Viaggiando verso magazzino Brazzale di Sant’Agata a Cogollo del Cengio (Vi), la storia di un territorio: Cimbri, poi tessile, infine produzione formaggi

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La chiesetta di Sant'Agata a Cogollo del Cengio
La chiesetta di Sant'Agata a Cogollo del Cengio

Se eri abbiamo presentato il nuovo e moderno magazzino “Gran Moravia” Brazzale in cui, scriveva il nostro inviato, sono state adottate tecnologie all’avanguardia basate sull’IA ed ecosostenibili, e se nel pomeriggio abbiamo integrato la cronaca dal vivo con quella di dettaglio inviataci dall’ufficio stampa della Brazzale Spa, l’A&V COMMUNICATION di Milano, chiudiamo la “serie” mettendo in rete di seguito la sua ultima interessante elaborazione sul tema in cui, viaggiando verso il magazzino di Sant’Agata di Cogollo del Cengio (Vi), ci racconta la storia di un territorio: “dai Cimbri, passando per il tessile, fino alla produzione dei formaggi”.

Roberto Brazzale e il Magazzino Robottizzato
Roberto Brazzale e il Magazzino Robottizzato

La strada che porta dalla Brazzale di Zanè al Magazzino Sant’Agata di Cogollo del Cengio (Vi) scorre veloce addentrandosi sempre più nell’Alto vicentino. Ad un certo punto, arrivati alla rotonda di Piovene Rocchette, vi si trova proprio in mezzo l’inconfondibile leone, simbolo della Peugeot. Ricorda un fatto di portata storica: è qui che è stata immatricolata, nel 1893, la prima automobile italiana, una Peugeot Type 3 di proprietà del conte Gaetano Rossi. La vettura, l’esemplare numero 25, venne consegnata via treno il 2 gennaio 1893, dopo essere stata sdoganata a Chiasso, diventando così la prima automobile a circolare nel nostro Paese. Rossi, che abitava nella vicina Sant’Orsola, andava nel suo stabilimento, la Lanerossi, con questa auto, seguito da un aiutante a cavallo che portava una tanica di benzina, necessaria al rifornimento. Era un uomo straordinario: cimbro dell’Altopiano, Rossi è stato il più grande industriale europeo del suo tempo, nel settore tessile. In Italia, Lanerossi era la più grande società commerciale e, in Europa, la più grande industria tessile. Rossi portava in azienda i frutti dell’apprendistato all’estero, perché suo papà lo aveva mandato a studiare nei paesi dove c’erano i più importanti ed evoluti telai, come la Francia e il Belgio.

Magazzino Sant'agata, un rendering
Magazzino Sant’agata, un rendering

Quello dove sorge il Magazzino Sant’Agata è il territorio dove i Longobardi e poi i “Cimbri” si sono insediati già in epoca antichissima, quando, a ogni carestia, scendevano a ondate successive dalla Baviera scegliendo questa zona sugli altopiani e nelle valli perché appartata e non abitata. Fino alla Controriforma, si parlavano dialetti germanici da qui alle porte di Vicenza; poi il “cimbro”, antico dialetto bavarese, è stato parlato fino alla Grande Guerra. Nel tempo i loro nomi sono stati italianizzati. Oggi, i discendenti dei cimbri sono quasi 500mila e la grande tradizione industriale dell’alto vicentino (Schio, Thiene, Breganze) e delle valli contigue (Valdagno, Arzignano, Chiampo) è totalmente frutto della loro grande tradizione di lavoro, intraprendenza e risparmio.

Ancora all’inizio del 900 questa zona era tutta campagna, con poca gente ad abitarla, rigata da lunghi filari di gelsi per la bachicoltura, pascoli ed arativi: tanti piccoli paesini la punteggiavano qua e là. Ma l’industria tessile dei Rossi e dei Marzotto era già la più grande d’Europa. Molto presto il tessile è diventato la ricchezza di questo territorio: la gran parte di quelli che si erano insediati in queste valli aveva i laboratori, come Benetton. Ogni famiglia filava e tesseva la lana portata da dinamici mercanti. Si trattava di panni, per lo più. Ma non i panni alti, cioè quelli di una qualità particolare, per lavorare i quali c’era bisogno dell’autorizzazione della Serenissima, ma i panni più comuni. Poi Schio ottenne questa licenza, concessa alla fine del 700, ed è per questo che la zona è diventata un centro tessile sempre più importante. All’inizio è stato il nobile veneziano Nicolò Tron, giovanissimo ambasciatore della Repubblica di Venezia presso la corte inglese che, di ritorno in Italia, cercò di importare le novità tecnologiche e organizzative imparate all’estero, fondando il lanificio di Schio, dove importò i macchinari necessari per produrre questi panni alti, più redditizi, e organizzò con criteri moderni le sue tenute agricole, attivandosi in campo politico per favorire e incentivare le imprese venete. Poi venne lo stabilimento Lanerossi, che si trova proprio sotto la chiesa di Sant’Agata, a pochi passi dal nostro magazzino. Qui Alessandro Rossi aveva fatto costruire addirittura una ferrovia che andava ad Asiago, poi smantellata.

Anche la tradizione casearia dell’Alto vicentino ha origini antichissime, in ragione dell’interazione tra la fertile pianura e la riserva di pascolo dell’Altopiano di Asiago e dei Sette Comuni. Grazie alle transumanze garantite da speciali diritti riconosciuti dalla Repubblica Serenissima, sull’Altopiano si giunse a contare fino a 200mila pecore. Non solo lana, dunque, ma anche il latte, che veniva trasformato in formaggi e burro, caratterizzava questo territorio. Dal 1492 il mercato di Thiene ottenne dalla Repubblica Serenissima la qualifica di “franco”, per meriti di guerra, diventando il centro commerciale più importante dei prodotti lattiero caseari dell’area e, successivamente, il più importante centro industriale caseario e casear-meccanico del Veneto. La famiglia Brazzale fa parte di questa lunghissima storia poiché dal Monte di Calvene, sull’Altopiano, scese, a Zanè, nel 1898, permettendo lo sviluppo del Gruppo che oggi si conosce.


Brazzale Spa

Attiva nel mondo del latte già dal 1784, Brazzale Spa è la più antica azienda familiare italiana del settore lattiero caseario, originaria dell’Altopiano di Asiago, in attività ininterrotta da almeno otto generazioni. Oggi il gruppo vanta sette insediamenti produttivi sparsi in tutto il mondo, in Italia, Repubblica Ceca, Brasile e Cina e impiega complessivamente oltre 800 dipendenti, per un fatturato complessivo, nel 2020, pari a circa 211 milioni di euro, di cui oltre un terzo esportato dall’Italia nel mondo. Opera sul mercato con i marchi: Burro delle Alpi, Burro Superiore Fratelli Brazzale, Zogi, Verena, Alpilatte, Brazzale, Silvipastoril e Gran Moravia. Dal 2003, a Litovel, in Moravia (Repubblica Ceca), produce il formaggio Gran Moravia, stagionato in Italia. A Zanè (Vi), dal 1898, il gruppo ha la sede principale ed il burrificio Burro delle Alpi. A seguito della fusione con la famiglia Zaupa, a Monte di Malo (Vi) realizza provoloni, Provolone Valpadana Dop, paste filate e pressate, Asiago Dop. Tutti i prodotti del caseificio di Litovel vengono realizzati con il latte della Filiera Ecosostenibile Brazzale, che nel 2011 ha ottenuto la certificazione di tracciabilità secondo le norme UNI EN ISO 22005:2008. Tra gli standard della Filiera, 4,5 ha. di terreno per capo in lattazione e il 100% di foraggi autoprodotti in azienda. Sempre in Repubblica Ceca, Brazzale ha realizzato la catena di negozi propri con insegna La Formaggeria Gran Moravia, che oggi conta 23 punti vendita, più di 140 commessi, per oltre 1.5 milioni di clienti all’anno, con oltre il 70% del venduto importato dall’Italia. Nel 2012 ha creato a Shanghai una propria unità commerciale e, nel novembre dell’anno successivo, ha aperto un punto vendita sempre a marchio La Formaggeria Gran Moravia. Nel 2014, a Pechino, Brazzale ha sviluppato un caseificio di formaggi freschi per il mercato locale poi sviluppato nell’odierno stabilimento di avanguardia nello Shandong. Al fine di entrare direttamente a contatto con il consumatore italiano per far conoscere ancor meglio i propri prodotti, nel 2018, in Italia, ha avviato un progetto di apertura di temporary store con il brand “A TUTTO BURRO”, che conta già due punti vendita al dettaglio, ad Asiago e Padova. Nel 2019 il gruppo Brazzale diventa Carbon Neutral, con la compensazione delle emissioni di carbonio di tutti i suoi stabilimenti nel mondo, grazie alla piantagione sui propri terreni, in Brasile, di 1,5 milioni di alberi. Presente in oltre 56 paesi, il gruppo Brazzale raccoglie direttamente dalla stalla circa 250.000.000 di Kg di latte, che lavora nei propri caseifici, in Italia e Repubblica Ceca. Da molti anni è impegnata nello sviluppo di innovative filiere agroalimentari, caratterizzate da efficienza produttiva e sostenibilità ambientale come “La Filiera Ecosostenibile Gran Moravia”, in Repubblica Ceca, e il “Pascolo Riforestato Silvipastoril”, in Brasile. Nel 2020 il dr. Piercristiano Brazzale, amministratore e socio, è stato eletto presidente della FIL-IDF, la federazione mondiale del latte.