Processo BPVi 28 novembre, in video Parascandolo (Bankitalia): il castello di Zonin scricchiolava fin dal 2008 ma il medico lasciava decidere al malato

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Mauro Parascandolo, direttore della divisione di Banca d'Italia che vigilava anche sulla Banca Popolare di Vicenza per due giorni è stato a Vicenza, non certo come turista ma come testimone del processo BPVi .

Il primo giorno, il 28 novembre, lo hanno sentito prima in sede di esame il pm Luigi Salvadori, poi il legale della stessa ex banca centrale, che è (con qualche riserva che solo la storia e non questo processo potrà risolvere) parte civile, i legali dei risparmiatori azzerati e, infine, l'avv. Enrico Ambrosetti, difensore dell'imputato Gianni Zonin, ex presidente ventennale dell'Istituto dissoltosi tra baciate e prestiti azzardati9, che ha chiesto e ottenuto di anticipare il suo contro esame.

Ecco alcune delle dichiarazioni di Parascandolo estratte dai due video esclusivi del primo giorno che, al solito, pubblichiamo in fondo e relative alle ispezioni degli anni 2008 e 2009: «Il presidente manteneva un ruolo predominante nel consiglio... I processi decisionali erano connotati da squilibrati ripartizioni dei ruoli e insufficiente dialettica degli organi, prevalentemente a causa del ruolo esercitato dal presidente, acriticamente seguito dal consiglio... L’assidua presenza in banca e il forte rapporto con il direttore generale testimonia il mantenimento di un ascendente del presidente anche sull’attività dell’esecutivo».

L’ispezione del 2008, chiusa con un giudizio negativo (per l'esattezza "parzialmente sfavorevole") con un "voto" 4 in una scala col voto peggiore pari a 5 e con l'interdizione a fare ulteriori acquisizioni di sportelli e banche (veto che rimane fino al 2011 quando la BPVi introduce il voto di lista per il cda), mostra una banca da monitorare con attenzione anche se, poi, nel 2009 il voto passa a 3 su 5 ("parzialmente favorevole") visto che, in particolare, "il ritorno in banca di Divo Gronchi e l'assegnazione a lui di deleghe consistenti riequilibra i rapporti tra presidente  e amministratore delegato".

Ma le criticità restano - come sottolinea anche il collega Federico Nicoletti su Il Corriere del Veneto - con gli impieghi eccessivi per cui l’ispezione 2012, negativa per 4 su una scala di 6, segnala lo scadimento dei crediti, il fondo riacquisto azioni proprie (da sottrarre al patrimonio di vigilanza) che esplode a settembre 2012 da 30 a 240 milioni, maggiori perdite per 112 milioni...

Nota: per 175 milioni di presunte baciate da sottrarre al patrimonio di vigilanza Veneto Banca fu dichiarata di lì a poco in stato di agonia, per 240 milioni di azioni proprie (l'effetto sul patrimonio di vigilanza è lo stesso delle baciate) BPVi è stata identificata come banca aggregante per la Popolare di Montebelluna...

Ma, ecco un altro dei dubbi che ci attanagliano (e non siamo i soli a coltivarli anche se tra i pochi a renderli pubblici) su Bankitalia vittima nella realtà e al processo BPVi: via Nazionale per ogni rilievo incassa le risposte di Vicenza e le prerde per oro colato.

Dopo aver chiesto più volte al malato come sta e aver preso per buone le sue rassicurazioni a ottobre 2014 la vigilanza Bce, che nel frattempo è subentrata per le banche maggiori, a quella romana, in occasione del primo stress test trova una situazione che, per essere sanata, impone, di convertire in azioni, nella notte del 25 ottobre e con effetto immediato, un bond subordinato di 253 milioni in scadenza nel 2018 con l'aiutino solito di Bankitalia (questo è un nostro commento, non una dichiarazione di Parascandolo, ma tanto questa è storia).

La banca con Zonin annuncia trionfante il 26 ottobre il superamento, con la spinta, dello stress test a differenza di Veneto Banca, che, sia pure con i colpi alla reputazione infertile da Carmelo Barbagallo & c, supera in autonomia la prova europea per circa 20 milioni.

Ma Bce stavolta vuol vederci chiaro, programma un’ispezione da aprile 2015, quella raccontata al collegio del processo BPVi da Emanuele Gatti e Gianluca Manni, la stessa che a maggio farà (finalmente) scoprire il castello di mala gestio agli ispettori di Bankitalia, ma ora col cappello europeo.

Se fino ad allora tutto era sostenuto da piloni finanziari alla Morandi, ora il crollo, al primo scossoncino, prima diventa inevitabile e, poi, viene completato con l'arrivo di Francesco Iorio propedeutico, complici anche gli anni persi dal governo fra mille dubbi, al regalino finale con mega bonus miliardario alla salvatrice Intesa Sanpaolo.

Ma questa è un'altra serie che si vedrà solo in caso di dichiarazione di insolvenza della banca...

Nota

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