Conte e Dal Prà Caputo rientrano: due visioni di Vicenza da banchi opposti del Consiglio comunale

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basilica palladiana
Vicenza

(Articolo- intervista doppia a Giorgio Conte di Fratelli d’Italia e a Stefano Dal Pra Caputo, del PD da Vicenza Più Viva n. 2 ottobre-novembre 2023, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Uno di destra, l’altro di sinistra; uno navigato politico, l’altro al suo secondo mandato; uno appassionato di libri di storia, l’altro esperto scacchista; uno ama Battisti, l’altro i gruppi rock. Le storie incrociate di due protagonisti della politica cittadina. Nel rinnovato Consiglio Comunale di Vicenza ci sono stati due ritorni di spicco tra gli opposti schieramenti. Da una parte Giorgio Conte di Fratelli d’Italia, classe 1961, deputato in Parlamento per tre legislature, vicesindaco e assessore del Comune di Vicenza dal 1998 al 2002 nell’amministrazione guidata da Enrico Hüllweck. Conte è stato poi negli ultimi anni componente di diversi CdA in quota partecipazione pubblica. Dall’altra Stefano Dal Prà Caputo, 32enne del Partito Democratico. Nel 2013, a 22 anni, la sua prima esperienza in Consiglio, quando fu eletto per la prima volta con 232 preferenze. Arrivò anche la nomina dall’allora sindaco Achille Variati come consigliere delegato alla promozione delle attività in Campo Marzo. Due generazioni diverse che abbiamo messo a confronto in questa intervista doppia.

Qual è il quartiere dove è cresciuto? Che ricordi ha della sua giovinezza?

Conte
Sono nato e cresciuto nel quartiere di San Bortolo. Poi la mia famiglia si trasferì in via Brenta (quartiere dei fiumi), in un’epoca serena nella quale si poteva trascorrere la maggior parte del tempo fuori casa senza correre pericoli. Ricordo una bella giovinezza fatta di vita, di sport, musica e amici con i quali avevo costituito anche un gruppo musicale. Giocavo a calcio (Leoniana e Romeo Menti), facevo atletica e scherma; per alcuni anni mi sono dedicato allo scoutismo e poi anche al paracadutismo. Ho ricevuto dai genitori un’educazione rigorosa: a 16 anni sono entrato al Collegio militare “F. Morosini” di Venezia dove l’educazione è diventata formazione e dove ho completato il liceo.

Giorgio Conte
Giorgio Conte

Dal Prà Caputo
Ho mosso i miei primi passi a Ponte San Michele, dopo aver vissuto nel quartiere delle Piscine. La mia famiglia si è poi trasferita sul Lago di Garda, ma a 14 anni sono tornato in centro, a Vicenza. Dal 2018, per motivi di lavoro, vivo di fatto tra Vicenza e Firenze. La mia giovinezza la definirei “impegnata”. Uno dei ricordi più romantici – se vogliamo – che ho di quel periodo è quando la famiglia che abitava sopra di noi – marocchina – ci portava in omaggio il pane. Dietro a quel pane regalato c’era l’impegno di mia madre che, dopo aver guidato per quasi un’ora di ritorno dal suo lavoro in ospedale, dedicava del tempo per insegnare l’italiano e fare ripetizioni al più piccolo di questa famiglia. Forse, simbolicamente, tutto è nato da lì.

Stefano Dal Prà Caputo
Stefano Dal Prà Caputo

Qual è la sua professione?

Conte
Sono un ingegnere, titolare dal 1990 di uno studio professionale in città che si occupa di progettazione, strutture, prevenzione incendi e sicurezza nei cantieri. Collaboro con numerosi architetti e geometri di Vicenza e non solo, seguendo cantieri in molte parti della nostra penisola.

Dal Prà Caputo
Ho una laurea in scienze sociali. Mi occupo in particolare di analisi dei dati del mercato del lavoro. Un impegno che mi consente di monitorare diversi fenomeni. Negli ultimi anni, ad esempio, stiamo assistendo al fenomeno delle “grandi dimissioni”: migliaia di lavoratrici e lavoratori stanno infatti lasciando il loro un posto di lavoro per cercare una professione migliore.

Cosa l’ha spinta a entrare in politica?

Conte
Sono cresciuto e maturato in un’epoca in cui il dibattito politico giovanile era molto acceso. Le cronache degli anni ‘70 e ‘80 registravano manifestazioni quotidiane e per noi giovani la scelta era tra la destra e la sinistra. Scelsi la destra perché rappresentava di più le mie idee e la mia visione di una società che sembrava aver smarrito regole, ordine, giustizia ed equità sociale. Stare a destra significava azione e tradizione, la destra dei valori. Non fu una scelta facile, né tanto meno conveniente, essendo le scuole e quasi tutti gli ambienti sociali occupati da gruppi di sinistra, che ci impedivano anche solo di poter esprimere idee diverse.

Dal Prà Caputo
Quando si è giovani si è, per fortuna, idealisti. L’idea di impegnarmi per provare a far stare meglio chi stava peggio è stato uno dei primi valori che mi ha spinto a entrare in un partito. Così a 15 anni ho fatto la tessera del PD e dei Giovani Democratici e ho iniziato a partecipare a gazebo, incontri formativi, riunioni. Discutevamo sempre di politica. Ed era un gruppo affiatato: segretario provinciale di allora dei GD era Giacomo Possamai. Ma c’erano anche Giacomo Bez, ora consigliere, Stefano Poggi, dottorando all’Università di Padova.

Qual è la sua passione principale al di là della politica?

Conte
Nel tempo libero trovo spazio da dedicare alla lettura, leggo libri di storia contemporanea e di vita vissuta, non amo i romanzi. La passione per la musica ci è stata trasmessa dalla mia famiglia; ho studiato pianoforte per 8 anni e ciò mi ha permesso di sviluppare una discreta cultura musicale.

Dal Prà Caputo
Sono un giocatore incallito di scacchi. Ho partecipato a due campionati nazionali: under 14 e under 16 nel 2005 e nel 2006. Poi, proprio a causa dell’impegno per la politica, ho smesso di giocare per una decina di anni. Ho ripreso durante la pandemia Covid-19. Gli scacchi sono un gioco da cui si impara molto: ogni scelta ha delle conseguenze.

Musica/cantante preferiti?

Conte
Il cantante che mi ha accompagnato sempre, da giovanissimo fino ad oggi, è Lucio Battisti che considero un genio di creatività, modernità e avvenirismo nella cosiddetta musica leggera.

Dal Prà Caputo
Negli anni ho imparato ad ascoltare tutto, ma l’emozione che mi genera la musica rock è unica. Tra i gruppi preferiti: Foo Fighters, Pearl Jam, AC/DC.

Qual è un provvedimento positivo e uno negativo preso finora dal nuovo sindaco Possamai?

Conte
È una domanda difficile, perché non vedo ad oggi provvedimenti significativi e degni di nota, nel tipico stile della sinistra vicentina che quando si trova a governare non per meriti ma per errori commessi dalla destra, si limita ad una ordinaria amministrazione, priva di coraggio e di idee.

Dal Prà Caputo
La scelta di ridurre il costo delle rette degli asili nido è sicuramente un provvedimento centrale. I costi della vita sono incredibilmente aumentati negli ultimi anni. Secondo
una ricerca della Cisl quasi il 20% di chi lavora rinuncia oggi a cure mediche. Di provvedimenti negativi finora oggettivamente non ne vedo.

Quale consigliere dello schieramento opposto stima di più?

Conte
Rientro in consiglio comunale dopo molti anni dalla mia più recente elezione e non conosco i miei colleghi dello schieramento avverso. Vedo eletti molti giovani e questo
mi rinfranca perché smentisce, in parte, l’idea diffusa che i giovani non siano interessati alla politica e alla amministrazione della cosa pubblica.

Dal Prà Caputo
La pensiamo diversamente su molti aspetti ma Giorgio Conte è il politico che stimo di più. A livello amministrativo l’ideologia conta relativamente. L’eccessivo appiattimento generalizzato tra sinistra e destra rischia però di non far capire a chi vota quali sono i valori di riferimento.

Quando interviene Conte in Consiglio comunale ho ben chiaro la “dottrina” di riferimento. Un politico famoso storico o attuale che apprezza?

Conte
Molti, tutti a destra. Giorgio Almirante un italiano onesto, un leader politico coraggioso che seppe portare la destra nell’alveo democratico, Pino Rauti un riferimento culturale e ideale, e per ultimo Gianfranco Fini. Sono stati, in epoche diverse, i personaggi che hanno plasmato il mio percorso politico. Con Fini conservo tuttora una bella amicizia personale.

Dal Prà Caputo
Ne cito tre. Enrico Berlinguer, Giorgio La Pira e Adriano Olivetti, che è stato tra le altre cose anche sindaco di Ivrea e parlamentare del Movimento Comunità, oltre che uno dei più grandi imprenditori italiani. Tutti e tre provenivano da dottrine diverse, ma ognuno di loro, con le idee e l’azione politico-sociale, ha cambiato la propria comunità.

Quali temi utili per la città porterà avanti in questo Consiglio comunale?

Conte
L’offerta culturale e turistica deve crescere, c’è ancora molto da fare. Il centro storico, fiore all’occhiello della nostra città, va conservato e tutelato perché sia sempre più frequentato non solo dai turisti ma anche dai vicentini, giovani e meno giovani. Le attività commerciali vanno aiutate, e sostenute per fare fronte ad una nuova realtà che negli ultimi anni si è molto modificata. La sicurezza è un tema sul quale non va abbassata la guardia; non è vero che il Comune può fare poco, anzi. Può e deve fare di meglio e di più anche nel coordinamento con le forze dell’ordine preposte.

Dal Prà Caputo
Siamo in un contesto unico. Mai come oggi ci sono così tanti over 65 e così pochi giovani. Mai come oggi l’urbanistica è cambiata: non si tratta più di costruire ma di riutilizzare. Mai come oggi il settore della sanità è in crisi. Mai come oggi il tema ambientale e della crisi climatica si sta abbattendo sui territori. Di fronte a questo, tutte le battaglie che riguardano il miglioramento della qualità della vita sono fondamentali. Dal sostegno dei più deboli tramite welfare alle nuove case popolari. Dalle nuove piazze e luoghi di incontro nei quartieri al riutilizzo di spazi in disuso.

Quale aspetto ama di più della città di Vicenza?

Conte
Vicenza ha un territorio fantastico in grado di offrire varie opportunità. Devo dire che non amo molto la vicentinità, intesa come quella mentalità che porta la nostra città a un ruolo di marginalizzazione rispetto ad altri comuni capoluogo della nostra regione. Spero che lo sviluppo della nostra università possa invertire questa tendenza per conferire a Vicenza un’immagine di città moderna e attraente.

Dal Prà Caputo
La bellezza di Vicenza è data dal suo essere comunità. Pur essendo una città di medie dimensioni ti basta entrare qualche volta nello stesso bar o negozio che già ti senti conosciuto, uno del posto. Questo essere comunità è un aspetto che amo. Allo stesso tempo però non bisogna arroccarsi, pensare che si possa vivere di rendita, solamente di quello che è stato fatto nel passato. Vicenza ha un futuro tutto da scrivere.