Violenza di genere, campagna di ascolto PD  a Verona e Vicenza: “Contributi per il supporto psicoterapico e per la tutela legale”

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Violenza di genere
Violenza di genere

Inserire risorse aggiuntive per il supporto psicoterapico per aiutare le donne a rielaborare il trauma vissuto durante le situazioni di violenza di genere e finanziamenti aggiuntivi per l’assistenza legale in fase civile. Sono alcune delle proposte emerse dagli incontri odierni delle consigliere del Partito Democratico Anna Maria Bigon, Vanessa Camani e Francesca Zottis, insieme al capogruppo Giacomo Possamai, prima al Telefono Rosa di Verona e poi con Donna Chiama Donna di Vicenza.

Due appuntamenti che si collocano all’interno della campagna di ascolto promossa dal gruppo dem riguardante la questione di genere, che nelle scorse settimane aveva visto i consiglieri visitare anche Centri Antiviolenza e consultori a Padova e a Venezia. 

“Nel Collegato al bilancio di due anni fa – spiegano i consiglieri regionali – era stato approvato un nostro emendamento con cui venivano stanziati 200mila euro per il supporto psicologico alle donne vittime di violenza. È importante consentire ai Centri di rendicontare queste spese all’interno della ripartizione dei fondi che vengono poi erogati alle varie realtà; al momento non è previsto. Sul fronte delle risorse è poi emersa la necessità di stanziamenti ad hoc dedicati alle spese legali: c’è un’ampia fetta di donne con situazioni difficili che hanno bisogno di supporto anche da questo punto di vista”. Tra le altre necessità emerse dalla doppia discussione, quella di rafforzare la formazione nelle scuole, così come tra gli addetti ai lavori. “È fondamentale un maggior collegamento tra i vari soggetti che si occupano a vario titolo della violenza di genere: magistrati, forze dell’ordine, consultori, Ulss. Ci sono dei protocolli di collaborazione, ma non ancora una rete consolidata che permetta di lavorare in modo coordinato, passando così dalla prestazione alla presa in carico a 360 gradi”. Un ultimo aspetto è invece legato alla funzionalità e all’organizzazione delle strutture: “È importante che i contributi che i Centri Antiviolenza ricevono dai diversi livelli istituzionali siano previsti per più annualità, in modo tale che sia possibile programmare e dare stabilità al personale – concludono Bigon, Camani, Zottis e Possamai – Ed inoltre vanno create le condizioni perché la retribuzione delle operatrici e degli operatori sia più adeguata alla tipologia di attività svolta e alla professionalità espressa”.