Vade retro patrimoniale… per gli “olandesi” Agnelli – Elkan, Berlusconi, Ferrero, Del Vecchio, Garavoglia – Campari, Caltagirone, Illy…

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Patrimoniale per i più ricchi al mondo
Patrimoniale per i più ricchi al mondo

Basta nominare la parola “patrimoniale” che, nel nostro paese, si grida allo scandalo. Sembra che tassare le grandi ricchezze sia qualcosa di impensabile, una bestemmia. E forse lo è, visto che intaccherebbe la ricchezza, il denaro, l'unico dio del sistema nel quale viviamo, il capitalismo.

Ma si provi a ragionare. Abitualmente chi è che contribuisce maggiormente alle risorse statali ottenute con le tasse? I lavoratori e i pensionati che mediamente non possiedono grandi patrimoni. Sono loro che di solito vengono colpiti da tagli dei servizi e da aumenti contributivi. Una tassa strutturale e progressiva sulle grandi ricchezze (quelle, ad esempio, superiori a una decina di milioni di euro) interesserebbe quel ristretto numero di persone che possiedono la maggior parte della ricchezza del paese. Si pensi che sommando i patrimoni anche solo dei primi 36 miliardari italiani si arriva pari a 125,6 miliardi di dollari.

Ma parlare di “patrimoniale”, anche solo citarla, scatena l'ira di “lorsignori”. E Confindustria alza le barricate.

Così governo e politicanti che siedono in parlamento si affrettano a calmarli. “La patrimoniale non è all'ordine del giorno”, dichiarano. “Non ci sarà nessuna patrimoniale”, assicurano. “La patrimoniale non serve”, affermano quelli che vogliono ricavare le risorse necessarie indebitando ancora di più il nostro paese (debito che verrà “pagato”, alla fine, dalle tasse pagate soprattutto da lavoratori e pensionati).

Ma “lorsignori” non vogliono la patrimoniale. Ci dicono che sono “imprenditori seri”, che sono migliori di chiunque altro. E che, se inquinano, se devastano il territorio, se sfruttano chi lavora per la loro ricchezza, se usano e abusano del precariato, se vogliono pagare retribuzioni sempre minori ... lo fanno per il bene della nazione perché loro sono veri patrioti che amano l'Italia.

La amano talmente tanto che è loro abitudine spostare la sede legale o fiscale delle loro imprese in veri e propri paradisi fiscali. Che tali paradisi siano europei o meno a loro non importa, basta pagare meno contributi sui profitti e i dividendi. Soprattutto non pagarli in Italia.

Così sono molte le imprese italiane che si sono trasferite fiscalmente in Olanda (una delle nazioni della UE considerate “virtuose” e più “severe” quando serve distribuire le risorse europee agli stati in difficoltà).

Come si può leggere in un articolo de ilfattoquotidiano.it di oggi: “Fca e Ferrari hanno qui (in Olanda ndr) la loro sede legale, la Exor della famiglia Agnelli quella fiscale. Sede legale ad Amsterdam anche per Mediaset, ma ad aver creato holding qui sono pure alcune delle più importanti partecipate italiane: Eni, Enel e Saipem. In viaggio verso il paese dei tulipani anche Campari che sta per trasferire qui la sua sede. E poi Luxottica, qui dal 1999, Ferrero, Illy, Telecom Italia, Prysmian e la Cementir di Caltagirone.

Le banche tendono invece a preferire i regimi fiscali di Irlanda e Lussemburgo. Uno dei grimaldelli impiegati negli ultimi anni per recuperare una piccola parte dei proventi fiscali sottratti in questo modo agli altri Paesi è stato contestare gli aiuti pubblici, proibiti da Bruxelles quando ledono la concorrenza. Ma la Commissione proprio in questi giorni ha sancito che – in nome della libera circolazione dei capitali – i piani di salvataggio pubblico adottati a causa dell’emergenza Covid non possono escludere chi ha la sede in un altro Stato.”

Quelli riportati sono solo una parte di quelli che hanno “esportato” all'estero il pagamento delle tasse sottraendole, di fatto, allo Stato italiano. E, se si guarda bene, le imprese e i gruppi citati sono in gran parte di proprietà si personaggi che si ritrovano nella lista dei 36 più ricchi d'Italia.

Giovanni Ferrero (della Ferrero) possiede 24,5 miliardi di dollari; Leonardo del Vecchio (Luxottica) 16,1 miliardi; Silvio Berlusconi (“vicino” a Mediaset) 5,3 miliardi; Luca e Alessandra Garavoglia (Campari) 4,5 miliardi; Francesco Gaetano Caltagirone (Cementir) 1,8 miliardi …

Questi “patrioti” l'Italia, seguendo le direttive della Commissione europea, non potranno essere esclusi dai piani di salvataggio pubblico che verranno adottati a causa dell'emergenza Covid (è bene ribadire il concetto anche per avere coscienza di cosa e a chi principalmente serve la UE). Ma come si può sostenere che dare soldi nostri a chi paga le tasse in un altro paese sia qualcosa di giusto e logico, mentre applicare una patrimoniale a chi ha enormi ricchezze sia una cosa “illiberale” che non si può fare? E perché?

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.