Preghiera degli alpini “senza armi” rispetta la Costituzione che ripudia la guerra e su cui Donazzan ha giurato

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La preghiera degli alpini
La preghiera degli alpini

Quella sulla preghiera degli alpini sinceramente mi sembra una polemica senza senso. O meglio, un senso lo ha ed è quello di ribadire una visione “guerriera” degli alpini. Leggo che il tutto si basa sostanzialmente su una frase modificata in maniera da non citare le armi. Mi sembra una cosa ragionevole e non solo per l’orazione pronunciata in una Chiesa ma comunque, una cosa giusta in ogni contesto.

Infatti, da quello che si legge, la frase modificata della preghiera degli alpini (da “rendi forti le nostre armi contro chiunque” in “rendici forti a difesa della nostra patria“) è stata approvata non solo dai vertici ecclesiastici ma anche dall’ordinariato militare. Ora si dovrebbe chiedere a chi, come Elena Donazzan, solleva la questione se ritiene veramente e in buonafede che questa sia una questione dirimente, per la quale alzare un polverone e attivare una polemica conflittuale.

Se sì la cosa è inquietante. Il tentativo di innescare una specie di “arma di distrazione di massa” che devia l’attenzione dai problemi reali del paese e del mondo. Qua non si parla di “alti valori” perché le armi non sono certamente dei valori. Si esprime una ideologia (e, si badi bene, io sono convinto che “ideologia” non sia una brutta parola né un concetto sbagliato, sono i contenuti di questa o quella ideologia che possono essere contestati e combattuti) per la quale è più eroico fare la guerra piuttosto che lottare per la pace.

Cosa quest’ultima che, appunto, è antitetica a quelli che ritengo essere (da laico e ateo quale sono) i valori e gli insegnamenti non solo del Vangelo ma della nostra Costituzione che, ricordiamolo sempre, ripudia la guerra, che anche gli alpini amano rispettare e sulla quale l’assessore Elena Donazzan ha giurato.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.