Lettera da Gaza a Israele

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Caro Direttore, questa non è un articolo, ma una lettera al direttore. Perché ti chiederai? Perché io e te siamo la dimostrazione di come due persone diverse, che spesso si mandano a quel paese, riescono ancora a dialogare, condividiamo comprensione e incomprensioni. Di una cosa sono sicura, qualsiasi persona possa a te rivolgersi chiedendoti di mettermi in frigorifero tu non lo farai mai, ma ci sono direttori al soldo della cassa peota, di una banca, di una situazione politica che lo fanno.
Il tuo Giornale è poco focalizzato sulla politica di guerra del medio oriente che è il mio pane quotidiano, ma ci sono circostanze come quelle di questi giorni che ogni testata dovrebbe prendere in considerazione. Non ti scrivo, io Paola Farina, né come ebrea, né come sionista, ma come donna e come tale ho deciso di spostarmi dalla movida di Tel Aviv e dalla Santità e Sovranità di Gerusalemme, in quel baccano di Gaza.
Io oggi non sto scrivendo da Israele, ma da Gaza e da Gaza sto scrivendo a Israele (nella foto: in Israele bambini in rifugio antimissile)..

Lettera da Gaza a Israele

Cara Sabra,
Da alcuni giorni stiamo mandando un sacco di missili su Israele, ma purtroppo da Israele con Iron Dome molti ce li sta rispedendo indietro. E dal mio terrazzo vedo bambini, anziani, persone, tutti cittadini civili di Israele e anche cani da compagnia correre dentro i rifugi, che gioia immensa, per me schiava di Hamas & C., protetta da Onu e Comunità Europea. Non oso pensare, conoscendoti Sabra, quanto sarai incazzata.
Il tuo premier israeliano Benjamin Netanyahu (e già, perché Israele un vero premier l’ha, non è mica un paese di burattini) ha accusato i nostri padroni Hamas e il Movimento per il Jihad islamico e per questo ha ordinato una forte rappresaglia, così dopo che abbiamo stramissilato Israele nel pomeriggio, abbiamo visto i jet con la Stella di Davide eseguire almeno cinque incursioni, colpendo nostri obiettivi di pacifici lanciatori di razzi nel territorio controllato da Hamas. Francamente, da palestinese al soldo della banda Hamas, ritengo ingiusta la rappresaglia israeliana, non abbiamo fatto niente, non abbiamo ucciso nessuno, abbiamo solo giocato con i candelotti. L’incursione sulla Striscia è stata la conseguenza dei primi 28 proiettili da mortaio che noi abbiamo lanciato prima delle ore 7:00 del 29 maggio 2018 verso i villaggi israeliani al confine del nostro territorio controllato dai quei santi uomini di Hamas. Peccato i nostri santi non sono riusciti a uccidere un sacco di bambini di un asilo, perché sono partiti, per nostro mal calcolo prima delle lezioni. E poi, c’è quel figlio di buona donna, il signor Cupola di Ferro (in ebraico: ____ ____, kipat barzel, Iron Dome in inglese), che non sappiamo bene come funzioni, ma respingendo i nostri attacchi ci manda indietro i nostri pistolotti e ci distrugge molte cose, colpendo sistematicamente le nostre abitazioni e noi denunciamo all’O.N.U., alla Comunità Europea , alle ONG che ci ridanno i soldini per farcele nuove, poi pompiamo un po’ la lista danni e coì prendiamo più soldi vostri. Pallywood e la stampa ci supportano. C’è anche l’Egitto, che fa pressioni sui gruppi terroristici palestinesi per non convincerli a procedere con le reazioni violente. Ma fatevi gli affari vostri, abbiamo l’Onu e la comunità Europea che ci proteggono, e poi quei vostri fantastici pacifisti che riescono a contestare anche ogni tentativo di conoscenza: da sempre sport, moda, musica e arte influenzano la creazione di nuovi incontri, interagiscono con uno sguardo, s’intromettono nei rapporti interpersonali e ci aiutano a individuare codici di un sogno che potrebbe diventare realtà. E che fanno gli idioti? Contestano. Nemmeno il tentativo di assimilazione d’idee e colori diversi va bene ai pacifisti fatti di aria fritta.
Poi non credo ai tanti missili lanciati, noi santi palestinesi, non è che gli israeliani hanno confuso i missili con i botti per il festeggiamento dei suoi 70 anni che ancora continuano? Mentre sto scrivendo il ministro dell’intelligence israeliana Yisrael Kats, ha detto alla radio che “Israele non vuole che la situazione peggiore, ma chi ha iniziato le violenze le deve fermare; Israele farà sì che (Hamas ndr) paghi per tutte le violenze contro Israele”. Ed io sono contenta perché così noi ritorneremo a essere “i poveri palestinesi oppressi” da Israele.
Ho saputo che Onu e Comunità Europea hanno condannato questi attacchi, ma l’informazione è stata data così a bassa voce che non me ne sono nemmeno accorta. Intanto noi abbiamo sparato circa 250 razzi, 100 solo ieri, costo 30.000 euro ciascuno per un totale di circa 7.500.000 di euro…vi prego smettetela di dire che siamo poveri palestinesi!
Chissà mai, Sabra, se un giorno tu ed io riusciremo a camminare, a fianco a fianco sulla spiaggia di Tel Aviv, io senza l’imbottitura religiosa, tu almeno quella, non l’hai mai avuta, dividerci un drink in uno dei tanti bistrot o un caffè al mercato, come abbiamo fatto in passato, quelli sì che erano giorni di grande comunicazione e speranza. Non siamo state in grado di cogliere la comunicazione e far diventare realtà quella che noi chiamavamo speranza. E alla nostra età non abbiamo eredità di cultura di pace da trasmettere ai nostri figli, tu sei fortunata a non averne, almeno di biologici, ma io quando vedo i miei nipoti sento nella mia pelle il mio fallimento. Ecco, diciamo che entrambe, tu da una parte, io dall’altra ci siamo impegnate per proteggere quello che amiamo senza guardarci intorno. E come noi due, mille, un milione, dieci milioni e chissà quante altre persone.
La tua ex amica musulmana Abiba