Assange: cittadino onorario di Roma ad una settimana dalla sentenza

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Julian Assange
Julian Assange

Il giornalista australiano Julian Assange è stato proclamato cittadino onorario di Roma oggi, 15 febbraio 2024. La notizia arriva ad una settimana dalla sentenza dell’Alta Corte di Giustizia Britannica che deciderà, tra il 20 e 21, se potrà essere estradato negli Stati Uniti.

La moglie Stella è sempre più preoccupata per la salute fisica e mentale del marito. Di fatto, ha dichiarato, “La sua vita è a rischio ogni giorno che resta in carcere e, se estradato, morirà. Ma non si tratta solo dell’estradizione. Julian non dovrebbe essere in carcere”.

Nel 2010 Assange, a cui difesa ha parlato a Vicenza anche Marco Travaglio, ha pubblicato sul proprio sito “Wikileaks” circa 600 mila documenti che riportano dettagli delle guerre in Afghanistan e Iraq. In alcuni di questi file sono documentati dei veri e propri crimini di guerra perpetrati dall’esercito americano. La fuga di notizie è stata possibile grazie a Chelsea Manning, ex analista dell’intelligence statunitense, che è stata condannata a 35 anni (nel frattempo aveva cambiato sesso per ritrovare la sua personalità, ndr). Fu poi rilasciata nel 2017 grazie a Barack Obama che commutò la sentenza. Nel mentre Assange fu costretto a vivere sette anni nell’ambasciata ecuadoriana a Londra come rifugiato politico. Finché nell’aprile 2019 fu espulso dal Presidente Lenin Moreno e da quel momento è detenuto nella prigione dura di Belmarsh, da molti definita la Guantanamo inglese

Oltre al sostegno della famiglia, il giornalista è stato proclamato cittadino onorario di diverse città oltre a Roma, tra cui anche Napoli e Bari. Inoltre è arrivata anche la richiesta ufficiale dell’Australia per il rimpatrio. Andrew Wilkie, deputato indipendente, ha dichiarato: “Ci sono persone che detestano quest’uomo, altre che lo venerano, ma quasi tutti concordano sul fatto che questa vicenda si sia protratta troppo a lungo. A prescindere da ciò che si pensa di Assange, in questo caso non è stata fatta giustizia”.

45 milioni di dollari di opere d’arte verranno distrutte se Assange morirà in prigione

L’artista Andrei Molodkin, per manifestare il suo sostegno, ha organizzato un progetto a dir poco particolare: il “Death Man’s Switch”. Quest’opera in realtà non è che una cassaforte che contiene circa 45 milioni di dollari in quadri, tra i quali un Picasso e un Andy Warhol. Se Julian Assange dovesse morire in prigione, le opere all’interno saranno distrutte con dell’acido altamente corrosivo. L’artista ha spiegato che all’interno c’è un timer collegato a due barili, uno con l’acido e l’altro con un reagente, che provocherebbe una reazione chimica tra le due sostanze.

Questo timer dovrà essere resettato ogni 24 ore da una persona a lui vicina, si ipotizza la moglie, ma l’artista non lo ha confermato. Giancarlo Abbondio, che possiede una galleria d’arte a Milano, afferma di aver fornito lui il Picasso, Sostiene anche che ha firmato un accordo di non divulgazione per non rivelare di quale dipinto si tratti. “È molto più importante per il mondo avere un Assange che un Picasso extra, così ho deciso di accettare” ha dichiarato Abbondio a Sky News.

Prima dell’estradizione, il giornalista ha ancora la possibilità di rivolgersi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, ma se il risultato dovesse essere negativo lo aspetta una condanna di 175 anni. Ad oggi, le nostre azioni sono state limitate all’attesa e alla speranza che il sistema non ceda alle pressioni di un caso politico così delicato.