Fortificazione degli Altipiani vicentini: un excursus storico

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A partire dal 1907, in previsione di uno scontro militare con l’Italia sui confini meridionali dell’Impero, il comando austriaco diede inizio, su idea del Generale Franz Conrad von Hötzendorf,  ad una massiccia fortificazione degli Altipiani di Folgaria Lavarone e Luserna allo scopo di garantirsi uno spazio di manovra per le truppe destinate all’offensiva verso la pianura veneta.

Tra la Cima Vezzena ad est e il Dosso delle Somme a sud-ovest, vennero costruite sette imponenti fortezze: Forte Vezzena, “Spitz Verle”, detto “l’occhio degli altipiani” per la sua funzione di osservatorio grazie alla sua posizione strategica, iniziato a costruire nel 1910 all’inizio delle ostilità non era ancora terminato, controllava tutta la zona di Asiago a sud e la Valsugana a Nord; Forte Busa Verle, costruito tra il 1907 e il 1914, fungeva da appoggio e da difesa al dominante Forte Vezzena e sbarrava la strada ad eventuali attacchi dalla Val d’Assa.

Poteva ospitare una guarnigione di oltre 200 soldati e 9 ufficiali; Forte Luserna, “Werk Lusern”, soprannominato dagli Italiani “il Padreterno” per la sua mole, venne ultimato nel 1912 su progetto dell’ingegnere Eduard Lakom.

Il suo compito principale era presidiare ed appoggiare l’avanzata dei soldati asburgici verso sud, in direzione del Monte Cimone; Forte Sommo Alto, “Zwischenwerk”, progettato dal Capitano Schönherr, fu costruito tra il 1911 e il 1914 con ruolo di collegamento tra il Forte Cherle e il Forte Dosso delle Somme.

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Forte Cherle sugli altipiani di Folgaria (Foto di Gherardo Ghirardini)

Il suo scopo principale era controllare il vicino Passo Coe. In tutto poteva ospitare 162 soldati e 6 ufficiali; Forte Dosso delle Somme, “Werk Serrada”, progettato dal Capitano Ing. Rudolf Mayer, fu realizzato tre il 1911 e il 1914. Era in grado di controllare il versante settentrionale del Pasubio (in particolare del Col Santo) e di bloccare assieme al vicino Forte Sommo Alto un’eventuale risalita dalla Valle di Terragnolo. Forte Cherle, “Werk Sebastiano”, costruito tra il 1909 ed il 1913 su progetto dell’ingegnere del Genio tenente Eugen Luschincki. Poteva ospitare, oltre agli ufficiali, 180 artiglieri e 50 “Landschutzen”; Forte Belvedere, il Gschwent, fu realizzato tra il 1909 e il 1912 su progetto del tenente ingegnere Rudolf Schneider e controllava l’alta Val d’Astico.

Questa possente linea difensiva si opponeva ai forti italiani: Forte Verena, Forte Campolongo, Forte Casa Ratti e Forte Campomolon e tra il maggio e l’agosto 1915 impedì di fatto i tentativi di sfondamento italiani e nel maggio dell’anno successivo permisero l’offensiva che fece arretrare la linea di difesa italiana fin sulle alture di Asiago. Forte Cherle (1445 m), a soli 2 km dalla prima linea, era il più vicino alle posizioni italiane e assieme a Forte Sommo alto (1614 m) che teneva sotto controllo gli accessi da Val Orsara – Passo Coe e Forte Dosso delle Somme (1670 m) che controllava l’accesso dal Passo della Borcola, costituiva uno dei principali punti di forza dello schieramento fortificato dell’altopiano di Folgaria. In combinazione con Forte Gschwent Belvedere dominava il solco dell’alta Val d’Astico e in concerto con Forte Sommo alto sbarrava l’accesso dal Passo della Vena e dall’altopiano dei Fiorentini. Il progetto prevedeva tre strutture che andavano a formare una sorta di triangolo isoscele, con la base formata dal corpo della casematte (80 metri di lunghezza) e da due corpi di fabbrica, più lunghi, dove erano posizionati i 4 obici da 100 mm con cupole girevoli. Le casematte erano formate da due piani che, alla fine, diventavano di un solo piano seguendo l’andamento irregolare del terreno. Questo lato del forte terminava con due osservatori blindati che potevano essere anche armati con delle mitragliatrici. Le cupole degli obici si trovano invece a circa 80 metri di distanza ed erano collegate con dei tunnel scavati nella roccia. Sotto ogni cupola si trovavano delle riservette che fornivano le munizioni grazie a dei montacarichi. L’intero complesso aveva una copertura di 5 metri di calcestruzzo ed era indipendente dal punto di vista energetico e del rifornimento idrico. Forte Cherle era difeso anche da un grande fossato, tre linee di reticolati e da una batteria “traditor”, ovvero una postazione con un cannone e alcune mitragliatrici posizionate poco distante (in questo caso ad est, a quota 1446) collegata con dei camminamenti. Era anche dotato di un tunnel sotterraneo lungo 100 metri che proseguiva in seguito come camminamento coperto verso il bosco.

ARMAMENTO

4 obici da 100 mm Mod 9, su torrette girevoli

2 obici da 100 mm Mod 12

1 osservatorio blindato

2 cannoni da 60 mm Mod 10 18 postazioni di mitragliatrice

Era comandato dal capitano Edmund Proksch e data la sua posizione avanzata, era tenuto sotto tiro dalla vicina fortificazione italiana del Forte Campomolon, posto in posizione dominante (1850 m) e con obici dotati di maggior calibro (anche 280 mm), quasi il doppio di quelli austriaci, che effettivamente bombardarono in modo massiccio il forte austriaco tra il 25 e il 26 aprile 1915.

Pesantemente bombardato e parzialmente danneggiato, la sua funzione venne rivista dopo l’avanzata del maggio 1916. Come altri forti austro-ungarici, venne trasformato in deposito armi ed alloggio per le truppe non trovandosi più in prossimità del fronte. Una volta che questo fu abbandonato dagli austriaci, il forte fu quindi occupato dai soldati italiani nel novembre 1918. Dopo la guerra, e precisamente con il Regio Decreto 1882 del 12 agosto 1927, il forte fu radiato dalle opere militari, dandolo in affitto al Comune di Folgaria per 29 anni a partire dal 1º gennaio 1931, assieme al Forte Sommo Alto e Forte Dosso delle Somme. Dal 18 maggio 1935 il forte appartiene al comune di Folgaria. Dopo che il forte passò in mano al comune, si iniziò a depredarlo del metallo che poteva ancora essere utile da parte dei “recuperanti”, utilizzando addirittura della dinamite e riducendolo nello stato in cui lo si vede oggi. Dalla sua cima si possono vedere, verso Nord, i forti Luserna, Belvedere Busa Verle e Vezzena. Proseguendo con lo sguardo verso Nord Est si vedranno i risalti di Cima Manderiolo, l’incavo di Porta Manazzo, Cima XII e il Portule; an- cora più a Est il Forte Verena e volgendo a sud in direzione Tonezza del Cimone, si potrà vedere la quota 1850 del Forte Campomolon.

Come arrivarci: Arrivati a Passo Sommo provenendo da Carbonare si gira a sinistra in direzione Fiorentini. Dall’ampio parcheggio dell’Albergo Cherle il forte dista solo 500 metri. Nelle vicinanze si possono visitare anche un cimitero di guerra austriaco, i resti di un ospedale e la scala dell’Imperatore, una scalinata di circa duecento scalini fatta costruire in onore di Carlo I che vi-itò i forti nel 1917.

Di Gherardo Ghirardini da Storie Vicentine n. 3 Luglio-Agosto 2021

In uscita il prossimo numero di Marzo 2023

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Fonte: Fortificazione degli Altipiani vicentini: un excursus storico , L’altra Vicenza