Processo BPVi 18 febbraio in video: Dametto (GdF), che non trovò in Roi la Lombardo, e Cudiz (BPVi), non imputato come… Bankitalia

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Riferiamo in ritardo dell’udienza del 18 febbraio 2020 (quella con l’ex bancario Cudiz e l’ufficiale della GdF Dametto) anche se i relativi video sono stati subito da noi resi disponibili sul nostro canale YouTube, perché, ve lo confessiamo, il processo BPVi ci sta sempre più deludendo per l’assenza in massa delle parti civili, che, così, di certo non incalzano e incoraggiano la relativa “bellicosità” dei sia pur laboriosi pm e giudici, e per frequenti atteggiamenti in aula che non possiamo condividere.
Si va, infatti, dal senso di dileggio/fastidio frequente e generale che si percepisce verso alcuni dei pochi legali costantemente attivi dei soci truffati, sì truffati, come Bertelle, Vettore, Ciccotto…, a quello di “tolleranza” verso alcuni difensori degli imputati spesso pronti a battute inopportune (su aspetti conviviali e non solo) nei confronti del dramma di 117.000 soci azzerati.
Questo per non parlare dell’evidente “comprensione” mostrata, anche se basata su fattori giuridici per la loro non coinvolgibilità in aula, verso protagonisti diretti o spettatori distratti” dei misfatti di Via Btg Framarin del livello di Consob e, soprattutto, di Banca d’Italia, che siedono sul banco delle parti civili e non in quello, almeno “eticamente”, più adatto degli imputati.

Questo senso di scoramento è cresciuto nei giorni scorsi quando ci è stato impedito di seguire le prime deposizioni degli imputati, anche qui nel rispetto formale delle regole procedurali ma non di quelle morali che imporrebbero di trovare il modo, e il modo c’era, di informare i danneggiati senza filtri e senza favoritismi di fatto (“Processo BPVi 27 febbraio 2020, mezza aula vuota ma giornalisti in quarantena: Zigliotto testimonia a porte chiuse, cosa non si sa…“).

Non pensiamo che, interrotto il filo delle udienze da noi riprese in video, a totale nostro costo, e della relativa e costante documentazione delle tesi dei pm e dei vari legali sottoposte ai giudici, avrà senso ricominciare a sostenere questo sforzo per noi immane quando le regole formali lo consentiranno, ma, oggi, completiamo il lavoro già fatto con qualche nota sulle due deposizioni del 18 febbraio, quelle messe in coda…

«All’interno della banca i fenomeni da denunciare erano talmente pervasivi in tutta la struttura che ormai apparivano normali… L’organismo di vigilanza interno alla banca. era Inadeguato, non indipendente e incapace di porre in essere quei controlli che invece, secondo le sue funzioni, avrebbe dovuto garantire… C’era un groviglio di rapporti tra il collegio sindacale della banca e l’ex presidente Zonin… ».
Queste sono sono alcune delle rivelazioni/conferme nell’udienza del 18 febbraio del processo BPVi del colonnello della Guardia di finanza Fabio Dametto, ora a capo della sede di Padova ma che che tra il 2015 e il 2017 ha condotto con i suoi l’inchiesta sul crac della BPVi.
La testimonianza di Dametto comprende anche la novità di dar conto dell’esistenza per la prima volta, in una mail aziendale datata 5 marzo 2013, del termine “baciata” messo nero su bianco. Su questo termine pongono spesso i riflettori i difensori, in primis quello di Gianni Zonin, come se il non nominare el baciate ma convivere con gli identici “finanziamenti correlati” fosse giuridicamente rilevante), parola che, lo aveva detto poco prima il teste Alberto Cudiz, capo area del Friuli Venezia Giulia, «si poteva al massimo pronunciare verbalmente, ma mai scrivere perché ci dicevano che non era opportuno».
L’ennesima prova offerta da Cudiz che tutti o quasi in banca sapevano dei finanziamenti “claudicanti” per accrescere il capitale (Claudio Ambrosini, ex BPVi anche lui e uno di pochi a denunciare per tempo i fattacci ovviamente “inascoltato” in banca e da Banca d’Italia, ha quantificato in 750 i deliberanti crediti probabilmente non cristallini) ci fa chiedere, magari solo a noi stessi, perché così pochi e per così marginali reati siano sul banco degli imputati.
Ma la ricostruzione puntuale dell’ufficiale della GdF, contestata ovviamente dai difensori per alcune contraddizioni o mancanze (nei nostri video c’è tutto), ci lascia l’amaro in bocca se confrontata con quanto scrisse lo stesso Dametto nel suo rapporto su eventuali misfatti alla Fondazione Roi imputabili a Gianni Zonin.
Noi li abbiamo raccontati sulla base di rapporti della GdF stessa beccandoci, perciò, una condanna a 8 mesi di CARCERE da parte del giudice Matteo Mantovani contro la quale ci siamo appellati, con aggravio di costi per i mille attacchi del Potere contro VicenzaPiù, tanto più che è illegittima per la Cedu (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), che ha sempre cancellato le precedenti analoghe condanne di altri colleghi, sanzionando lo Stato italiano a pagare i danni, e che, nel frattempo, Ossigeno per l’Informazione, non una Onlus qualunque, ha scritto che quella sentenza “ha un effetto raggelante e intimidatorio su tutta la categoria dei giornalisti…
Leggiamo quanto l’ora colonnello Dametto scrisse e cosa noi riportammo sulla signora  Lombardo a cui si associano alcuni acquisti a vantaggio del presidente del suo cda, Gianni Zonin, di cui per anni e anni è stata strettissime e nota collaboratrice….”.
Nel rapporto, ricordiamolo, a firma Dametto nel 2016 si legge: «tutti gli acquisti di opere d’arte effettuate dalla BPVi (così come pure quelli effettuati dalla FONDAZIONE ROI) sarebbero stati gestiti da tale sig.ra LOMBARDO, ex dipendente della FONDAZIONE ROI, ora in pensione, ma con un contratto di collaborazione con BPVi sebbene, di fatto, continuerebbe a lavorare per la FONDAZIONE ROI e per lo stesso ZONIN Giovanni…».
E poi ancora, a parziale risposta, Dametto scrive: «In relazione… alla sig.ra LOMBARDO, ex dipendente della FONDAZIONE ROI, che avrebbe gestito gli acquisti di opere d’arte effettuate dalla BPVi e dalla stessa fondazione, in esito agli accertamenti effettuati presso le banche dati in uso al Corpo, si evidenzia, dal 2006 a oggi, non risultano soggetti con cognome LOMBARDO o a tale assonante che abbiano lavora/collaborato con il citato Ente…»
Ebbene la signora Lombardo, la dr.ssa Annalisa Lombardo SE&O, ex componente del cda della Fondazione Roi e per decenni collaboratrice strettissima di Zonin con cui colloquiò anche nel giorno in cui, sempre in base a un rapporto della GdF, l’ex presidente fece visita per ore a Palermo a Cauduro, è stata chiamata dall’avv. Enrico Ambrosetti a deporre il prossimo 17 marzo a favore del suo assistito anche se a Dametto & c. non risultarono non risultarono «soggetti con cognome LOMBARDO o a tale assonante che abbiano lavora/collaborato con il citato Ente…».
Noi saremo assolti per la condanna “raggelante e intimidatoria” di Mantovani ma Dametto si assolverà per la sua… decida lui cosa?

 

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Ti ringrazio

Giovanni Coviello

In copertina il video integrale della testimonianza di Fabio Dametto (GdF) e si seguito il video integrale, tipicamente un contenuto Premium visibile ai sottoscrittori come Amico e Sostenitore, ma oggi gratuito, della testimonianza del bancario Alberto Cudiz nell’udienza del 18 febbraio del processo BPVi (qui quella precedente del’11 febbraio).

N.B. I video integrali del processo BPVi, realizzati in esclusiva da questo mezzo anche grazie ai sottoscrittori come “Amico” o “Sostenitore” al VicenzaPiù Freedom Club sono disponibili gratuitamente anche sul nostro canale YouTube mentre una loro selezione è proposta sul canale streaming VicenzaPiu.tv & LaPiu.Tv (qui il nostro palinsesto) visibile su Pc e tramite l’omonima App gratuita per l’ambiente iOs e Android.