Vincenzo Consoli, “rettifica” de Il Gazzettino: sono 4 e non 40 i milioni sequestrati e l’ex ad di Veneto Banca non ha divieti all’espatrio non sussistendo il rischio relativo

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Sequestro sì, ma certo non da «decine e decine di milioni di euro» (lo aveva riportato Il Gazzettino stesso ieri e oggi “corregge” con questo articolo che riportiamo uno degli errori spesso, bisogna dirlo, fatti sulla vicenda Consoli da molti media, ndr): la decisione del Tribunale del Riesame di Treviso, che lunedì ha respinto l’istanza di dissequestro dei beni avanzata dall’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, non ha modificato la situazione rispetto a quanto definito in precedenza. Non sono infatti «una quarantina» i milioni di valore sequestrati: quella è la cifra “fino alla quale” il giudice ha stabilito che si possa procedere. Ma è una cifra lontana dalla realtà dei fatti.
A Consoli e a sua moglie, in realtà, sono stati posti sotto sequestro beni per un controvalore stimato in poco più di 4 milioni di euro, e tra questi la parte del leone è fatta dalla villa che si affaccia su Campo Marzo, a Vicenza. Il resto è dato da liquidità, conti correnti e titoli, per un totale che è però ben lontano dalle cifre ipotizzate.

È il solito equivoco nel quale si rischia di cadere di fronte alle ordinanze di sequestro preventivo nei casi che riguardano i processi sui crac delle banche ex popolari: i giudici sia a Vicenza che a Treviso hanno stabilito un ipotetico valore del danno che – in caso di eventuale condanna – gli ex amministratori chiamati in causa potrebbero dover rimborsare. Ma è un valore, appunto, ipotetico. Perché è del tutto evidente che le cifre del crac di certo non potranno essere ripianate anche sequestrando e mettendo all’asta tutti gli averi di tutti gli ex amministratori coinvolti.

A Consoli, poi, non è stato «revocato il divieto di espatrio», per un semplice motivo: che il suo passaporto gli era già stato restituito il 2 agosto di un anno fa.