Reati tributari, un arresto della polizia di Vicenza nell’ambito dell’operazione Money Driver

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Sezione volanti reati tributari
Agente della squadra mobile (Polizia di stato)

La Polizia di Vicenza ha arrestato M. L. per reati tributari nell’ambito della prosecuzione dell’Operazione Money Driver.

Nel dettaglio, l’indagato è accusato di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti in concorso con H. Y., di nazionalità cinese. Gli agenti della Squadra mobile hanno eseguito ordinanze emesse dal Giudice per le indagini preliminari di Vicenza.

L’operazione Money driver risale a giugno 2021 con una inchiesta condotta dalla mobile e dalla Guardia di Finanza di Vicenza coordinate dalla procura e culminata con provvedimenti sempre del Gip berico per i medesimi reati tributari contestati nelle investigazioni che hanno riguardato M. L. e H. Y., ovvero emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.

Nella prima fase l’inchiesta aveva riguardato un gruppo di 17 persone attive nelle province di Vicenza, Padova, Brescia e Milano, con al vertice due coniugi padovani, ma con sede operativa a Torri di Quartesolo.

Le condotte allora contestate ricalcano i gravi indizi di colpevolezza emersi in questa ulteriore tranche di indagine riferibili all’ultimo arrestato in ordine di tempo, avendo – sostiene la questura – emesso centinaia di fatture per operazioni inesistenti con successiva retrocessione di ingenti somme di denaro.

Lo stratagemma utilizzato è quello delle cosiddette “società cartiere“, ovvero prive di dipendenti, magazzino e sede effettiva, intestate a soggetti di etnia cinese e con fittizie sedi legali e operative stanziate nel Vicentino e nel Bresciano.

A queste società, M. L. ha emesso fatture per operazioni inesistenti del valore complessivo di centinaia di migliaia di euro. L’emissione veniva seguita dalla ricezione di bonifici sui conti correnti delle relative società emittenti gestite da M. L. e dalla contestuale retrocessione in contante di quanto ricevuto, al netto delle proprie spettanze.

“Attraverso questo rodato meccanismo frodatorio, ne derivava un’immissione nel tessuto economico-imprenditoriale, di notevoli somme di denaro non tracciabili, nonché l’elusione dell’imposta sul valore aggiunto, da parte delle società in ultima analisi effettive beneficiarie”.

Gli agenti hanno anche eseguito perquisizioni personali, locali e domiciliare, nei riguardi dei due indagati, sequestrando smartphone, sim-card, anche di operatori telefonici stranieri, documenti contabili di società commerciali italiane ed estere, copie di documenti d’identità di persone fisiche ed infine molteplici pizzini sui quali erano annotati conti matematici e contatti telefonici di soggetti di etnia cinese.

In particolare, le perquisizioni riferite a H. Y., è stata sequestrata la somma di oltre cinquantamila euro, rinvenuta dagli operatori occultata tra alcuni capi di abbigliamento.