Test sierologici, l’inchiesta del Fatto: sono un affarone, ma li fa solo 1 su 3. Il sistema Veneto da 375 milioni, anche a Vicenza e Santorso

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Test sierologici
Test sierologici

Marco Lillo su Il Fatto Quotidiano spiega come in 194 mila sono stati selezionati per una statistica sulla penetrazione del virus in Italia, ma molte persone non vanno a fare l’analisi

Arrancano le grandi campagne di test si ero logi ci varate dal governo e dalle Regioni. Il 21 aprile, Conte annunciava il grande test sierologico nazionale, che insieme ai tamponi era il quarto dei cinque punti del piano ripartenza. L’idea del Governo, portata avanti con la gara per acquistare i test del Commissario per l’emergenza, Domenico Arcuri, era far selezionare all’istat un campione rappresentativo per verificare la penetrazione del virus in Italia. Idea bella, ma di difficile realizzazione. Il campione era di 194 mila persone proprio per arrivare al target di 150 mila calcolando il drop-out cioè il possibile rifiuto dei contattati.

I 700 VOLONTARI della Croce Rossa (che ha siglato una convenzione per il servizio per la quale sono stati stanziati per decreto 1,7 milioni di euro) si sono scontrati con un muro di diffidenza più alto del previsto: su 149 mila persone chiamate sono stati fissati appena 49 mila appuntamenti e fatti solo 40 mila test. Solo il 35% dei chiamati si mette in fila per fare il test venoso in laboratorio.

La gara nazionale di Arcuri si era conclusa con la vittoria di Abbott che ha offerto gratis i primi 150 mila test, sperando poi di far pagare 4 euro i successivi. Nel frattempo ne sono usciti più a buon mercato (Roche ha vinto in Lombardia a 1,42 euro) ma il tema della prossima fornitura è astratto poiché hanno detto no ben 30 mila persone. Altri 70 mila devono essere richiamati mentre 35 mila circa devono ancora essere chiamati per la prima volta. Se si va avanti così bisognerà rifare il campione per mantenere la rappresentatività o lasciar perdere i 150 mila test.

Anche in Lombardia ci sono problemi, ma non di tipo statistico. La Centrale Acquisti Aria Spa ha fatto l’11 aprile un ordine da 500 mila test all’italiana Diasorin al prezzo di 4 euro per un esborso previsto di 2 milioni di euro più Iva. Fino a venerdì scorso ne avevano fatti circa 280 mila ma già Aria Spa ha fatto una nuova gara vinta da Roche il 12 giugno, offrendo il prezzo stracciato di 1,42 euro. Intanto la prima fornitura di Diasorin è stata sospesa, dopo avere comprato 300 mila test (1,2 milioni più Iva) usati dai laboratori regionali dalla fine di aprile per la ricerca degli anticorpi IGG.

Nel frattempo il Tar ha annullato la determina del 23 marzo con cui il Policlinico San Matteo di Pavia sceglieva Diasorin come partner per sviluppare i test Covid-19.

Anche se non c’era un collegamento diretto tra la sentenza e l’acquisto, Aria ha sospeso sia il vecchio affidamento senza gara sia “la possibile fornitura” post gara a Diasorin. Possibile ma improbabile perché il 12 giugno si è scoperto che Diasorin (mentre vendeva a 4 euro senza gara) ha offerto i suoi test in gara alla medesima Aria a 3,3 euro, risultando sconfitta comunque da Roche non solo sul prezzo ma anche sul punteggio tecnico. Roche è prima con 88,5 punti tra ribasso e tecnico; Siemens Healthcare seconda con 72,44; Beckman Coulter terza con 63,32; Ortho Clinical Diagnostics Italy Srl quarta con 60,53; Diasorin quinta con 59,38 punti. Poi c’è al sesto posto Bio-rad Laboratories con 57,06 punti e Abbott, terzultima prima di Aesku ( 47, 6 1 ) e Iper200 (46,26) anche per via dell ’ offerta più alta.

Abbott ha chiesto 4 euro a test, solo settima e con un punteggio tecnico di 53. Il test definito migliore da Arcuri ha avuto un punteggio tecnico inferiore ai 58,5 di Roche e addirittura dei 61 di Beckman. Quest’ultima ha preso quindi il massimo punteggio tecnico ma è finita terza per il prezzo alto: 3,8 euro contro i 2,5 della seconda Siemens e 1,42 della Roche.

La gara lombarda si è conclusa e Aria comprerà tutto da Roche se farà fronte ai circa 250 mila test a settimana previsti. In realtà ne serviranno molti meno: fino a venerdì 12 giugno erano stati effettuati solo 280 mila della Diasorin.

LA REGIONE VENETO

è partita subito con acquisti di test sierologici senza gara dalla cinese Snibe distribuita da Medical System. “Allora era quello l’unico test sul mercato”, spiega il professor Mario Plebani dell’università di Padova che ha seguito dal punto di vista scientifico l’avvio della campagna. L’università di Padova e Verona hanno avviato uno studio per rilevare la penetrazione del virus tra i sanitari. “Su 8.800 solo il 4% – spiega Plebani – ha avuto il Covid-19 a dimostrazione che l’uso dei dispositivi di protezione funziona”. Lo studio è stato ostacolato dal blocco delle esportazioni dei test dalla Cina. “Ora sono state riaperte e finiremo lo studio allargandolo a 8 centri con Mestre, Treviso, Rovigo, Vicenza, Santorso, Belluno. Aziendazero ha fatto un ordine suppletivo. Ormai è assodato che i test sierologici non possono fare diagnosi come i tamponi. Se non retrospettivamente su quei soggetti che non si erano accorti di avere avuto il Covid”, spiega Plebani.

L’8 giugno, Aziendazero ha deliberato di acquistare senza gara, dalla solita Medical Systems, 50 mila test per l’anticorpo IGG e 50 mila per IGM al 4,95 euro l’uno per un totale di 495 mila euro più Iva. “Dovevamo terminare con quel tipo di test. D’ora in poi, visto che ci sono una decina di concorrenti – spiega Plebani – Aziendazero comprerà con gara”. E che gara! Il Sistema dinamico di acquisto SDA di Aziendazero prevede acquisti per 375 milioni di euro su quattro aree, di cui una sono proprio i test sierologici, per l’emergenza coronavirus.

Anche la Liguria è partita subito con i test arrivati prima sul mercato. La Centrale Acquisti regionale Alisa ha aggiudicato ai primi di aprile una commessa da 60 mila test sugli anticorpi IGG e IGM alla Pantec ( che distribuisce la cinese YHLO) a 7,9 euro l’uno. Il Professor Giancarlo Icardi del Policlinico San Martino di Genova con quei test cinesi ha analizzato i campioni dei donatori di sangue raccolti da dicembre 2019 e ha fatto una scoperta: “Grazie alla collaborazione con Vanessa Agostini, direttrice dell’unità Operativa Medicina Trasfusionale, abbiamo scoperto – spiega Icardi – che il virus circolava in Liguria già a dicembre. Abbiamo trovato quattro campioni positivi alle IGM (cioè l’anticorpo che insorge nella prima fase del Coronavirus, ndr) nei mille campioni prelevati a dicembre. Non se ne era accorto nessuno perché erano soggetti asintomatici. Due campioni presentano un valore elevato e quindi siamo più sicuri mentre altri due, con valori più bassi, lasciano qualche dubbio. Comunque parliamo di una penetrazione del virus bassa che resta stabile a gennaio e subisce un incremento solo a febbraio e a marzo, senza andare sopra l’uno per cento. Anche sul campione Istat del test del Commissario nazionale – spiega Icardi – comunque si rileva una penetrazione superiore, tra il 2,5 e il 3 per cento, ma comunque bassa”.