Pozzuoli: il Tempio di Apollo, a guardia eterna dell’Averno

3109
Il tempio di Apollo sulle rive dell'Averno (Pozzuoli)
Il tempio di Apollo sulla riva del Lago d'Averno. Credits: Movery.

Per Virgilio era il “passaggio per gli Inferi”, una specie di casello obbligatorio che consentiva l’accesso all’Ade che si trovava oltre lo specchio d’acqua del Lago d’Averno: il Tempio di Apollo è una testimonianza antichissima del nostro passato; talmente antica che della sua storia si sa davvero poco.

Tempio o aula termale? – A Pozzuoli le “licenze d’interpretazione” sono di casa. Le rovine del Macellum – ciò che resta del mercato pubblico della Puteoli romana – sono state a lungo identificate come Tempio di Serapide a causa del rinvenimento risalente al 1750, all’epoca dei primi scavi, di una statua del dio egizio. Allo stesso modo, anche la struttura che oggi è nota come Tempio di Apollo avrebbe, in realtà, tutta un’altra storia da raccontare.

Come riportato dagli esperti del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, il nome dell’edificio è dovuto alla tradizione umanistica: in quelle imponenti rovine venivano visti i resti del tempio dedicato al nume tutelare della Sibilla Cumana, che era proprio sacerdotessa di Apollo. È stato appurato, però, che quello che vediamo oggi è tutto ciò che rimane di un grande edificio termale risalente al I sec. d.C., costruito per sfruttare una serie di sorgenti idrotermali lungo il lato Est dell’Averno; la struttura sarebbe stata, poi, ampliata con la grande aula ottagonale (quella che è ancora visibile) il secolo successivo.

E non parliamo di qualcosa di ordinario: l’aula, infatti, pare fosse inizialmente coperta da una cupola in opera cementizia per dimensioni inferiore solo a quella del Pantheon di Roma! La sala, in opera laterizia, era anticamente decorata di pitture e stucchi, purtroppo in larga parte andati perduti. Attraverso scavi e studi si sono fatte numerose ipotesi sulla parte dell’edificio che non è riuscita ad arrivare sino a noi (d’altronde, alle sue spalle c’è proprio Monte Nuovo, il vulcano più giovane d’Europa formatosi in pochi giorni con l’eruzione dei Campi Flegrei del 1538) e sono stati individuati i resti della prima struttura realizzata in loco (I sec. a.C.) in opera reticolata, utilizzata per la captazione dei vapori termali, e altre strutture verso Nord sempre di stampo termale.

C’è da dire che, attualmente, non siamo in grado di vedere nella sua interezza quanto resta di questa immensa opera architettonica perché, in parte, è sprofondata sott’acqua a causa del bradisismo che coinvolge il circondario di Pozzuoli-Cuma.

Insomma, a guardia dell’Averno non ci sarebbe Apollo, ma lo “spirito” di tutti i frequentatori di un grande impianto termale che avrà rilassato, curato e sollazzato tantissimi romani, assistendo anche alle loro “chiacchiere di affari” che spesso venivano consumate in questi luoghi.

I templi “confusi” – A Cuma esiste un altro Tempio di Apollo, i cui resti sono oggi visitabili presso i meravigliosi scavi archeologici che si inerpicano sul Monte Cuma con un panorama sul mare veramente mozzafiato. Tantissime pagine online – wikipedia inclusa – hanno confuso le due costruzioni, ingarbugliandone anche storia e origini.

Partiamo ricordando che il Sud è stato a lungo territorio greco: l’antica città di Cuma nacque proprio come colonia greca (740 a.C.). Quando si suppone che il Tempio di Apollo sia sorto sulle rovine di un complesso preesistente edificato dal popolo ellenico (VI-V secolo a.C.) e probabilmente dedicato ad Era, sovrana dell’Olimpo, di quale struttura si sta parlando? Secondo il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, di quella “collinare”: a testimonianza, sarebbe stato ritrovato del materiale votivo presso una sua cisterna. Questo antico tempio sarebbe rimasto abbandonato durante la dominazione sannita per poi essere ricostruito e restaurato, si pensa in età augustea, cambiando orientamento (da nord-sud a est-ovest) e “intitolazione”. C’è anche un’ipotesi di trasformazione in basilica paleocristina: sarebbe avvenuta tra il VI e l’VIII secolo, periodo in cui venne costruito anche un fonte battesimale e comparvero alcune tombe nel pavimento. Con lo spopolamento di Cuma (che prima divenne covo di pirati con l’intrusione nel 915 dei Saraceni e, infine, venne distrutta dalle armate napoletane nel 1207), anche quest’antica costruzione venne abbandonata per essere riscoperta soltanto a inizio Novecento grazie ad un’epigrafe in marmo che parlava dell’Apollo Cumano. Ma parliamo sempre del “tempio collinare”!

Il Tempio di Apollo secondo Virgilio – È sempre affascinante scoprire come opere eterne come l’Eneide, l’Odissea o la Divina Commedia abbiano “dipinto” i nostri luoghi. Ad esempio, a Cuma Virgilio crea un vero e proprio itinerario per Enea: tra la consultazione dell’oracolo della Sibilla Cumana e la discesa agli Inferi traghettato da Caronte, c’è proprio questo tempio “dalle porte d’oro“. Secondo l’Eneide, era stato edificato da Dedalo, il padre di Icaro, per consacrarvi ad Apollo (dio del sole) le ali di piume e cera che gli avevano permesso di fuggire dal labirinto di Minosse.

Enea, ammirando l’antica costruzione, rimane affascinato dalla ricchezza delle sculture e delle opere che l’adornavano: un viaggio per immagini della fuga di Arianna e Teseo dal labirinto e dal Minotauro. Probabilmente è da qui che si è pensato che l’edificio “lacustre” sia stato realmente consacrato ad Apollo.

A questo punto, però, sorge nuovamente spontanea la domanda: a quale Tempio di Apollo si riferiva il poeta? Qui c’è un po’ da ragionare: il “tempio lacustre” sorge proprio sulle sponde dell’Averno e avrebbe senso identificarlo come il “passaggio per gli Inferi” visto che si trova proprio negli immediati pressi. Ma il mito di Dedalo tramandato da Virgilio narra che il tempio sia stato fondato nel punto più alto della città di Cuma.

Il mistero resta aperto.

Il Tempio di Apollo sulle sponde dell'Averno.
Il Tempio di Apollo sulle sponde dell’Averno. Ph: Parco Archeologico dei Campi Flegrei.