Spv, crolli e revoca concessioni autostradali. Covepa: “Zaia quando si convincerà a rivedere progetto?”

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Questo Natale è stato particolare dal punto di vista delle infrastrutture – è scritto in un comunicato del Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa – Zaia (nel video intervento al Consiglio Regionale Veneto del 5/11/2019 ndr) ci ha raccontato che è tutto a posto, che la SIS ci regalerà una infrastruttura per le macchine volanti. Ha raccontato che è tutto a posto invece è stato smentito dai fatti. La Pedemontana veneta crolla insieme al resto delle infrastrutture solo che non è ancora finita. Una clessidra si è aperta nel tunnel della galleria di Malo, che è una clessidra che testimonia la fine del tempo per chi crede ancora a questo progetto e a questa infrastruttura.

Al centro delle questioni politiche che Zaia nega è entrata la reiterata polemica sulla revoca delle concessioni autostradali di Autostrade per l’Italia a cui lui si vuole legare a doppio filo per le Olimpiadi con il prolungamento della A27. La questione delle manutenzioni delle opere invece ha portato la ministra Paola De Micheli ad ammettere che ci sono «troppe evidenze su scarsa manutenzione», vale a dire che qualcosina si sono dimenticati di fare per la corretta gestione delle infrastrutture che lo stato aveva affidato ai Benetton con la privatizzazione delle opere autostradali.

Il caso che ha scatenato queste riflessioni è stato il crollo di parte della volta della galleria Bertè sulla A26, che ha obbligato la chiusura del tunnel, con gravi disagi per chi viaggia in autostrada. Ma non è stata solo questo episodio, dopo i limiti strutturali dei viadotti italiani (quasi 2000) evidenziati da Report per il 10% di questi secondo il ministero delle infrastrutture è stata la volta di numerosi tunnel a dimostrare limiti strutturali. Fa paura la rassegna fotografica delle gallerie allagate in Liguria che sono apparse sulla stampa on line, con numerose e ripetute infiltrazioni di acqua attraverso le strutture di calcestruzzo tanto da chiuderle a ripetizione.

Si tratta di opere inaugurate negli anni 70-80. l’A26 collega Genova-Voltri con Alessandria in Piemonte ed è stata inaugurata nel 1977(gli ultimi tratti negli anni 80 e 90). Il tunnel Bertè si trova nei pressi di Masone(GE), un importante centro della Valle Stura nel versante settentrionale dell’appennino ligure, è attivo da 42 anni e dalla sua volta si sono staccati 2,5 tonnellate di cemento e massi.

Che dire allora della Pedemotana Veneta che sui 95 km in costruzione ha quasi 70 km di opere sotto al livello del terreno a bagnomaria nella falda pù grande d’Europa? Che dire dei 50 km di trincee aperte e in tunnel artificiale? Che dire dei 15 km in galleria naturale e dei km di raccordi dei caselli interrati? Che dire infine del suo tunnel principale di 7 km sotto alle colline a est della Valle dell’Agno tra Malo e Castelgomberto?

Dei primi che sono ormai numerose le segnalazioni, gli allagamenti e i crolli, del tunnel Malo-Castelgomberto invece vale la pena di ricordare che ormai sono tre i crolli che si sono ripetuti. Il primo è avvenuto il 19 aprile del 2016 a San Tomio nell’imbocco est, provocando la morte di Sebastiano La Ganga, per la quale la Procura di Vicenza non ha ancora concluso le indagini. Il 10 settembre 2017 avviene il secondo catastrofico crollo quando il tunnel tenta di passare sotto al torrente Poscola entrando nell’area SIC delle Poscole di Cornedo Vicentino.

Ancora più preoccupante è il terzo crollo, avvenuto il 17 novembre 2019 a poche centinaia di metri da contrada Cracchi, densamente abitata e a ridosso di una abitazione. Se è sufficiente un crollo in galleria per convincere anche la ministra De Micheli a mettere in discussione le concessioni di Autostrade per l’Italia, perché tre crolli in serie del tunnel Malo-Castelgomberto non sono sufficienti per convincere Zaia ad abbandonare un progetto e rivedere la concessione della Pedemontana Veneta?

La risposta vola nel vento, ci racconta invece che è tutto a posto, deride chi avanza dubbi basati su fatti concreti, il 5 novembre scorso addirittura nel silenzio generale Luca Zaia ci racconta che la SIS ci regalerà un’autostrada per macchine volanti. Il Presidente della Giunta continua a voler tenersi per i prossimi 40 anni di manutenzioni tecnici in evidente difficoltà nel gestire le complessità dei territori pedemontani veneti.

Ai nostri dirigenti forse non è chiaro che fine aspetta alle case di Contrada Cracchi già ampiamente anticipata da quella della contrada Vallugana di Malo. Soprattutto a molti sembra normale avanzare in una risorgiva come quella del SIC delle Poscole tra Castelgomberto e Cornedo Vic. La ormai conclamata assenza di valutazione dell’impatto ambientale dal punto di vista geologico dovrebbe avviare una inchiesta specifica sulla assenza di verifica di ottemperanza della VIA per la SPV che ormai da due anni e mezzo abbiamo denunciato alla Procura di Vicenza e al Mistro Costa.

Clessidra sinkhole SPV
Clessidra sinkhole SPV

Fatti che sono ampiamente dimostrati dai ripetuti crolli avvenuti qui, non solo sono devastanti per una zona umida tutelata dalla normativa ambientale italiana e comunitaria, ma lo sono soprattutto se valutati da un punto di vista geologico che li definisce in termini tecnici come sinkholes. Di solito questo avviene nei bacini idrici naturali, posti al di sopra di cavità carsiche sottostanti, che periodicamente spariscono quando i sedimenti sul fondo si disciolgono o crollano e fanno scorrere l’acqua al di sotto.

È come se il tappo sul fondo del secchiaio si sciogliesse. Nei casi dei tunnel sud e nord sotto all’area delle Poscole, la cavità è stata scavata dall’uomo e il tappo è stato sciolto dall’acqua della falda che in quest’area allaga i campi da sempre, provenendo da una delle aree più piovose del Veneto, quella compresa tra Faedo-Priabona-M.te Palazzo.

Tecnicamente si forma una clessidra con una strozzatura al centro e le migliaia di metri cubi soprastanti si sciolgono nei tunnel. È una clessidra geologica ma anche temporale che dimostra che il tempo sta finendo per i promotori di un’opera priva di un terzo dei flussi economici perché privi del collegamento con la Valle dell’Agno e la A4, soprattutto perché Zaia vede macchine volanti nel futuro della Pedemontana Veneta.