“Forse la consigliera regionale Vanessa Camani non sa, o non ha letto, che l’App Zero Covid non serviva al tracciamento dei casi, ma la sua principale funzione è di permettere ai pazienti a casa di comunicare più agevolmente con i medici. Il contact tracing era invece l’obiettivo unico dell’app Immuni, voluta dal precedente governo Conte, tanto esaltata e inserita al centro della strategia per il contenimento della pandemia e poi, di fatto, sparita da ogni comunicazione istituzionale e discorso pubblico”. A dirlo in un comunicato è il capogruppo in Consiglio regionale del Gruppo Zaia Presidente Alberto Villanova che aggiunge: “conosciamo tutti i problemi riscontrati da questa app che di fatto non è mai stata davvero integrata nel sistema di prevenzione sanitaria italiano. Il primo DPCM di Mario Draghi, ha reinserito l’obbligo per l’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale, di caricare il codice chiave sul sistema centrale di Immuni in presenza di un caso di positività. Ma allora a che cosa è servito il call center, creato a ottobre scorso per il caricamento dei dati per sgravare gli operatori sanitari? Costato al governo 4 milioni di euro?”.
“Il finanziamento del call center – prosegue il consigliere – era stato inserito nel decreto di ottobre scorso, per ovviare alla procedura estremamente macchinosa e lenta del caricamento dei dati sul sistema centrale Immuni da parte degli operatori sanitari. Se però il DPCM ha dovuto inserire nuovamente l’obbligo della segnalazione della positività da parte dell’operatore, allora decade l’utilità del call center. Sarà interessante capire come il nuovo governo Draghi e il ministro per l’innovazione Vittorio Colao che già in passato aveva espresso dei dubbi su questo sistema che, almeno nelle intenzioni, avrebbe dovuto essere al centro della strategia di prevenzione e che, invece, si è rivelato del tutto irrilevante nella seconda ondata”.