La Vicenza degli orrori: la ex Siamic, da 35 anni in abbandono. Immobile Provincia non interessa ai privati anche a prezzo e condizioni favorevoli

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Ex Siamic
Ex Siamic

È così da almeno trent’anni. Chiuso e abbandonato, ormai rudere conclamato. L’ennesimo nel centro della città. La ex Siamic (come è chiamata popolarmente) occupa l’angolo fra viale Verdi e via Battaglione Monte Berico con tre corpi di fabbrica adiacenti: la palazzina degli uffici e della biglietteria, l’officina e il garage. La superficie copre 1.148 metri quadri, la cubatura è 7.212 metri cubi. Un’area decisamente appetibile anche perché è prospicente Campo Marzo e con vista su Monte Berico.

Ex Siamic, uno scorcio
Ex Siamic, uno scorcio

La Provincia, che ne è la proprietaria dal 1985, nel Documento unico di programmazione 2018-2020 dichiara alienabile la ex Siamic e la mette in vendita con un bando d’asta pubblica pubblicato il 19 maggio 2020 e scadenza del termine per partecipare il successivo 2 ottobre. Gli importi a base d’asta sono 1.760.000 euro in prima e seconda battuta e 1.672.000 in terza. Una quotazione davvero conveniente anche per la presenza di tre condizioni favorevoli: i fabbricati non sono sottoposti a vincoli perché non presentano interesse archeologico; le volumetrie possono aumentare dal 25 al 35%; il PRG ne consente la demolizione e la ricostruzione.

Ex Siamic, uno scorcio laterale
Ex Siamic, uno scorcio laterale

Non ostante ciò, tutti e tre gli incanti vanno deserti e il rudere è destinato a rimanere tale chissà ancora per quanto tempo abbandonato e in progressiva fatiscenza.
La storia della sede vicentina della Siamic comincia a metà del 1929. La Società Italiana Autoservizi Mediterranei In Concessione nasce agli inizi del Novecento a Perugia, fallisce nel 1922 ed è rilevata all’asta fallimentare da un giovane imprenditore bolognese, Ugo Sisto Stefanelli. Che ha una intuizione fortunata: dedicare un ramo d’azienda alla gestione di autolinee pubbliche. La area prescelta è il Veneto, dove Stefanelli spedisce il nipote Alfonso per sviluppare il nuovo business partendo da Treviso.
In pochi anni la Siamic si estende in tutto il Veneto, in Emilia, in Lombardia, in Liguria, fino in Toscana. Stefanelli costruisce le autostazioni, infrastrutture necessarie per l’esercizio delle autolinee. ll 27 aprile 1929 la Società Servizi Automobilistici Schio presenta al Comune la richiesta di autorizzazione a costruire quella di Vicenza in una area priva di costruzioni che fronteggia il Mercato Ortofrutticolo. Nasce così il polo cittadino delle linee di trasporto: di fronte alla Siamic c’è la stazione della Società Tranvie Vicentine (quella delle littorine, leader nel trasporto locale su rotaia), di fianco ci sono gli edifici che ne ospitano rimesse e officine. Poco più in là lo scalo vicentino delle Regie Ferrovie.

Ex Siamic, vista frontale
Ex Siamic, vista frontale

Per più di cinquant’anni a Vicenza Siamic significa per antonomasia autocorriere. Quelle popolari, azzurre, che portano i vicentini sulle strade di tutta la provincia e del Veneto, sulle spiagge e sulle montagne, nelle città e nei paesi. Negli anni Settanta il pubblico comincia a entrare nel settore dei trasporti: dal 1° agosto 1978 la Ferrovie e Tranvie Vicentine (società per azioni di proprietà della Provincia, fondata nel 1951) fa concorrenza alla Siamic con le sue linee su gomma che via via sostituiscono quelle su rotaia, dismesse. Contemporaneamente lo sviluppo dell’automobile personale toglie clientela alle corriere.
La Siamic scompare da Vicenza a metà degli anni Ottanta. La Provincia acquista la autostazione il 21 giugno 1985. È l’inizio della fine. Scalo, mezzi, officine sono trasferiti nella vicina sede di FTV in viale Milano, inaugurata trent’anni prima. Il complesso di viale Verdi diventa inutilizzato e deserto.
La Provincia ogni tanto si preoccupa di quei suoi immobili in abbandono nel centro della città. Nel 2004 il sindaco Enrico Hullweck e la presidente della Provincia Emanuela Dal Lago firmano una intesa urbanistica in cui la ex Siamic è destinata a diventare l’albergo a cinque stelle che manca in Centro Storico. La ipotesi rimane però sulla carta perché alcuni residenti negli edifici in prossimità, nel timore di un aumento spropositato di cubatura e altezza della vecchia autostazione, avviano un contenzioso. Tutto si ferma fino al 2012 quando il sindaco Achille Variati e Attilio Schneck, numero uno della Provincia, rinegoziano l’accordo di otto anni prima cancellando la destinazione a struttura ricettiva e sostituendola con quella commerciale, direzionale e residenziale.
La modifica urbanistica però non provoca alcun cambiamento. La autostazione non interessa a nessuno, come san-cisce il fallimento dell’asta dell’ottobre 2020.
E così Vicenza è costretta a subire un altro affronto alla sua grande bellezza, con quella palazzina color ocra dagli ingressi sbarrati, con quel capannone cupo e sporco che incombono sia sull’incompiuto e incomprensibile piazzale Bologna che, purtroppo, sullo scorcio del più grande parco cittadino. Oggi la vecchia autostazione è davvero un’isola di bruttezza e di degrado, esempio della incapacità del pubblico di conservare e valorizzare i propri beni, perfino quelli che hanno, quanto meno, un valore economico.
Per le istituzioni locali le soluzioni sono o l’abbandono o la vendita. O addirittura la svendita, come finirà per la ex Siamic, che troverà sicuramente un acquirente in una futura asta in cui il prezzo dell’immobile sarà decurtato a tal punto da garantire al privato la massima convenienza dell’operazione.
Perché la Provincia non ha mai pensato di riappropriarsi della vecchia autostazione e di convertirla in edificio pubblico con adeguata destinazione? È la domanda, che resterà sempre senza risposta, che ci facciamo a proposito di tutti i ruderi di Vicenza.


Qui gli articoli della nuova rubrica “La Vicenza degli orrori”


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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.