Vitulano, anche i pellegrini del Sud sulla via del marmo – La Via Francigena destinazione Roma, la 18ª tappa dal Sud

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Taburno Camposauro
(foto FB: Alessandro Santulli)

Le strade della via Francigena ci conducono oggi da Benevento a Vitulano, una piccola città della sua provincia. La sua storia è a sua volta legata ai Longobardi, che hanno lasciato la propria impronta nelle splendide montagne circostanti, oggi protette da un Parco Regionale. Vitulano, però, dispone anche di una ricchezza tutta sua.

Il marmo di Vitulano

Dopo aver potuto apprezzare il valore dei marmi di Carrara, è il momento di rendere giustizia anche a un alto marmo di grande pregio, quello di Vitulano. A credere per primo nella sua bellezza fu l’architetto Luigi Vanvitelli, che se ne servì per la costruzione del Palazzo Reale di Carlo III di Borbone, conosciuto come Reggia di Caserta. In particolare, questo marmo dal colore rosso fa foggia di sé lungo le pareti dello Scalone Reale, uno dei punti più importanti del palazzo.

Scalone reale caserta marmo vitulano
Lo Scalone Reale della Reggia di Caserta (foto flickr: paula soler-moya)

Le rovine dell’Abbazia di Santa Maria in Gruptis

Per gli amanti del trekking, Vitulano ha in serbo una meta molto interessante: le rovine dell’antica Abbazia di Santa Maria in Gruptis. Questo antico complesso monastico risale al X secolo. Fu voluto dal principe longobardo Antenolfo III, e rimase in attività tra alti e bassi fino all’inizio del ‘700, quando il futuro papa Benedetto XIII lo sconsacrò. Già da anni l’abbazia versava in condizioni critiche, per l’azione combinata di terremoti, scorrerie e brigantaggio. Furono proprio i briganti a occuparla e a farne uno dei loro rifugi, grazie alla sua posizione strategica.

Abbazia Santa Maria in Gruptis Vitulano
Uno degli interni dell’Abbazia (foto FB: Casa Betania Anspi Ce/Trekking Castel Morrone)

Il Parco Regionale del Taburno-Camposauro

La stessa Abbazia si inserisce nel contesto di un paradiso naturale protetto, il Parco Regionale del Taburno-Camposauro (foto in copertina). La zona protetta, che si appresta ad essere presentata all’UNESCO come candidata al riconoscimento “Global Geopark“, si estende su ben 14 comuni. Il parco è uno dei luoghi prediletti dagli escursionisti, pronti a conquistare le vette dei monti, che regalano viste mozzafiato.

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Il profilo della “Dormiente del Sannio” (foto: Wikimedia Commons)

Il punto panoramico più conosciuto è detto “la Dormiente del Sannio“: le creste delle montagne disegnano quella che sembra la silhouette di una donna distesa, particolarmente suggestiva durante le ore del tramonto.

L’acqua è la risorsa principale del parco: sono proprio queste sorgenti ad alimentare la Reggia di Caserta, con il suo grandissimo giardino e la sua cascata. In un luogo così non poteva che prosperare la biodiversità: l’area protetta ospita foreste di faggi, castagni, querce; le pareti rocciose sono inoltre la casa di numerose specie di rapaci.