Confindustria, Rifondazione comunista: parola d’ordine è riaprire le fabbriche, nel Veneto genuflesso alle sue richieste

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14mila richieste di riapertura alla data di Venerdì 3 aprile – riporta un comunicato di
Rifondazione comunista Veneto – una campagna martellante sulla stampa e sui social perché sia concessa la ripresa delle attività produttive. Questo è il volume di fuoco di Confindustria.

Una pressione enorme sull’opinione pubblica e sulla politica, da sempre nel Veneto genuflessa alle richieste e ai diktat delle imprese, perché si riaprano le fabbriche. Bisogna produrre, stare sui mercati, impedire che la concorrenza si porti via commesse e clienti.

Mentre il mondo è fermo, i commerci languono, e il lockdown inchioda le filiere dell’economia globale, per confindustria la parola d’ordine è riaprire le fabbriche a tutti i costi.

Non sono bastate le stragi di Bergamo e Brescia, dove le zone rosse non sono state istituite per le pressioni dei padroni sulla politica, e dove centrodestra e centrosinistra, indifferentemente e comunque proni, le hanno subite e si sono adeguati.

Qualsiasi sia il prezzo da pagare, soprattutto se a pagare sono altri, la macchina del profitto non si deve fermare. In un passaggio decisivo della lotta contro la pandemia, i padroni veneti vanno all’attacco, mentre si sanziona qualsiasi violazione delle restrizioni imposte alla mobilità delle persone perché non si diffonda il contagio, incuranti dei costi umani, sociali ed anche economici di una possibile ripresa in forma acuta della pandemia.

C’è un elemento crudemente politico dentro questa insistita volontà degli industriali veneti: lo dicono apertamente quando attaccano i sindacati e in particolare la loro bestia nera, la Fiom Cgil, “nelle aziende sono loro a decidere e a garantire, si fa per dire, la sicurezza”,

Ad oggi non è dato sapere quante siano le aziende che hanno riaperto.

Il protocollo del governo prevede una semplice comunicazione che sarà verificata successivamente dalle prefetture. Nei fatti un via libera a procedere. Se ci saranno conseguenze lo vedremo nel prossimo futuro.

Siamo solo all’inizio di una nuova storia. Le politiche liberiste, i dogmi della centralità dell’impresa e del mercato, gli assi portanti della globalizzazione capitalista, si sono infranti sotto il colpo della pandemia da coronavirus che ne ha mostrato la fragilità e la insostenibilità.

Quello che accade in questi giorni è solo un anticipo dello scontro che ci sarà tra chi vuole che nella sostanza tutto rimanga come prima e la rivoluzione ormai necessaria.

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