Don Sinibaldi: «La nostra diocesi “in missione” a Magdala»

99

Metà in 15 anni, da 400 a 200. È la difficile situazione dei Padri Francescani custodi di Terra Santa che, visto il calo consistente di vocazioni, per la prima volta in 800 anni di presenza nella Terra del Santo ha chiesto una mano ad una diocesi italiana per la gestione del sito archeologico di Magdala, sul lago di Tiberiade, in vista della sua apertura, l’1 febbraio 2020. La scelta è ricaduta sulla Diocesi di Vicenza che ha risposto, onorata, con un caloroso sì e la nascita del progetto “Magdala Open”. «Negli ultimi quattro anni abbiamo formato 80 volontari che sabato scorso hanno ricevuto il mandato dal vescovo Pizziol. Sono pronti per partire nel segno dello stile francescano» spiega don Raimondo Sinibaldi, direttore dell’Ufficio pellegrinaggi che ha seguito l’accordo». Il traguardo è frutto di un cammino durato sei anni, a partire dal contratto siglato tra Beniamino Pizziol e l’allora Custode padre Pierbattista Pizzaballa (oggi amministratore apostolico del patriarcato latino di Gerusalemme), esattamente il 3 dicembre 2013.

Il sito di Magdala, città natale di Maria Maddalena, figura importantissima nella vita di Gesù, si trova sulla costa occidentale del lago di Tiberiade. Siamo nel nord d’Israele, a trenta minuti d’auto da Nazareth «luoghi santi, quelli, cioè in cui Dio si è manifestato agli uomini» precisa don Sinibaldi.

Direttore, perché la Custodia di Terra Santa ha scelto proprio la nostra Diocesi?

«Padre Pizzaballa ci conosceva da anni, sapeva che il nostro ufficio aveva un’attenzione alle “pietre vive”, aveva un determinato metodo, un certo stile nell’accompagnare i pellegrini. Non dimentichiamo, poi, la presenza in Terra Santa del nostro sacerdote don Gianantonio Urbani. Ricevetti una telefonata. Il giorno dopo presi l’aereo. “C’è l’acqua che filtra – mi dissero – cresce l’erba alta due metri. Qualcuno ci deve aiutare”».

Come avete formato i volontari?

«I volontari sono stati formati dal punto di vista storico, geografico e biblico. Hanno studiato la figura di Maria Maddalena e delle donne nella Bibbia. Abbiamo cominciato a formarli 4 anni fa. Ci sono stati degli stop burocratici, ma ora finalmente sono pronti per partire. Si dividono in due fasce d’età: una giovane, l’altra composta da adulti pensionati».

Come sono organizzati e che cosa dovranno fare?

«Partiranno a gruppi di 4-5. Staranno in Terra Santa un mese, a turno. Uno degli aspetti fondamentali è che non sono lì a titolo della Diocesi di Vicenza, ma è la diocesi che è a servizio della Custodia della Terra Santa. I volontari sono chiamati ad assumere lo stile dei francescani. Prima di tutto dovranno avere un’accoglienza benevola e pacifica verso tutti, con un occhio di riguardo per  la diversità, puntando sulla gratuità del dono. Tutti i siti francescani sono gratuiti. Loro stessi saranno dono. Il loro stile dovrà essere contagioso. Dovranno far sì che le persone si trovino a loro agio; i pellegrini in visita dovranno respirare e avere la percezione che non si tratta di un sito archeologico “classico”, ma il luogo dove Dio si è manifestato, ha incontrato, si è relazionato con gli uomini. Il fine ultimo è che gli ospiti sperimentino il Vangelo».

Perché Gesù da Nazareth decise di evangelizzare verso la zona del lago?

«Ai tempi di Gesù nella zona del lago ci sono tutti, i giudei ed ebrei osservanti nella sponda occidentale, gli ebrei della nomenclatura religiosa (saducei, farisei, scribi) nella sponda sud, a nord-est abbiamo Gamla con gli ebrei zeloti, più a nord c’è l’influenza fenicia. Il Vangelo è per tutti. Per questo l’azione pubblica di Gesù ha coinvolto tutte le forme società, di cultura; le lingue, i modi di pensare, di intendere la vita, il corpo e l’aldilà. Magdala, poi, era la città più importante del lago 40mila abitanti, grande quasi come Gerusalemme»

Gesù è un profeta itinerante.

«Gesù è un rabbi, un maestro sempre in cammino.  Attorno al lago ha camminato tantissimo. La sua strategia didattica di insegnamento non era la “scuola fissa”, tipica di tanti rabbì, ma il dinamismo della realtà itinerante. Il vero luogo dove Gesù si manifesta è la strada. “Io sono la via, la verità e la vita”, “andate fino agli estremi confini della terra” raccontano i Vangeli. A proposito di strade, nel sito archeologico di Magdala è stato trovato un tratto di strada lungo 56 metri, sui quali sicuramente Gesù ha camminato».

Che ruolo hanno le donne nella vita di Gesù?

«Gesù aveva 12 discepoli, ma anche 6 discepole. Luca, Marco lo dicono chiaramente. Dicono anche che “bastano 6 donne a fare 12 uomini”. È una questione delicata anche per il Papa: due anni fa Francesco disse che nella chiesa ci sono due primati, quello petrino e quello mariano, che incarna il femminile. Gesù ha evangelizzato con Maria di Cleopa, Maria Magdala, Maria di Jose, Maria di Nazareth Giovanna,… Se la teologia cattolica fosse fondata sulla Resurrezione e non sull’Ultima cena le donne nella chiesa avrebbero un ruolo completamente diverso».

Perché è così importante la figura di Maria Maddalena?

«La Maddalena è la donna che avrebbe potuto cambiare il corso della teologia cattolica. È l’unica che vede per prima il Dio Risorto. Ricodiamo che fin da subito, nel mondo bizantino, è stata definita l’apostola degli apostoli. Studi biblici hanno accertato che non si tratta della peccatrice del capitolo 7 di Luca. Era una donna molto ricca che probabilmente gestiva la lavorazione del pesce che veniva essiccato e poteva durare molti anni . Non a caso il nome Magdala ha un’origine semitica Migdal nunaja (Torre dei pesci) o greca Tarichea (Pesce salato). Camminò per le vie della Galilea con Gesù per diffondere la Parola».

Gesù e la Maddalena come si incontrano?

«Gesù, all’inizio della sua evangelizzazione, presumibilmente 27enne, (ricordiamo che dai recenti studi nacque nel 7 a. C. e non nell’anno zero) sale da Nazareth con altre Marie, passa sicuramente per la Valle delle Colombe, arriva al lago e sbuca a Magdala. Lì incontra Maria Maddalena. Tra i due c’è subito un’empatia speciale. Maria Maddalena arrivata sola al sepolcro, scambia Gesù per il giardiniere, quando però lui dice Maria! (ecco la chiamata) lei lo riconosce e dice: “È il Signore”».