Panforte Sapori comprato al Pam di Vicenza: come muore il made in Italy e nascono il panforte ????? o Lezzetler kelimesi

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Panforte Sapori forse mal conservato al Pam di Vicenza
Panforte Sapori forse mal conservato al Pam di Vicenza

Le feste di Natale, e non solo, sono ormai la celebrazione di quell’inno alla voracità e all’ingordigia che papa Francesco ha condannato nella notte che dovrebbe celebrare la nascita di Gesù, nome che non segue più quello del suo Natale. Se non si consumasse qualcosa, anche di più…, nelle feste, mi direte, perderebbero definitivamente il lavoro anche gli operai appena riassunti nella nuova Melegatti, ma quel lavoro, che dà, o ridà all’uomo, la sua dignità va arricchito dai valori che dovrebbe conservare e tutelare: i sapori del made in Italy. E quindi anche chi vi scrive, goloso ma speriamo non ingordo, ha ceduto alle tentazioni e, dopo un indigeno panettone Loison, è andato (in verità mia moglie è andata…) al Pam di viale Trento a Vicenza e ha comprato il “classico” torrone Sperlari e lo “storico” panforte Sapori, dedicato, come la pizza patrimonio dell’Unesco, alla regina Margherita di Savoia.

Ebbene se del gusto, plasticoso, del torrone Sperlari non possiamo darvi documentazione finché, e prima o poi succederà, le nuove tecnologie non ci consentiranno immagini non solo visibili ma anche “papillabili“, vi mostriamo qui la foto di quello che dovrebbe essere il panforte Sapori e di quello che ci si è mostrato quando, golosi, e un po’ ingordi dopo l’ottimo panettone di Costabissara, lo abbiamo tirato fuori dalla sua custodia.

Dell’immagine, che per anni ritrovavamo, sia pure con una lenta deriva nel gusto, nel dolce senese all’interno delle immutate, queste sì, confezioni di cartone, non c’è stata traccia oggi nel contenuto, un ammasso di canditi, zucchero e chissà cosa, che, magari, rispetterà, l’elenco e le proporzioni degli ingredienti sulla scatola, ma che ci è apparso spellato non solo esteticamente ma anche dei… Sapori made in Italy.

Siamo stati, allora, sfortunati (mia moglie lo è stata?) nel prendere dagli invitanti scaffali una, l’unica confezione mal cotta e peggio controllata da quel controllo di qualità che in una ditta con quel marchio dovrebbe esserne all’altezza?

O il nuovo panforte Sapori (la Sapori 1832 è passata al gruppo italiano Colussi), come tanti altri prodotti che il bollino prestigioso del made in Italy lo conservano solo perché vengono confezionati in Italia con ingredienti, però, alieni e cuochi bravissimi… a preparare sushi e kebab, ci fa capire che forse la sua copia cinese o la sua versione turca sarà altrettanto collosa e solo zuccherosa ma, almeno, non non ci illuderà col nome Sapori, proponendosi correttamente e con trasparenza come Panforte ????? o come Panforte Lezzetler kelimesi, made in China il primo, rigorosamente turco il secondo.

Magari queste… evoluzioni senza le attese storiche ci piaceranno anche, ma spereremmo che la Sapori ci documentino che mia moglie è stata solo sfortunata al Pam di Vicenza e non solo una delle tanti testimoni di un degrado costante del prodotti made in Italy, che, per rimanere competitivi, abbassano i costi, di ingredienti e capacità professionali, a scapito della qualità del prodotto finale.

Con danno per se stessi, peggio per loro, ma, anche e purtroppo, per tutto il made in Italy.