Foibe, Zaia e Ciambetti contro Anpi: “revisionismo è delirio”

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Foibe, un'immagine
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“A tutti capita di sbagliare, e ammettere i propri errori è sempre un esercizio virtuoso. Ma che l’Anpi, storicamente e istituzionalmente dalla parte degli oppressi e dei perseguitati, possa aver sostenuto, anche soltanto per un secondo, che le foibe e Basovizza sono un’invenzione ci lascia sgomenti”.

Lo dice il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, intervenendo dopo la pubblicazione sul profilo facebook dell’Anpi di Rovigo di affermazioni negazioniste rispetto all’eccidio delle foibe.

“Non più tardi di una settimana fa, in occasione della giornata della memoria per la Shoah che abbiamo celebrato nell’antico Ghetto Ebraico di Venezia – ricorda Zaia – avevo sostenuto che il male peggiore per le nostre giovani generazioni è il revisionismo che si alimenta di fake news e di web”.

“Intendevo, ovviamente, qualsiasi revisionismo, riferito a qualsiasi fenomeno della nostra storia – aggiunge il Governatore – perché, così come non si può accettare il revisionismo su milioni di morti nei lager nazisti, non è accettabile il revisionismo sui tanti nostri fratelli barbaramente trucidati da un delirio ideologico non molto dissimile dal nazismo”.


“Viene da chiedere, parafrasando William Clarke Styron, dove fosse Dio a Basovizza, Pisino, Vines, Opicina Corniale…e ripensando a quanto dichiarato dall’Anpi di Rovigo,  rispondere ‘E dov’era l’uomo a Basovizza, Pisino, Vines…”?  Il presidente del Consiglio regionale del veneto, Roberto Ciambetti, interviene nella polemica sul messaggio pubblicato nel profilo Facebook dell’Anpi di Rovigo. “Sono molti i punti di riflessione di questa vicenda: innanzitutto quanto radicato e profondo sia ancora l’odio verso istriani e dalmati colpevoli solo di non essere slavi e di non essere irreggimentabili nelle falangi comuniste titine:  in questo odio epifanico si svela la vera anima di chi vanta una presunta superiorità morale e un sentimento di alterità inaccettabile – continua Ciambetti –  E’ lo stesso razzismo ignorante e offensivo di chi ancora oggi cita il Protocollo dei Savi di Sion, che, come fonte, dimostra solo l’ignoranza volgare di chi ad essa si richiama. Siamo davanti a un tragico, quanto rivelatorio, esempio di hate speech e ciò  si pone come secondo spunto di riflessione:  l’hate speech, l’incitamento all’odio e alla diffusione del pregiudizio attraverso la rete è un fenomeno devastante che non solo fa emergere il volto autentico di certa gente ma rischia di inquinare oltremisura lo scenario in cui viviamo, perpetuando nel tempo falsità colpevoli capaci di riaprire ferite che si speravano essere, almeno in parte, rimarginate”