti pappagalli consigliano l’oro. Ma il suo andamento è erratico. A volte è stato al passo dell’inflazione, altre volte l’ha superata, ma ha pure condotto a perdite reali fino al 70%. Di fatto attualmente quota internazionalmente meno che prima dell’inizio della guerra: circa 1.851 dollari rispetto ai 1.906 del 24 febbraio scorso.

Per fortuna da vari anni esistono, però, valide soluzioni ad hoc: sono i titoli indicizzati direttamente al costo della vita: i Btp Italia (con uno nuovo in arrivo), i Btp-i (Btp indicizzati, ndr) e le analoghe emissioni tedesche o francesi. Hanno tagli bassi, 1.000 euro, e non c'è nessun gestore che raschia via soldi in continuazione. 

Da evitare sono, invece, gli Eft (Exchange Traded Fund), che sono fondi comuni a gestione cosiddetta passiva: costi a parte, non offrono le garanzie dei titoli di Stato. In generale poi bisognerebbe smettere subito ogni versamento in polizze vita, fondi pensione e in generale tutta la previdenza integrativa, priva di difesa del potere d'acquisto. Tutto il risparmio gestito è da evitare, per la mancanza di trasparenza e impossibilità di controllo.

Ma le quotazioni dei Btp-i, Btp Italia ecc. sono scese! 

Certo, è salita l’inflazione e un poco anche i tassi d’interesse. Per i titoli non indicizzati ciò fa scendere i prezzi e pregiudica anche il risultato reale finale, inizialmente previsto più o meno buono, mancando qualsiasi meccanismo di protezione.

Invece non è così coi titoli indicizzati al costo della vita, per chi investe con un’ottica di medio-lungo termine. Le flessioni delle quotazioni sono antipatiche. Ma comprandone o sottoscrivendone uno, ci si assicura un determinato rendimento reale a scadenza, per esempio lo 0,2% annuo sopra l’inflazione. E tale rendimento atteso risentirà pochissimo di successive variazioni dei tassi d’interesse e/o dell’indice dei prezzi.

Ciò dipende da alcuni meccanismi matematico-finanziari, un po’ complessi, e nel webinar dell’8 giugno lo spiegherò meglio.

A questo punto cosa può dirvi chi scrive? Se interessati, iscrivetevi qui https://www.ilrisparmiotradito.it/iscrizione per ricevere il link del webinar, totalmente gratuito, in termini di pagamento (indicando anche ViPiu.it come suo divulgatore), ma sicuramente ben documentato e articolato nelle sue argomentazioni.

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