Case di comunità: 350 in tutta Italia, tante nel Veneto. Il Sole 24 Ore: “Ma manca il personale”

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Carenza medici di base medicina generale in Veneto pronto soccorso case di comunità
Carenza medici di base medicina generale in Veneto

Il Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna è una delle regioni a più alta concentrazione delle 350 Case di comunità aperte finora, dati al 31 dicembre 2023. È quanto emerge dall’ultimo monitoraggio sull’attuazione della nuova Sanità territoriale presentato al ministro della Salute Orazio Schillaci. Dentro ci sono anche 105 ospedali di comunità e 103 Centrali territoriali operative.

Le Case di comunità sono quei presidi di sanità territoriale ai quali i cittadini possono rivolgersi per visite o esami senza rivolgersi agli ospedali e, soprattutto, ai loro pronto soccorso. Rappresentano una risposta venuta fuori dalla domanda di sanità emersa durante il Covid, aperte h24 e sette giorni su sette. Nei prossimi due anni dovrebbero essere oltre 1000 in tutta Italia, quota minima prevista dal Pnrr.

Purtroppo, nonostante abbiano aperto i battenti, spesso soffrono di carenze di medici, come evidenzia oggi dalle sue pagine Il Sole 24 Ore. “In oltre un terzo (120) delle 350 case di comunità già aperte al momento non è prevista una presenza di pediatri o medici di famiglia, mentre in altre 56 strutture la presenza medica è prevista al momento per meno di 30 ore a settimana (al massimo 4-5 ore al giorno).

In pratica in metà case di comunità i servizi sono soprattutto di tipo infermieristico (previsti anche psicologi e assistenti sociali), mentre in altre 60 la presenza di medici di famiglia e pediatri varia tra le 30 e le 49 ore e in 112 tra 50 e 60 ore a settimana.

Tra l’altro, delle 350 strutture già aperte meno della metà (148) sono aperte sette giorni su sette e solo 110 anche h24, mentre 61 offrono servizi 6 giorni su 7 e ben 141 meno di 6 giorni.

Se queste sono le premesse della nuova Sanità territoriale su cui il Pnrr investe oltre 7 miliardi tra nuove strutture, cure domiciliari e telemedicina bisogna allora cominciare a preoccuparsi che si rischi di trovarci tra due anni – quando dovranno essere a regime tutte – con delle ‘scatole vuote’ con poco personale e servizi contati per i cittadini”.

Il quotidiano economico ricorda che la recente manovra stanzia 250 milioni di euro per il 2025 e 350 milioni dal 2026 per assumere il personale sul territorio. Il problema è però che il personale servirebbe da subito.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore