Corte Suprema Usa non accelera decisione sull’immunità presidenziale: temporanea vittoria di Trump?

Corte Suprema Usa e immunità per Trump
Corte Suprema Usa e immunità per Trump. Formal group photograph of the Supreme Court as it was been comprised on June 30, 2022 after Justice Ketanji Brown Jackson joined the Court. The Justices are posed in front of red velvet drapes and arranged by seniority, with five seated and four standing...Seated from left are Justices Sonia Sotomayor, Clarence Thomas, Chief Justice John G. Roberts, Jr., and Justices Samuel A. Alito and Elena Kagan. .Standing from left are Justices Amy Coney Barrett, Neil M. Gorsuch, Brett M. Kavanaugh, and Ketanji Brown Jackson...Credit: Fred Schilling, Collection of the Supreme Court of the United States.

Non esistono giudici di Obama, di Trump, di Bush, di Clinton”. Con queste parole John Roberts, presidente della Corte Suprema, cercò di correggere Donald Trump nel 2018 dopo la severa critica dell’allora presidente al giudice Jon S. Tigar. L’ex presidente aveva attaccato Tigar, giudice federale, etichettandolo come un “giudice di Obama” perché il togato aveva sospeso un ordine di tolleranza zero sui migranti emesso dalla Casa Bianca. Roberts aveva insistito che tutti i giudici sono imparziali a prescindere di chi li avrà nominati.

Trump non avrà tutti i torti che i giudici avranno una certa parzialità nelle loro decisioni ma Roberts ha ovviamente ragione. Una delle prove ci viene subito in mente durante l’elezione presidenziale del 2020 quando la Corte Suprema, nonostante le tre nomine di Trump, non ha accolto le richieste dell’ex presidente di ribaltare l’elezione a suo favore.

John Roberts, Presidente della Corte Suprema Usa.

Il recente rifiuto della Corte Suprema di accettare la richiesta di decidere in tempi accelerati sulla questione dell’immunità presidenziale ci fa credere che Trump in questo caso potrà sorridere. Jack Smith, procuratore speciale in due delle incriminazioni federali di Trump, aveva richiesto una decisione di emergenza per determinare se l’ex presidente possieda o meno l’immunità per possibili reati commessi durante i suoi 4 anni alla Casa Bianca.

Si tratta di una leggera vittoria per Trump perché fa il suo gioco di rallentare i suoi processi, sperando di rimandarli il più possibile e archiviarli in caso di una sua vittoria alle presidenziali del 2024.

Smith ha finalmente capito il gioco di Trump e aveva chiesto alla Corte Suprema di considerare l’istanza per determinare se un ex presidente può essere processato o no. Gli avvocati di Trump avevano sollevato la questione dell’immunità nel procedimento penale in corso a Washington per gli aventi dell’insurrezione del 6 gennaio del 2021. La giudice Tanya Chutkan aveva stabilito l’inizio del processo per il 4 marzo del 2024 ma ha poi deciso di bloccare il tutto finché la Corte di Appello non emettesse la sua decisione sull’immunità.

Smith, però, ha cercato di bypassare la Corte d’Appello andando direttamente alla Corte Suprema, capendo che il tempo stringe e considerando anche il fatto che Trump sarà occupato in altri 3 processi criminali nel 2024 e due civili.

Uno dei civili si concluderà alla fine del corrente mese a New York e determinerà la multa che Trump dovrà pagare per illeciti fiscali.

Un secondo processo civile sulla diffamazione di E. Jean Carroll anche a New York si terrà a gennaio 2024.

Per quanto riguarda gli altri tre procedimenti penali, quello sui documenti top secret posseduti illegalmente da Trump è programmato che inizi a maggio mentre gli altri due sono presso tribunali statali, uno a New York (inizio a marzo) e l’altro in Georgia (inizio ad agosto).

Considerando il fatto che ognuno di questi processi potrebbe durare 3 o 4 mesi sarà difficile gestirli a causa della presenza obbligatoria dell’accusato nell’aula del tribunale. Ovviamente la campagna presidenziale sarebbe già in corso e si avrà l’anomala situazione in cui uno dei due maggiori candidati alla presidenza sarà imputato.

Jack Smith, Procuratore Speciale di due procedimenti penali federali su Donald Trump.

I legali di Trump avevano sollevato la questione dell’immunità presidenziale nel processo di Washington e la giudice Tanya Chutkan ha deciso di bloccare il caso nonostante le sue obiezioni. La Chutkan ha scritto che il signor Trump non gode, secondo la costituzione americana, di quel privilegio che gli permette di evitare responsabilità per possibili reati durante la sua presidenza.

Il caso è stato inviato alla Corte di Appello che ha accettato e promesso di agire in tempi rapidi. Ambedue le parti dovranno sottoporre le loro ragioni per iscritto entro il 2 gennaio e il tribunale terrà un’udienza 7 giorni dopo. Il fatto che la Corte di Appello abbia indicato la celerità delle sue azioni avrà influenzato la Corte Suprema a non discutere il caso adesso ma potrebbe farlo dopo la decisione della corte inferiore.

La questione dell’immunità presidenziale è stata già esaminata dalla Corte Suprema in alcuni casi in passato. Uno dei più eclatanti è stato quello del 1974 con Richard Nixon il quale si era rifiutato di rilasciare le registrazioni ufficiali della Casa Bianca nelle procedure dello scandalo di Watergate. La Corte Suprema gli impose di farlo e dopo pochissimo tempo Nixon rassegnò le sue dimissioni. Il suo successore, Gerald Ford, gli concesse la grazia per qualunque reato avesse potuto commettere durante la sua presidenza. La concessione della grazia suggerisce che Nixon da presidente non godesse di immunità.

La questione dell’immunità sarà decisa o dalla Corte di Appello di Washington o in caso contrario dalla Corte Suprema ma non si prevede una decisione favorevole per Trump. Un tale esito vorrebbe dire che i presidenti possono fare quello che vogliono divenendo in effetti monarchi con poteri assoluti.

La vittoria di Trump in questo momento, però, è quella di ritardare i quattro procedimenti penali in corso con la speranza che qualcosa possa interromperli. Ma questi non sono gli unici grattacapi per l’ex presidente. La recente decisione della Corte Suprema Statale del Colorado di impedire la sua candidatura alle primarie repubblicane, avendolo dichiarato ineleggibile per il suo coinvolgimento negli assalti al Campidoglio il 6 gennaio 2021, è un’altra grossa grana per Trump.

La Corte del Colorado ha spiegato che Trump ha violato la Sezione 3 del 14esimo emendamento la quale dice che chiunque abbia partecipato a insurrezioni o rivolte contro gli Stati Uniti dopo avere prestato giuramento non potrà più ricoprire incarichi pubblici.

Parecchi altri Stati stanno esaminando se i coinvolgimenti di Trump negli assalti al Campidoglio lo escluderebbero anche dalle loro elezioni. Inevitabilmente il caso raggiungerà la Corte Suprema la quale avrà difficoltà a non accettarlo. I giudici della Corte Suprema, con la maggioranza che pende a destra (6 di orientamento conservatore, 3 liberal) avranno il durissimo compito di decidere se un imputato in quattro processi penali e anche accusato di avere partecipato a un’insurrezione contro gli Stati Uniti merita un’altra opportunità per riconquistare la Casa Bianca.