Walter Mauriello (presidente di Meritocrazia Italia): “Il coraggio di andare oltre l’apparenza”

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Walter Mauriello, direzione nazionale di Meritocrazia Italia
Walter Mauriello, direzione nazionale di Meritocrazia Italia

A chiusura del confronto della Direzione nazionale svoltasi ad Avellino nei giorni 16 e 17 dicembre e nel pieno del fervore per le festività natalizie, sento di dovermi fermare a fare una riflessione sulla direzione presa dalla società negli ultimi anni – scrive nella nota che pubblichiamo Walter Mauriello (presidente di Meritocrazia Italia) -. La politica, soprattutto quella fatta dai cittadini, non può trascurare il particolare intreccio delle maglie del tessuto sociale.

Meritocrazia Italia a fine direzione nazionale ad Avellino
Meritocrazia Italia a fine direzione nazionale ad Avellino

Fa pensare il fatto che sia stata avvertita la necessità di intervenire con un provvedimento normativo per contenere l’uso del cellulare durante l’orario scolastico. È il sintomo di un inedito consumismo commerciale, ma soprattutto del progressivo degrado etico. È ormai innegabile il sopravvento del desiderio di apparire e resta in disparte la valorizzazione delle personalità.
Parte da questo l’idea di Meritocrazia Italia di sottoporre all’attenzione delle Istituzioni un progetto di promozione della comunicazione gestuale, non verbale ed emotiva, e un nuovo Testo unico sulla regolazione dell’uso e della gestione dei social network. Ai problemi occorre guardare sempre con gli occhi del domani. E, guardando al futuro, spaventa la deriva alla quale può portare la crescente incapacità di comunicare, espressione di un disagio che induce, paradossalmente, all’isolamento nell’era della massima socialità.

Apparenza
Apparenza

Quella dei giovani – riflette Walter Mauriello -è una comunità fragile. Ma altrettanto precaria è la stabilità ostentata dal mondo degli adulti.

Il problema di uno è sempre anche il problema di tutti, perché sono gli individui che fanno le comunità. E uno Stato che non può contare sui talenti, sulla passione e sulla voglia di riuscire di tutti i cittadini è, a sua volta, uno Stato debole e incapace di costruire e conservare benessere.

Viene alla mente quello che Luigi Pirandello raccontava in ‘Uno, nessuno, centomila’.
Scoperto per caso un piccolo difetto fisico, Vitangelo Moscarda vive una profonda crisi d’identità, angosciato dalla nuova certezza che gli altri abbiano di lui una visione diversa da quella che egli stesso credeva di offrire all’esterno. ‘Una’ è l’immagine che ha di sé. ‘Centomila’ quelle che gli altri hanno di lui. Si apre un percorso di conoscenza del proprio io, che porta a scoprire nuove imperfezioni. Vitangelo, cresciuto nella serenità dell’agio, rimette in discussione le relazioni sociali intessute fino ad allora e si chiude in una prigionia emotiva che gli impedisce di condividere il proprio stato d’animo e i propri pensieri. Vince l’insicurezza. Emerge una personalità inedita, che porta il protagonista a scelte contraddittorie rispetto alla sua, dissipata, normalità. Perso ogni punto di riferimento, decide di condividere tutto quello che ha con gli altri, e investe nella realizzazione di un manicomio nel quale vorrà terminare i suoi giorni, scegliendo di essere ‘Nessuno’.

Saper conservare l’equilibrio nelle relazioni è determinante per la qualità della vita. Questo lo dimostra la condizione di quei Paesi che, pur avendo una tradizione importante, hanno nel tempo dismesso l’impegno di crescita, favorendo l’attecchire di guerre e democrazie mai stabili.

Nel 1905, Max Weber, ne ‘L’etica protestante e lo spirito capitalistico’, faceva una considerazione che resta di grande attualità. Metteva in evidenza che gli studenti formatisi in istituti tecnico-scientifici poi divenuti grandi imprenditori, e quelli baciati da ancora maggior successo hanno nel loro percorso di crescita una componente di protestantesimo, nella forma calvinista che sostituisce il modello rigoroso di vita basata sul razionalismo, in realtà ispirato al desiderio di una vita comoda derivante, secondo l’autore, dall’insegnamento cattolico, che punirebbe gli eretici ma sarebbe clemente verso i peccatori. Weber intendeva togliere il velo dall’ipocrisia di un Popolo che vive nelle parole ma si perde dinanzi ai fatti.
Spendiamo quotidianamente parole di solidarietà e altruismo, ma non siamo capaci di combattere le battaglie che meritano.

Meritocrazia Italia sceglie di non restare a guardare. Vuole vivere la politica attivamente, pur sapendo che la democrazia partecipativa è faticosa, richiede il sacrificio della passione e non ammette sosta.

Walter Mauriello (presidente di Meritocrazia Italia)

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Fonte: IL CORAGGIO DI ANDARE OLTRE L’APPARENZA

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