Indennizzi risparmiatori, Zanettin alla Camera: “nessuno finora ha visto il becco di un quattrino”

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Pierantonio Zanettin in un suo intervento alla Camera
Pierantonio Zanettin in un suo intervento alla Camera

Di seguito l’intervento del deputato Pierantonio Zanettin alla Camera sulla legge bilancio 2020

Parliamo innanzitutto del Fondo indennizzo risparmiatori, introdotto con la legge di bilancio dell’anno scorso, modificato con il decreto “crescita” ed ulteriormente modificato in prima lettura al Senato.

Voglio per prima cosa ricordare a quest’Aula che il 9 febbraio di quest’anno i due Dioscuri del Governo gialloverde si erano presentati a Vicenza e, di fronte a migliaia di risparmiatori, avevano fatto solenni promesse. Taluno, forse travolto dall’entusiasmo del momento, si era addirittura sbilanciato invitando i presenti a fornire seduta stante il proprio IBAN, perché la settimana successiva avrebbero potuto ottenere direttamente sul proprio conto corrente l’accredito dell’indennizzo.
Diversi mesi sono passati, molti risparmiatori sono ormai allo stremo delle forze, tutti sono delusi e nessuno finora ha visto il becco di un quattrino. Il portale Consap per la presentazione delle domande di indennizzo ha iniziato a operare soltanto nel mese di agosto, ma ha immediatamente presentato enormi problemi di fruibilità. Le critiche unanimi dei risparmiatori hanno imposto al Governo un rinvio del termine finale, che è stato prorogato al prossimo 18 aprile proprio con un emendamento presentato al Senato in prima lettura di questo disegno di legge di bilancio.
Dunque, permangono ancora severe criticità. La banca depositaria, Banca Intesa, continua ad avere difficoltà a consegnare la documentazione necessaria agli ex azionisti di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. La stessa Banca Intesa, con propria mail del 26 novembre scorso inviata alle associazioni dei risparmiatori, ha informato che era stata ulteriormente modificata la modulistica per richiedere la documentazione necessaria a presentare la domanda di indennizzo. Ma, intanto, che fine faranno le domande presentate con la vecchia modulistica? Che fine ha fatto la richiesta all’Unione europea per l’elevazione a 200 mila euro del tetto del patrimonio per accedere alla procedura semplificata? Non sono ancora state tipizzate dalla commissione tecnica le violazioni massive che giustificano le domande di indennizzo cosiddetto “non forfettario” per chi avesse avuto al 31 dicembre dello scorso anno reddito superiore ai 35 mila euro e patrimonio immobiliare superiore ai 100 mila euro. Queste domande, Viceministro, sono tutte in standby.
Inoltre, avevo presentato degli emendamenti migliorativi che non si sono però potuti esaminare in questa sessione di bilancio perché il testo arrivato dal Senato è stato blindato dalla maggioranza. La vostra scelta di impedire a questo ramo del Parlamento di esaminare nel merito la manovra di bilancio è antidemocratica e incostituzionale. Con emendamento abbiamo proposto la possibilità di erogare acconti per i risparmiatori più in difficoltà senza attendere la scadenza del 18 aprile. Con altro emendamento avevo proposto di elevare al 95 per cento l’indennizzo per quei risparmiatori titolari di obbligazioni subordinate che erano state convertite in azioni delle banche poste in risoluzione nell’imminenza del crack, ma non è stato potuto esaminare questi emendamenti per la scelta politica che avete fatto e, quindi, queste richieste non potranno essere accolte. Avevo proposto di eliminare l’assurdo divieto di erogare compensi ai consulenti.
Se questa norma si poteva giustificare l’anno scorso, quando il Governo aveva garantito che le domande di indennizzo sarebbero state molto facili da presentare e alla portata di tutti, oggi non è più così. La presentazione della domanda, a detta di tutti i risparmiatori, è complicatissima e richiede competenze informatiche che possiede solo una ristrettissima fetta della popolazione. Tutti i risparmiatori interessati si stanno rivolgendo a dei consulenti. Quindi, perché obbligarli a versare i compensi in nero o attraverso pratiche elusive? Aboliamo, quindi, tale divieto e rendiamo legittimo e trasparente il pagamento del compenso, ma anche questo emendamento per la vostra scelta non si potrà esaminare.
Passiamo, quindi, ora a un esame del comparto giustizia, altro settore che per esperienze pregresse ritengo di conoscere con un adeguato grado di precisione. Vengo alle piante organiche. Il Ministro Bonafede, nei suoi interventi televisivi e nei convegni a cui partecipa, non perde occasione per esaltare quella che ama definire una svolta epocale in merito all’aumento della pianta organica dei magistrati e del personale amministrativo. Questo epocale aumento di magistrati, a suo dire, consentirà di sveltire i processi, cosicché sarà finalmente risolto anche l’annoso problema della loro ragionevole durata, con buona pace della prescrizione. Peccato, però, che di questa svolta epocale nessuno si accorga nel mondo reale degli uffici giudiziari.
Anche in questa legge di bilancio si annuncia con grande enfasi l’aumento di 600 unità della pianta organica dei magistrati. In realtà questo aumento, come già avevamo detto lo scorso anno, ha esclusivamente carattere cosmetico e propagandistico. Dimentica o finge di dimenticare, il Ministro Bonafede, che l’organico della magistratura sconta da sempre una storica scopertura. Nell’intervento da me reso esattamente un anno fa, il 6 dicembre 2018 sulla legge di bilancio, ricordavo i numeri reali: i posti in organico erano un anno fa complessivamente 9.921; di questi 1.136 erano vacanti, perché il numero di magistrati in servizio era, com’è attualmente, inferiore alle necessità.
A distanza di un anno non è cambiato praticamente nulla. Numeri alla mano, i dati aggiornati ci dicono che i posti in organico sono complessivamente 9.991 e le vacanze 1.012. Aumentare l’organico tabellare, quindi l’organico teorico, è un provvedimento agevole da attuare e non costa niente in termini di copertura, perché in effetti non comporta nessuna assunzione ed è facile da veicolare sui social come riforma epocale. È un classico provvedimento virtuale, buono solo per la campagna elettorale e i talk show televisivi privi di autentico contraddittori.
In prospettiva, avrà invece un effetto assai negativo sugli uffici giudiziari perché, nel momento in cui saranno aperti gli interpelli per le nuove sedi vacanti, si verificherà una migrazione di magistrati dalle sedi più disagiate verso gli uffici giudiziari di maggiori dimensioni o meglio organizzati.
La vera svolta epocale il Ministro dovrebbe attuarla, invece, sul fronte dei concorsi per l’accesso alla magistratura ma, ahimè, proprio da questo lato si percepisce semmai un sensibile regresso del Ministro Bonafede rispetto ai suoi predecessori. I numeri parlano chiaro: i posti messi a concorso dal Ministro Bonafede sono inferiori alla media degli ultimi anni. Con il concorso 2019 i posti banditi sono solo 310. L’anno scorso il concorso era stato bandito per 330 posti. Sono numeri sensibilmente in calo rispetto agli anni precedenti. Il concorso 2017 era stato bandito per 320 posti, ma nel 2016 i posti banditi erano stati, invece, 360 e altrettanti erano stati nel concorso 2015.
Ai tempi del Governo Berlusconi i posti banditi con il concorso 2009 erano 350 e 360 con il concorso 2010. Se si voleva cercare di coprire almeno in parte i posti vacanti, già l’anno scorso avevo proposto di innalzare l’età pensionabile dei magistrati che, come è noto, in generale sono una categoria di pubblici impiegati che non ha certo fretta di andare in quiescenza. In questo modo si trattenevano in servizio magistrati esperti e dei neoassunti andavano a coprire i vuoti effettivi di organico, ma questo consiglio non è stato preso in considerazione dalla maggioranza.
Per garantire maggiori risorse umane agli uffici giudiziari sarebbe opportuno anche mettere mano alla riforma sulla magistratura onoraria. I tre impegni giornalieri previsti dalla “riforma Orlando” sono effettivamente troppo limitati e possono essere ampliati.
Mi accingo alla conclusione, Presidente, e faccio un’ultima considerazione. Un’ultima raccomandazione la voglio fare al Viceministro Castelli, che è qui in Aula e che vedo che mi sta ascoltando. Verifichi, per cortesia, che siano inseriti in manovra gli stanziamenti per l’assunzione dei vincitori del concorso in magistratura bandito nel 2018.
Le raccomanderei di non ripetere la gaffe del bilancio dello scorso anno, in cui il Ministro Bonafede si era dimenticato di inserire i fondi necessari per assumere i vincitori del concorso 2017 che dovranno attendere il 1° gennaio prossimo per entrare nel ruolo di magistrato.
Almeno questo risparmiatecelo