Cristian Rossato nel Consiglio di amministrazione Noi

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Cristian Rossato, classe ’91, è uno dei nove membri del nuovo Consiglio di Amministrazione di Noi Vicenza dal 5 aprile scorso. Dal Circolo Noi di Lupia è, assieme ad Arianna Pegoraro, tra i membri più giovani del nuovo staff.

Le cariche formali previste dallo Statuto sono già state affidate ad alcune delle figure del gruppo, ora c’è da comprendere quali sono le attività che Noi Vicenza sostiene per dividere meglio i servizi e gli ambiti di interesse a seconda del carisma di ciascuno. Abbiamo scambiato con Cristian quattro chiacchiere a tal proposito.

Cristian, qual è il tuo primo ricordo di Noi Associazione?

«Il circolo Noi di Lupia è nato nel 2005. La “casa della dottrina” era frequentata da molti ragazzi, perché lì si svolgevano le attività di catechismo e Acr. La saletta dove ora c’è il bar era la sede di un’associazione sportiva. Nel momento in cui gli ambienti sono stati ristrutturati, ci si è trovati con questa stanza da gestire, poiché l’associazione aveva trovato un’altra ubicazione. Un tavolo da ping pong, un calcetto: così è nato il circolo. Io, la domenica pomeriggio, mi recavo con gli amici per qualche partita. Questo è stato il mio primo contatto con la realtà Noi».

Così inizia il rapporto con l’Associazione. E come procede?

«A 16 anni ho iniziato a dedicarmi al Grest, attività gestita dall’oratorio Noi»

E il passaggio dal circolo Noi di Lupia a quello diocesano come è avvenuto?

«Ho ricevuto la comunicazione del rinnovo delle cariche diocesane e il segretario del circolo Noi di Lupia, classe 1995, mi ha sollecitato dicendo “Ti vedrei bene in quest’ambito, soprattutto per le idee che potresti portare”. Ci ho riflettuto e ho deciso di buttarmi in questa nuova avventura con la volontà di respirare aria diocesana. Sono molto curioso di conoscere l’ambiente e interfacciarmi con la parte più grande e corposa di questa realtà».

Quindi cosa ti aspetti da questo tuo nuovo ruolo?

«L’idea è quella di trovare un modo di sintonizzarci, tra circoli, sulla stessa linea d’onda. Creare una rete solida, per far sì che le realtà Noi non navighino da sole, ma si parlino per condividere esperienze che potrebbero essere arricchenti per molti».

Articolo tratto dal numero di domenica 28 aprile