Coronavirus, Bonomo: “serrande chiuse per il 61,6% delle imprese artigiane venete e a casa il 57,5% degli addetti”

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Per il combinato disposto dei due DPCM dell’11 e 22 marzo scorsi, sono 77mila700 le imprese artigiane del Veneto che dovranno rimanere chiuse dalla mezzanotte di oggi 25 marzo 2020. Un numero che secondo l’Osservatorio della Confartigianato Imprese Veneto vale il 61,6% del totale in Veneto (126mila circa). Il numero di addetti che si trovano a casa dal lavoro è di 188.352 pari al 57,5% del totale dell’artigianato veneto.

“Lo stillicidio di decreti -in arrivo nelle prossime ore una possibile ulteriore modifica agli elenchi dei codici Ateco che devono chiudere-, la loro pubblicazione in tarda serata e gli annunci aumentano – afferma in una nota Agostino Bonomo Presidente di Confartigianato Imprese Veneto – la complessità del momento e rischiano di accrescere l’insicurezza e il senso di smarrimento di quanti nella difficoltà continuano ad operare garantendo servizi fondamentali. E’ fondamentale che nelle prossime ore il Parlamento, in fase di conversione del decreto Cura Italia, accolga il più possibile gli emendamenti proposti dalla Confartigianato e tenga conto anche di queste ulteriori nuove limitazioni. Devono essere previsti stanziamenti dedicati a integrazione degli esistenti per sostenere le imprese.

Ad oggi in Veneto sono state 6.700 le imprese che hanno aperto la procedura per usare FSBA tutelando 27.000 dipendenti, siamo già al 20% di aziende artigiane e loro dipendenti in cassa integrazione. Un numero mai raggiunto nemmeno nella grande crisi del 2011/2013 e destinato solo ad aumentare con la prevista chiusura delle tante attività produttive non “indispensabili” programmata da domani 26 Marzo e dall’impossibilità nel mondo dipendente artigiano, dove l’80% sono operai, di continuare a lavorare in modalità smart working”.

“In questo momento -conclude Bonomo- è fondamentale un grande senso di responsabilità da parte di tutte le parti sociali, affinché le imprese che oggi sono autorizzate ad operare possano farlo con serenità e in sicurezza, tenendo presente sempre che non possiamo permetterci oggi di arrestare del tutto il sistema produttivo se non a costo di una grave crisi occupazionale domani. Va infine previsto con provvedimento unico, chiaro ed inequivocabile, che i titolari delle imprese possano andare nella propria impresa per vigilare i macchinari e la sicurezza degli impianti”.

I numeri

Il combinato disposto dei due decreti legge dell’11 e 22 marzo scorsi hanno individuato i codici ATECO delle attività “strategiche” che possono continuare a lavorare.

In regione Veneto per il solo artigianato risultano chiuse, dalla mezzanotte di mercoledì 25 marzo (salvo modifiche in corso sull’elenco definito il 22 marzo da parte di Governo e Parti Sociali), 77.700 attività pari al 61,6% del totale artigianato. I settori maggiormente colpiti sono: l’edilizia (esclusi gli installatori di impianti che possono operare) con 37.320 aziende chiuse, seguite dal comparto del benessere 12.128, dalla metalmeccanica con 10.368, la moda 5.824, il legno/arredo con 5.794 e l’artistico con 2.799 attività chiuse.

Sul fronte degli addetti che restano senza lavoro, in totale in regione, le aziende artigiane lasciano a casa 188.352 persone tra dipendenti, titolari, soci e collaboratori familiari. In questo caso il settore più coinvolto in termini assoluti è sempre l’edilizia con 62.500 persone seguito dalla metalmeccanica 44mila, la moda 25mila, il benessere con 24.300, il legno/arredo con 18mila e 7.500 quelli che operano nell’artistico.