Castrum Argenti: alla ricerca dei Saraceni a Marina di Minturno

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Castrum Argenti, Marina di Minturno.
Castrum Argenti, Marina di Minturno. Credits: pagina Facebook "Cultura Minturno Scauri".

La storia di Minturno passa anche attraverso le vicissitudini che hanno coinvolto Traetto, antico e longevo distaccamento sorto nel centro storico collinare della città in tempi di invasioni longobarde che ha goduto dell’indipendenza per oltre un millennio.

Le popolazioni che hanno abitato il circondario del Lazio e, in particolare, della Riviera di Ulisse sono state tantissime: molte in convivenza pacifica, altre in eterno conflitto, altre ancora distanziate nel tempo e, quindi, senza aver mai interagito. C’è stata un’epoca, però, in cui le incursioni saracene da mare cominciarono ad essere frequenti, violente e problematiche; un’epoca in cui – per qualche anno – dall’881/83 al 915 – si realizzò un vero e proprio insediamento musulmano, un ribāṭ alla foce del Garigliano.

Di quella fase della vita di Minturno e delle città adiacenti si sa ancora poco: per molto tempo si è pensato che i Saraceni fossero vissuti completamente ai margini della società locale, ma nuove evidenze hanno dimostrato come, in realtà, il loro rapporto con i cristiani sia stato conflittuale soltanto in parte, riuscendo a trasformarsi in qualche caso persino in una conveniente alleanza (ad esempio, con gli ipati di Gaeta). La loro stessa presenza in loco sarebbe stata favorita da queste insospettabili collaborazioni. Solo con la battaglia del Garigliano – e dopo diversi tentativi infausti – la Lega Cristiana forgiata da Papa Giovanni X riuscì a mettere fine all’espansione musulmana e a riprendere il controllo dei territori.

Ma cosa resta, oggi, di quell’antico centro abitato saraceno?

Per alcuni studiosi, la localizzazione dell’insediamento sarebbe da rivedere, riguardando più o meno la stessa zona ipotizzata a due passi dal Garigliano ma più internamente: studiando i documenti che sono pervenuti sino a noi e i resti saltati fuori con diverse campagne di scavo è stato dimostrato che l’area interessata doveva trovarsi nei dintorni di Suio, attuale frazione di Castelforte, all’estremità dei Monti Aurunci.

In ogni caso, è proprio andando alla ricerca di nuove incontestabili testimonianze di quella piccola bolla storica che si è scoperto qualcosa di molto interessante: il Castrum Argenti.

Il Mons GarelianusMonte d’Oro e Monte d’Argento delimitano il litorale comune tra Minturno e la sua frazione di Scauri e prendono il nome proprio dai riflessi che il sole e la luna regalano alla superficie del mare guardando in loro direzione. Recentemente (1985-1998), il Museo Nazionale d’Arte Orientate, in collaborazio­ne con la Soprintendenza Ar­cheologica per il Lazio e sotto la direzione scientifica della Prof. Paola Torre, ha condotto una serie di interessantissime indagini archeologi­che con l’obiettivo di recuperare testimonianze arabe in Italia e, in particolare, focalizzandosi proprio su Monte d’Argento per individuare l’insedia­mento saraceno del Gariglia­no stabilitosi, secondo le fonti, sul Mons Garelianus.

L’area che è stata denominata Castrum Argenti è stata scoperta a circa 3 chilometri dal fiume e si configura come una roccaforte naturale costituitasi all’interno di una cinta muraria (che appare ben conservata e risalente al Medioevo) e di alcune possenti scogliere. Il sito è stato lungamente frequentato: si dice dall’età protostorica fino al XVII secolo. La rilevanza della scoperta ha determinato anche l’avvio della pratica di esproprio di un’area di proprietà privata.

I materiali archeologici rinvenuti – resti di edifici ma anche tantissime ceramiche dai diversi stili decorativi, oggettistica, iscrizioni romane, marmi, frazioni di affreschi religiosi e monili -, purtroppo in parte compromessi dagli eventi legati alla Seconda Guerra Mondiale, sono stati catalogati e studiati con metodologie e tecnologie moderne. Il Castrum Argenti è citato in diversi documenti, come nel Codex Diplomaticus Cajetanus; non ci sono dubbi, quindi, sulla sua esistenza. Tuttavia, questo lungo lavoro non ha portato a nessuna novità rilevante per quanto riguarda la localizzazione dell’insediamento saraceno.

Importante il ruolo che ha avuto una chiesa con aula rettangolare absida­ta e dotata di cripta – probabilmente risalente al XII secolo e poi rivisitata successivamente – che è stata utilizzata, oltre che in quanto luogo di culto, anche come ambiente di sepoltura, viste le nume­rosissime tombe contenute al suo interno. Nel Castrum Argenti sono visibili anche resti di ambienti pertinenti ad un abitato dell’età alto­medievale e una torre, purtroppo completamente distrutta nel 1943 dai tedeschi in ritirata, sorta forse sui resti delle fortificazioni altomedievali di Monte d’Argento in linea con il sistema difensivo della zona che abbiamo già avuto modo di esplorare.

I reperti più interessanti – È dalle piccole cose che è possibile capire le grandi dinamiche ed è proprio da alcuni di questi ritrovamenti, infatti, che si è potuto inquadrare un po’ lo stratificarsi dei vari contesti in questo circondario così contenuto.

Ad esempio, gli influssi islamici sono apparsi palesi dalle decorazioni di alcune ce­ramiche invetriate e smaltate; dalle aree sepolcrali sono stati rinvenuti diversi resti antropologici (e non) e persino un tesoretto in monete costituito di gi­gliati angioini d’argento (1309-1343). La presenza di monili e preziosi, poi, parla di una classe sociale residente piuttosto elevata e i reperti in metallo, insieme alle scorie di lavorazione ritrovate, svelano qualcosa su un’attività metallurgica locale.

L’ipotesi storicaCastrum può essere tradotto con “castello” ma anche con “fortezza”. Il castrum era, infatti, l’accampamento che veniva allestito dall’esercito dopo ogni giornata di marcia o anche la sua variante “permanente” utilizzata a mo’ di quartiere invernale o sistemazone durevole durante gli assedi.

In questo caso parliamo di un insediamento medioevale (metà del IX secolo) edificato essenzialmente per scopi abitativi e di vigilanza all’interno di una cinta muraria che doveva comprendere l’intera collina. Il Castrum Argenti è stato teatro di diversi avvenimenti storici, tra cui la definizione dei confini del Ducato di Traetto nel 1014, e venne distrutto – secondo una fonte – nel 1161 da Re Guglielmo I durante l’inseguimento del ribelle Conte di Traetto e Fondi, Riccardo dell’Aquila.

A testimonianza del valore turistico della zona della Riviera di Ulisse, infine, va menzionato l’albergo che, prima della guerra, sorgeva nei pressi della collina: pare che la zona, infatti, rappresentasse un’attrazione irresistibile per i forestieri già dalla seconda metà dell’Ottocento, come racconta un documento del 1886.

 

Purtroppo, ad oggi, il sito non versa in ottime condizioni e c’è chi assicura che sia irraggiungibile, travolto dai rovi e dall’abbandono.