San Miniato, la gloria medievale e la Divina Commedia – La Via Francigena destinazione Roma, la 20ª tappa dal Nord

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San Miniato
(Foto FB: sx Vivere la Toscana; dx: Filippo Pagliai)

La Via Francigena del Nord ci conduce ancora tra le meraviglie della Toscana. Pronta per essere raccontata, ci aspetta oggi la cittadina di San Miniato.

La Cattedrale di San Miniato

Intitolata a Santa Maria Assunta e San Genesio, la Cattedrale fa mostra della sua austera facciata romanica, decorata da bacini ceramici e rosoni, da ben dieci secoli. L’interno della chiesa è invece riccamente decorato in stile neorinascimentale. Il soffitto seicentesco, a sua volta, è finemente adornato, così come le cappelle laterali, che sfoggiano cicli di affreschi risalenti al XIX secolo.

Duomo di San Miniato
L’interno della Cattedrale di San Miniato (Foto FB: Paradiso… Toscana)

La torre campanaria della chiesa è conosciuta come “torre di Matilde” (foto in copertina, a sinistra). La leggenda, infatti, vorrebbe la famosa Matilde di Canossa nativa di San Miniato. L’aspetto così singolare, almeno per essere un campanile, deriva dal fatto che con ogni probabilità fu costruita come torre di avvistamento e solo successivamente inglobata nel complesso e trasformata in torre campanaria.

La Torre di Federico II

Il simbolo della città rimane comunque la Torre di Federico II, “la Rocca” (foto in copertina, a destra), come è chiamata dagli abitanti. Si tratta dei resti di un’antica fortificazione medievale che testimonia l’importanza strategica che San Miniato ebbe nel Medioevo, grazie alla sua posizione. La città sorge infatti su una collina che sovrasta la valle circostante. È qui, pertanto, che l’imperatore del Sacro Romano Impero Ottone I decise di erigere la sua imponente fortificazione.

Pier delle Vigne San Miniato
Il Canto XII illustrato da Gustave Doré

L’unica parte rimasta del castello, la torre appunto, fu eretta per volontà di Federico II, da cui prende il nome. Si tratta, tuttavia, di una ricostruzione: nel 1944 i tedeschi in ritirata fecero brillare l’originale, lasciando San Miniato orfana del suo simbolo, che gli abitanti si affrettarono quindi a rimettere in piedi.

Alla torre è legata una personalità che tutti possiamo ricordare dai nostri studi scolastici: Pier delle Vigne. Dante Alighieri lo colloca nell’Inferno, nella selva dei suicidi, trasformato in un arbusto dai rami secchi per l’eternità.

L’animo mio, per disdegnoso gusto,
credendo col morir fuggir disdegno,
ingiusto fece me contra me giusto.

 

Per le nove radici d’esto legno
vi giuro che già mai non ruppi fede
al mio segnor, che fu d’onor sì degno.

 

Dante Alighieri, Inferno, Canto XIII, vv. 70-75

Il fidatissimo segretario di Federico II, vittima dell’invidia degli altri cortigiani, cadde sotto l’umiliazione di essere calunniato e accusato di aver tradito il suo amatissimo signore. Non sopportando infatti la vergogna dell’accusa, sebbene infondata, Pier delle Vigne si tolse la vita durante la sua prigionia proprio nella Rocca di San Miniato.