Le pale delle “Zitelle” dal furto alla rinascita

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Tagliate e trafugate. Poi ritrovate, restaurate e “restituite” alla cittadinanza in tutta la loro bellezza. Un vero e proprio “cold case”, durato oltre 30 anni, finito con due tele “risorte”. Parliamo de “L’apparizione del bambino a Sant’Antonio di Padova con Santa Cecilia” del veneziano Giulio Carpioni e “Il martirio di Sant’Orsola” del vicentino Francesco Maffei, di proprietà di Ipab Vicenza, che fino al 6 gennaio 2020 troveranno casa al Museo Diocesano di Vicenza all’interno della mostra “Maffei e Carpioni delle Zitelle, dal futuro alla rinascita”.

Le pale, realizzate da due tra i più importanti pittori nel panorama artistico veneto del seicento, fino al 1984 – anno del furto – decoravano, una di fronte all’altra, i due altari laterali dell’Oratorio delle Zitelle in contrà Santa Caterina a Vicenza. Il nome del piccolo edifi cio religioso deriva dalla presenza al suo interno – dal 1600 al 1860 circa – di ‘putele’ ovvero bambine, figlie di famiglie povere che abitavano in zona, che rischiavano di diventare prostitute o di divenire concubine di qualche benestante.

Le opere vennero ritrovate dai Carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Genova in un castello in provincia di Cuneo. «La scoperta fu il frutto di un lavoro certosino, cominciato nel 2013, portato avanti dai colleghi della Sezione elaborazione dati di Roma, che verificarono attentamente e costantemente il mercato dell’arte on line – spiega il vicecomandante Carlo Ferro -. Il castello era pieno di opere rubate. Per fortuna le due tele erano ben documentate ed è stato possibile restituirle al legittimo proprietario».

«Nel salone espositivo e in alcune sale del museo fino al 6 gennaio ospiteremo altri dipinti dei due autori – dichiara il direttore dell’ente diocesano mons. Francesco Gasparini -. Potremo cogliere così la loro singolare maniera espressiva, la diversa resa pittorica, in sostanza le due anime che li caratterizzano: più spirituale e mistica quella di Maffei, più laica e classica quella del Carpioni».

L’intervento di restauro è costato circa30mila euro. «Le opere, tornate a Vicenza nel maggio 2017, sono state sottoposte ad un delicatissimo intervento in quanto i tagli operati dai ladri le avevano pesantemente danneggiate» spiega Fabrizio Magani, soprintendente di archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.

L’esposizione è resa possibile grazie al sostegno di Fondazione Cariverona, Fondazione Roi, con l’intervento di alcuni partner privati: Tobaldini, Confartigianato Vicenza e Banca San Giorgio Quinto e Valle Dell’Agno.

«Nel caveau dell’Ipab sono presenti oltre 190 opere – conclude la vice presidente Silvia Rachela -. Sarebbe meraviglioso, piano piano, poterle restituire alla cittadinanza».

L’unico punto non ancora risolto è dove finiranno le due tele alla fine della mostra.