Ventimila firme erano troppe, Il Fatto: ma ora la campagna di +Europa è faraonica

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Ieri (2 marzo, ndr) i lettori dei più grandi quotidiani italiani hanno potuto ammirare una paginata di pubblicità della lista +Europa con una sorridente Emma Bonino. La stessa figura che gli sorrideva, ieri e nei giorni scorsi, dai banner presenti sui principali siti e nei video promozionali su Youtube e altri social. Sempre rassicuranti, in questi giorni i sorrisi scendevano sui passanti pure dai maxi-schermi luminosi delle grandi stazioni e dalle fiancate dei bus, mentre chi ascolta la radio ha avuto il bene della voce, ma ha dovuto immaginarsi il sorriso.Un po’ di elettori, infine, hanno potuto vedere dal vivo la Diva Emma o i suoi compagni di avventura in una delle decine di incontri organizzati lungo la penisola. Una campagna elettorale da partito strutturato (e ricco) che fa un po’ a pugni coi pianti a cui abbiamo assistito quando +Europa sosteneva di non riuscire a raccogliere poco più di ventimila firme per presentarsi alle elezioni (problema poi risolto dal gentile patrocinio di Bruno Tabacci, portatore sano di esenzione, che di suo ci ha guadagnato un seggio). Quanto costa tutto questo e come può permetterselo +Europa? La tesoriera Silvja Manzi, contattata dal Fatto, non dà cifre per non essere “imprecisa”, parla a spanne di un costo di circa 230 mila euro per la sola campagna nelle stazioni e spiega che, da Bonino in giù, molti radicali hanno concesso un prestito alla lista che riavranno indietro solo in caso di superamento del 3%. Un po’ dei soldi del gruppetto di Tabacci (che ha avuto 200 mila euro dal 2xmille) e le singole donazioni difficilmente pagano una campagna di questo genere: per avere lumi basterà aspettare il deposito obbligatorio delle spese elettorali.

di Marco Palombi, da Il Fatto Quotidiano